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sabato 2 febbraio 2008

Bari - C'era una volta. 'La Rosa Bianca' storia di sofferenza, commozione e amore puro della libertà.

Libri, pile di libri sovrapposti uno sull’altro, giornali dove in copertina c’è la “star” del momento Adolf Hitler, così si è presentato il palcoscenico ieri sera al Teatro Abeliano di Bari ,per rappresentare “La Rosa Bianca” scritto, diretto ed interpretato da Raffaello Fusaro, che si è ispirato all'omonimo testo di Maurizio Donadoni.

Libri che hanno lo scopo di far conoscere i molteplici pensieri umani, libri che documentano la storia di uomini nel loro breve passaggio su questa terra, ma che sono anche un biglietto meno caro per poter viaggiare in tutti i luoghi del mondo, libri che illuminano le menti degli uomini ma che nel breve periodo di soli 12 anni dal 1933 al 1945, sono stati considerati pericolosi, tanto da essere bruciati.
Così le piazze della Germania in quell’arco di tempo furono illuminate da migliaia di falò alimentati dai libri di autori ritenuti sovversivi al potere.
Ma dove si inizia a bruciare i libri, si inizia a bruciare anche le persone.
E l’Europa diventò un falò di carne umana.

Lo spettacolo di Fusaro inizia con : “C’era una volta …” e cronologicamente, con dovizia storica narra la vita di Adolf Hitler, delle sue umili origini (forse ebraiche), della sua infanzia di bambino maltrattato da un padre violento (ma questo può giustificare quello che ha fatto ?) fino all’ascesa al potere del popolo tedesco sfruttando solo la sua arte oratoria ed un programma di eliminazione fisica sia dei propri avversari ma anche di persone che lui non riteneva “pure” ma “inferiori” come gli ebrei, gli omosessuali, gli handicappati, il tutto per privilegiare la razza ariana.

Lo spettacolo si è avvalso di uno schermo dove venivano proiettate immagini storiche riguardanti la deportazione degli ebrei, dello loro “non vita” nei lager, e immagini tratte dal film di Charlie Chaplin “Il grande dittatore”.
Per ironia sia Chaplin che Hitler sono nati nello stesso mese ed anno con soli 4 giorni di differenza, ma uno ha fatto ridere e l’altro ha fatto piangere.

Fusaro è solo sul palcoscenico ma interpreta diversi personaggi, dello stesso Hitler recita brani tratti dai suoi innumerevoli discorsi salendo su una sedia rossa.


“C’era una volta …” ed impersona un giovane tedesco che si trova coinvolto in una guerra che non comprende.

“C’era una volta…” e diventa un gruppo di cinque giovani tedeschi dell’Università di Monaco, poco più che ventenni composto da Hans e Sophie Scholl, Alexander Schmorell e Willi Graf e dal loro professore Kurt Huber, che si opposero in modo non violento al regime nazista, fondando il gruppo “La Rosa Bianca”.
Cinque giovani armati solo del loro pensiero libero e democratico e di una ciclostile che stamparono 15 mila copie di sei diversi volantini con lo scopo di svegliare le menti sopite e assoggettate dei tedeschi dal regime nazista; volantini che incitavano a ribellarsi perché per un popolo civile non c’è niente di vergognoso che essere guidato da un pazzo e se non reagisce allora il popolo merita il governo che tollera.
Ma furono scoperti e ritenuti colpevoli e a causa delle loro idee disfattiste furono condannati a morte.

Certo la loro morte non contribuì ad abbattere il regime nazista ma questi cinque giovani vollero fare qualcosa nella loro vita per il desiderio di una giustizia assoluta e la loro prematura morte li ha resi e consegnati al mondo giovani per sempre. Giovani di ieri che possono parlare ai giovani di oggi e ai giovani del futuro, per far si che tutto questo non accada mai più.

Lo spettacolo si conclude proprio con le loro immagini, fotografie carpite da un album di ricordi familiari, con il sottofondo musicale della canzone di Bob Dylan For ever young.

Bravissimo Raffaello Fusaro che con un ritmo incalzante per 60 minuti tiene incollati gli spettatori trasmettendo sofferenza, commozione e amore puro della libertà con la speranza che il "C'era una volta..." si tramuti nel nostro oggi e nel nostro futuro nel "Ci sarà per sempre ... la voglia di essere liberi e giusti".

Anna deMarzo

 

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