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venerdì 11 maggio 2007

"L'Erasmus ti cambia la vita" Il racconto di chi è partito


LE TESTIMONIANZE. I racconti di studenti ed ex sul blog aperto da "Repubblica"
Risposte entusiaste ma critiche sui costi. E c'è chi parla di "sindrome da ritorno"
 


ROMA - Si sono riuniti a Rimini pedr una tre giorni di festa dopo la celebrazione ufficiale del ventennale di Erasmus ncon Prodi, Delors e i ministri Melandri e Mussi. Sulla fattibilità dell'idea di Prodi - espressa nel convegno - di rendere l'Erasmus obbligatorio durante la laurea le idee sono contrastanti, ma non ci sono differenze nell'entusiasmo e nell'energia delle loro testimonianze.

 Gi "erasmini" le stanno inviando al blog aperto dal nostro sito. Molti sono quelli che scrivono proprio dalle città dove stanno facendo l'Erasmus. Tanti quelli che lo hanno fatto nei primi anni come dei pionieri, quando i professori gli chiedevano di raccogliere informazioni per capirne di più. A quasi tutti, quei mesi lontano da casa, l'Erasmus ha cambiato la vita.

 In tutte le testimonianze sembra scorrere un'energia senza fine. "Correva il 1994 - scrive Gianluca - con pochissime parole di inglese decollai verso Lund, in Svezia, per i miei dieci mesi di Erasmus. Sono passati tredici anni. Adesso parlo quattro lingue e sono ancora all'estero". Daniele scrive dalla Finlandia. La lingua che si parla da quelle parti non è facile. "Il finlandese - confessa - non assomiglia a nessuna lingua che ho studiato ma con l'inglese e con il linguaggio del corpo riesco a farmi capire dai miei pazienti. Sicuramente in futuro andrò a lavorare all'estero." Alessio è stato all'università di Cambridge nel 2000. "E' stato il trampolino di lancio per la mia carriera nella ricerca: mi ha incoraggiato ad ottenere subito la laurea appena tornato seguita da una borsa PhD vinta sempre a Cambridge."

 Qualcuno risponde anche alla proposta di Prodi sull'Erasmus obbligatorio. Per molti è una buona idea. "Penso che tutti dovrebbero fare un'esperienza del genere" scrive Giuseppe da Regensburg in Germania, partito per sei mesi e rimasto lì da cinque anni. Ma non tutti sono d'accordo. "Sarebbe bello - scrive Lisa - ma non credo sia un'esperienza per tutti visto che molti non riescono ad adattarsi a un cambio così radicale. Semmai sia obbligatorio per tutti quelli che studiano lingue".

 Sono pochi quelli che guardano all'Erasmus con occhio critico. Filippo si chiede "l'Erasmus è la stessa pacchia godereccia che vedo io negli studenti francesi, tedeschi, belgi che risono qui a Parma? Del 18 politico perché sei Erasmus, delle drink card e delle feste tutte le sere?".

 Tanti sono anche quelli che pongono il problema dei costi. Le spese sono tante e la borsa non vale molto. Ma pure senza troppi soldi le cose si possono fare. Basta saper scegliere la destinazione ed evitare i grandi centri. "Mio padre è pensionato, mia madre casalinga - dice Lisa - Come si fa allora? Basta non volere andare a tutti i costi nelle grandi città. Io con 114 euro al mese ho vissuto benissimo in una residenza universitaria all'Universidad de Castilla La Mancha".

 Altri sottolineano come il tempo per potere andare a studiare fuori dall'Italia non sia poi tanto. Colpa anche della riforma del 3+2. "L'università - scrive Elena - è concepita in maniera tale che ogni minuto sprecato può essere fatale. Troppi esami frammentati". Qualcuno ci ha rinunciato proprio per questa ragione. "Io - dice Benny - ho scelto di non farlo perché preferisco laurearmi in tempo e da quando è entrato in vigore il 3+2 è leggermente più difficile."

 Affiora un poco di malinconia nelle parole di chi sta per finire il suo periodo. "Sono a Galway in Irlanda - scrive Chiaretta - mancano venti giorni e non c'è la minima voglia di tornare a casa e ritornare nei ranghi." E qualcuno mette in guardia dagli effetti di un ritorno brusco. "Non sottovalutate la sindrome post-Erasmus, quella nostalgia che non ti lascia più. La vita dopo ti sta tremendamente stretta."


Origine: Repubblica

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