Motivazione
Flavio Cabrini ( Direttore tecnico Mind consulting Lombardia)
I tempi moderni spingono verso un modello di impresa che focalizza l’attenzione sui capitali “Intangibili” piuttosto che su quelli “Tangibili”; alla base di questo tipo di azienda ci sono gruppi di collaboratori estremamente motivati da leader che non ripongono la loro attenzione solo sull’operatività immediata di ogni singola persona ma sul coinvolgimento emotivo e relazionale dei propri collaboratori. Secondo
La prima categoria (depersonificazione) è messa in pratica dal manager convinto di essere in una “posizione superiore” e fa’ sì che alle sue dipendenze ci siano persone deboli, facili da controllare e da poter sottomettere. Agisce convinto di poter migliorare le persone evidenziando i loro difetti ottenendo, in realtà, un peggioramento generale dell’ambiente lavorativo. Nel secondo metodo (dominazione) il manager crea allarmismo per ottenere obbedienza. L’imposizione di regole ferree e l’attuazione di sanzioni per eventuali mancati adempimenti, provocano turbamenti nei collaboratori e conflitti all’interno dei gruppi di lavoro. Questo è il manager che cerca di imporsi in ogni modo e nella sua azienda diventa rilevante concentrarsi sulle emergenze piuttosto che interagire al meglio per sviluppare una struttura efficiente.
Il terzo metodo (relazione) per
In un mercato che continua ad evolvere e a crescere trasformando apparentemente il singolo individuo una sorta di pedina insignificante nella grande evoluzione degli scenari mondiali, ritorna, come un paradosso, la centralità della persona.
RispondiEliminaIn una specie di strano parallelismo, il periodo che stiamo oggi attraversando trova molte similitudini con uno dei periodi storici più prosperi e fiorenti: il Rinascimento.
Il termine Rinascimento definisce quel periodo della civiltà e della cultura europea che segna l'inizio della civiltà moderna. Prende piede la concezione dell'uomo come forgiatore della propria storia "homo faber ipsius fortunae" (l'uomo è fabbro della propria sorte), con la quale gli scrittori del Rinascimento intendevano sottolineare il fatto che la prerogativa specifica dell'uomo consista nel forgiare se medesimo e il proprio destino nel mondo.
Il Rinascimento fu anche il periodo delle grandi invenzioni come la stampa a caratteri mobili, che aumentò notevolmente la quantità di libri in circolazione, aiutò a eliminare gli errori di trascrizione e trasformò lo sforzo intellettuale in un'attività di confronto e di scambio piuttosto che di studi solitari e isolati. Oppure la scoperta di nuovi territori, grazie alle imprese dei grandi navigatori che portarono all’intero mondo occidentale prodotti, costumi e conoscenze fino ad allora ignorate.
Ebbene, questi due esempi eclatanti e distintivi del periodo rinascimentale possono esse equiparati a quanto sta accadendo oggi. La stampa a caratteri mobili può essere paragonata al moderno mondo del Web dove Internet sta consentendo la comunicazione e l’interscambio di dati e informazioni dappertutto e con chiunque trasformando la cultura e la conoscenza in un processo collettivo. Le scoperte dei nuovi territori può facilmente essere assimilabile alla odierna trasformazione dei mercati con l’effetto conosciuto come Globalizzazione dove i prodotti, i servizi e le merci di scambio in genere attraversano paesi e continenti influenzando e cambiando le culture residenti.
In questo cambiamento costante e totale ci sono alcuni principi considerati irrinunciabili che si stanno oggi ribaltando completamente. Fino a poche decine di anni or sono le leve della crescita aziendale erano da considerarsi pressoché esclusivamente nelle mani dei soli imprenditori che, attraverso investimenti in termini di macchinari, stabilimenti e capitalizzazioni, determinavano la crescita e l’affermazione della loro azienda sul mercato. Le maestranze erano poco più che un mero strumento di questa logica economica. Oggi la scena è radicalmente mutata. L’inversione del principio si può dire sia completa. Le leve dell’efficienza, del cambiamento e dell’espansione aziendale sono ormai sempre più appannaggio dei collaboratori. Sono, infatti, sempre più le risorse umane in termini di competenze tecniche, di iniziativa, di creazione di alleanze e di rapporti relazionali a determinare il successo aziendale. Oggi, che è a contatto con i clienti, con i fornitori strategici, chi crea alleanze e sinergie detiene il controllo dell’espansione.
Ed ecco che l’imprenditore moderno deve rendersi conto che la partita si sta giocando sempre più su un campo che, fino ad oggi, non aveva mai calpestato. Un campo sul quale misurarsi su nuovi principi e su nuovi valori. Un nuovo campo è necessario quando inizia un nuovo gioco. Ed oggi il gioco diventa sempre più quello di sviluppare una nuova cultura di fare azienda e un nuovo sistema di gestione delle persone all’interno della azienda. Bisogna rendersi conto che questo è diventato un passaggio obbligato, non un opzione.
Mai come oggi all’interno di ogni azienda la passione delle persone, la loro spinta emotiva, può e deve essere trasformata in una grande opportunità di rinascita. Questo può succedere solo ponendo molta attenzione ai propri collaboratori, dedicando tempo alla formazione, alla motivazione e a riunioni per condividere le mete, gli obiettivi, le idee ed i successi ottenuti.
Il momento storico che stiamo vivendo è una grande opportunità.
Nel momento in cui un imprenditore comincia a lavorare con la giusta attenzione ai fattori della valorizzazione delle risorse umane e a cavalcare questo momento economico particolare, allora comincerà a scoprire la possibilità di creare collaboratori molto più fidelizzati alla propria azienda e alle proprie mete. Naturalmente non possiamo pensare che ogni collaboratore con il quale entreremo in contatto con questi sistemi o strumenti finirà prima o poi per divenire un uomo azienda di straordinaria importanza. Come il Rinascimento ci insegna, solo pochi divennero artisti e uomini di scienza e cultura di rilevanza mondiale. Ad onor del vero va detto che molti, moltissimi divennero bravi se non ottimi artisti rimanendo comunque figure comprimarie e di secondo piano. Eppure anch’essi hanno lasciato una traccia indelebile del loro passaggio. Un grande contributo alla trasformazione culturale. A loro va il plauso di aver creato qualcosa di unico e straordinario.
Non possiamo concludere senza dire che il Rinascimento fu una vera fucina di talenti poiché utilizzava un vero e proprio sistema di valorizzazione e di crescita nel quale le persone potevano imparare, sviluppare del proprio e accedere a quella parte della conoscenza che era solo possibile recuperare attraverso l’apprendistato a fianco di qualcuno di più bravo che si dedicava davvero a individuare e far emergere le qualità della giovane promessa.