"Negli ultimi 15 anni non c'è stata una sola legge che fosse finalizzata a rendere più agevole la scoperta e la repressione dei reati di corruzione, o che rendesse più difficile commetterli." Sono le parole di Piercamillo Davigo, consigliere della Corte Suprema di Cassazione, durante la trasmissione odierna L'arca della Legalità, in onda su Ecoradio. "Ci sono state molte leggi", ha proseguito Davigo "che hanno reso più difficile fare i processi per corruzione e che hanno assicurato esiti indolori: prescrizioni, indulto, tra l'altro giustificato con esigenze che poco avevano a che vedere con questi reati. Se le carceri scoppiavano, di condannati per corruzione in carcere non credo ce ne sia neanche uno, non erano certo loro a far scoppiare le carceri".
"Fino a quando l'Italia non ratificherà la convenzione penale sulla corruzione del Consiglio d'Europa, cosa che non ha ancora fatto, pur essendo questa convenzione molto risalente, la corruzione privata in Italia non è reato." Così Piercamillo Davigo ha risposto alla domanda su come le privatizzazioni abbiano influito sul sistema-corruzione. "Questa convenzione prevede una serie di obblighi per gli stati che la sottoscrivono, tra cui quella di punire la corruzione fra privati. Oggi la corruzione tra privati non è punita in quanto tale. Se il direttore di un ufficio acquisti di un'impresa riceve denaro per comprare un prodotto piuttosto che un altro, non commette per ciò stesso reato. Quando si privatizza, tra gli altri effetti, c'è che se non si tratta di un pubblico servizio, questi soggetti divengono immuni."
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