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giovedì 17 gennaio 2008

Laboratorio Poiesis: seminari d' Autunno



 

I SEMINARI D'AUTUNNO

PRESENTANO:

Jabbar Yassin Hussin in Italia per

Il Lettore di Baghdad - Poiesis Editrice

Sarà presentato dal poeta Giuseppe Goffredo,

autore del diario "Il cielo sopra Baghdad"

 

Il narratore iracheno e il poeta italiano

 parleranno del tema:

L'IRAQ E LA SUA LETTERATURA

L'ESILIO, LA MEMORIA, IL RITORNO

 

- lunedì 21

ore 10.00 Salone di rappresentanza della Provincia di Taranto

Saluto di Natalino Congedo responsabile del Servizio Civile

della Provincia di Taranto

saluto dell'Assessore Pietro Giacovelli

 

- martedì 22

ore 9,30 Sala Conferenze Biblioteca provinciale di Brindisi

Incontro con gli studenti delle Scuole Medie Superiori della città

In collaborazione con l'Ass.ne A.i.d.a.

Introduce Malika El Mabrouk El Alaoui, conclude Ada Spina

Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Brindisi

 

- mercoledì 23

ore 10.00 Noci, Auditorium- Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci"

ore 15.30 Martina Franca, Aula Magna - Liceo Classico "Tito Livio"

 

- giovedì 24

ore 10.00 Martina Franca, Aula Magna Ist. Tecn. "L. Da Vinci"

Introduce - Giuseppe Parisi

ore 19.30 Grottaglie (Ta)

Presentazione del libro Il Lettore di Baghdad - Poiesis Editrice

Interviene il poeta Giuseppe Goffredo e il pianista Nunzio Dello Iacovo

 

- venerdì 25

ore 10.00 La Casa Rossa, campo di internamento razziale nazifascista

incontro con gli studenti del territorio

insieme al prof. Francesco Terzulli

 

- sabato 26

ore 18,00 Alberobello, Aula Consiliare

Saluto di Bruno De Luca (Sindaco) e Alberto Lippolis (Ass. alla Cultura)

Introducono: Francesco Terzulli, Giuseppe Goffredo

Jabbar Yassin Husin (Iraq) – Pensare i  genocidi dopo Auschwitz

 

Traduttrice e interprete – Annie Urselli

 

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«Due mesi dopo il mio ritorno in Iraq,  mio fratello mi disse che il primo mese che ero lì sembravo qualcun altro. Una persona quasi irreale che camminava, ma che non vedeva. Se ci penso adesso, credo che avesse ragione. In effetti cercavo di recuperare un rapporto con quel luogo, che mi era appartenuto in gioventù, attraverso la ricerca della mia identità passata. Camminavo per i quartieri e le strade della città in cerca d'un paesaggio familiare dove potermi ritrovare. Le persone mi parlavano in inglese e mi chiamavano mister. Un giorno un fotografo americano, che mi aveva fatto delle foto, mi disse che avevo un modo di camminare e di guardare diverso dagli altri. "Loro vivono in questo luogo e non lo guardano, mentre tu non lo vivi, però osservi tutto, le persone, i luoghi. Loro osservano te perché sei diverso, si vede che non sei di qui". Le sue parole dicevano la verità e per questo ero triste. Sapevo che sarei dovuto tornare diverse volte prima di essere parte integrante di quel paesaggio». Jabbar Yassin Hussin racconta così a Giuseppe Goffredo alcuni momenti del suo ritorno in Iraq dopo ventisette anni di esilio.

 

Il lettore di Baghdad di Jabbar Yassin Hussin edito dalla Poiesis è questo, un andare in avanti e indietro nel tempo e nello spazio. Fra Baghdad e Poitiers, nel luogo in cui è nato e la città in cui è. I dettagli che illuminano il contesto degli otto racconti in cui si snoda hanno immediatamente su di noi un effetto ipnotico: "Ogni cosa era immersa nell'abituale silenzio della notte, ed io non avevo voglia di tornare a casa". Tutto è precisamente reale e quindi irreale. La narrazione meticolosa del paesaggio notturno e di un uomo solo che lo percorre, ci introducono nello specchio del narratore, ci fanno fermare su ciascuno di quei passi per soppesarli da un punto di vista simbolico. L'immagine mostra la stessa scrittura e la scrittura pertanto diventa immediatamente per noi cifra interiore: di "visione". Visione dei dolori, dei luoghi, della memoria dei

vari personaggi, riconducibili infine a uno solo. In qualche maniera è la "visione" stessa di quei sentimenti che diventano racconto. L'effetto ottico, tutto interno, è eccezionale, e da questa ecceità al tempo stesso articolata e chiara nella sequenza si entra nello specchio simbolico della narrazione. Si rivela così passo passo la limpidezza di chi camminando segue lo spettro del suo animo. Qualcosa di molto vicino alle arditezze alla Buñuel. Rifrazione. Attraversamento. Dispersione. Ricordo. Oblio. I piani molteplici si riflettono, per restituire in un filo unico, tutta intera la soggettività del narratore. Così scopriamo che il bandolo per capire la macchina narrativa creata è la condizione dell'esilio: Jabbar Yassin Hussin, oggi il più importante poeta e narratore iracheno, tradotto in più lingue e conosciuto in tutto il mondo, ha dovuto lasciare Baghdad all'età di appena diciotto anni, per sfuggire alla persecuzione di Saddam Hussein, e quando è ritornato dopo ventisette anni, nel maggio del 2003, ha trovato un Paese occupato e devastato dalla guerra.

Il fatto è che la vertigine dell'esilio toglie un altrove e non restituisce un "dove": "riduce il mondo a una stretta prospettiva". Per questo i personaggi non hanno quasi un nome e i loro passi si allontanano nel desiderio di una memoria che si raggomitola nella solitudine fino a sparire. Sicché "l'orror vacui" è il timore che accompagna il lettore di Baghdad. L'essere separato dalla propria terra, dalla propria gente, dalla propria lingua madre porta a comprendere lucidamente che il mondo Tutto è sottoposto a una totalità dispotica che cancella la nostra soggettività e la costringe ad abitare un "non luogo". Immobilizzato su una punta di vita ubiqua e obliqua, dove le pagine nelle biblioteche si cancellano. Sicché ogni "lettore" ovvero ogni uomo nel tragitto, se non vuole vacillare di fronte alla Storia, deve scrivere, riscrivere, con consapevolezza, sapienza e mistero, la propria pagina prima di mettere il proprio passo.

 

 

Direttore - Giuseppe Goffredo 

Coordinamento presidio scuole "Mediterraneo Europa"  -  Antonio Scialpi

Redazione, Ufficio stampa – Barbara Cupertino

 

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080/4321032




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