Poi, spente le luci, inizia il film. Le scene più divertenti vengono sottolineate da applausi, la colonna sonora invita ai battimani ritmati, il pubblico sembra appassionarsi a questa storia di immigrazione e musica in una Roma così diversa da quella delle cartoline e dei turisti. In platea (e galleria) il novanta per cento sono americani, ma visto che siamo a New York oltre all'inglese non mancano i commenti in spagnolo, in qualche dialetto indiano, in arabo.
Il documentario finisce, le luci si riaccendono e sul palco arrivano i musicisti. Agostino Ferrente spiega che per qualcuno (gli indiani) il visto non é arrivato, che per altri (i cubani, i tunisini) ottenere l'ingresso negli Stati Uniti non é stato affatto semplice, ringrazia Tribeca (e la Regione Lazio) poi lascia spazio al concerto. Nuovi applausi a scena aperta per Mario Tronco quando presenta i musicisti. Qualcuno, grazie al film appena terminato, é già diventato un beniamino del pubblico: come la "voce" tunisina Houcine Hataa, quella di Carlos Piaz, l'ecuadoregno che canta "senza parole", come il senegalese "Kaw" Sissoko o la tromba cubana di Omar Lopez Valle il cui "Vagabondo Soy" chiude la serata. Tutte le canzoni vengo ritmate dal pubblico in un crescendo assordante, alla fine diversi minuti di applausi e un bis che - già passata la mezzanotte - chiude l'evento.
Agostino Ferrente sprizza gioia, confida con orgoglio di essere stato avvicinato da un rappresentante della Mgm che vuole portare "subito" il film (e i musicisti) a Los Angeles, proprio adesso che devono andare in tour in Argentina.
Mgm o no, la tappa americana é stata un successo. A New York è raro che spettacoli italiani abbiano un impatto tanto felice ma al Tribeca di quest'anno tutto sembra essere andato per il meglio ai rappresentanti del nostro paese; oltre all'Orchestra di Piazza Vittorio grande riconoscimento del pubblico newyorchese per il Napoleone di Virzí e per "Nuovomondo" di Crialese (anche per loro lunghe file e posti introvabili) e per quel divertente "mocumentary" che racconta la "vera leggenda" di Tony Vilar, cantante italiano famoso nell'Argentina degli Anni Cinquanta che oggi vende macchine usate nel Bronx.
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