Basta pensare al fattore che ha generato l'attenzione globale nei riguardi di Second Life: qualcosa di niente affatto alternativo, il denaro. La notizia che ha fatto sussultare il pianeta è stata che nell'altrove ci si poteva arricchire, che i linden (la cybermoneta) erano convertibili in dollari, che un'orientale era la prima milionaria venuta dal Nulla, che il Creatore di quell'Universo era molto più che una divinità: un nababbo. Il Primo Pianeta si è rapidamente popolato di persone che condividevano il tempo con avatar a cui delegavano funzioni non esattamente nobili: comprare cyberterreni, ottenere cyberlicenze edilizie, vendere e incassare linden. Più che un'utopistica Città del Sole è parso di veder sorgere una prosaica Milano 4.
Con grandi spazi riservati alla cultura e all'arte, certo. Si sono organizzati in esclusiva per Second Life concerti e mostre. Due noti fotografi mi hanno invitato alla loro esposizione (o meglio hanno invitato Mister Gaudio, il mio avatar). Nel corso della serata inaugurale, in cui l'ordine era garantito da agenti di una "polizia privata", è avvenuto un "omicidio": un "individuo" armato di mitra ha sparato tra la "folla", come in un qualsiasi reale campus, ed è stato abbattuto. Almeno così è stato spiegato. Con qualche imbarazzo, giacché di massacratori solitari e poliziotti da grilletto facile ne avremmo già avuto abbastanza nella First Life e costruirsi un altrove per replicare quel che già si vive è, più che assurdo, inutile. Oltretutto, è già successo troppe volte.
La storia delle ideologie è la storia di Second Lives promesse in qualche attraente Manifesto e mai realizzate in alcun luogo. Perché dovrebbe essere diverso nel cyberspazio? Certo, i suoi cultori asscurano che le contromisure sono più agevoli e saranno prese, che molti allarmi sono infondati, che lì tutto, perfino la morte, è reversibile, ma resta un'obiezione difficile da superare: come può un avatar arginare i difetti di un essere umano?
Origine: Repubblica
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