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martedì 19 febbraio 2008

UTOPIE IN POLITICA


 
UTOPIE IN POLITICA
 
Qualcosa di nuovo, anzi d'antico sembra stia emergendo da  questa  campagna elettorale già entrata nel vivo della competizione. E' la contrapposizione pacata e senza villanie tra i contendenti e un certo discernimento nei partiti - quelli più importanti almeno - disposti a capire finalmente che gli elettori sono usciti dalla rassegnazione e non sono più disposti a essere considerati delle mandrie guidate dai pastori.  
Ora la gente si chiede se a gestire la politica di governo debbano essere sempre  le stesse persone strenuamente  attaccate al potere  perché il potere politico, prima di essere  strumento al servizio dei cittadini, significa privilegi,  agevolazioni, coperture, prevaricazioni incontrollabili, guadagni  esorbitanti e scandalosi. 

E' vero che a gestire il potere è necessaria l'esperienza di governo degli  inamovibili, presenti in ogni legislatura, come  sosteneva Paolo Mieli direttore del Corriere?  Un caso -  il  più eclatante - ha attraversato tutta la vita politica nazionale da più di mezzo secolo. E' quello del sen Giulio Andreotti del quale tutti ricordano la battuta più mordace. Non è vero che il potere logora quelli che non ce  l'hanno. Logora invece, sia le coscienze, l'animo ed anche l'intelletto di quanti lo ghermiscono e si arrabattono poi in tutti i modi per poterlo conservare il più a lungo possibile.
 
Non é difficile gestire il potere per chi ha onestà di  intenti. Nemmeno sono necessarie precise competenze né consolidate esperienze. Mi sia consentito un paradosso, ma solo apparente. E' l'onestà che fa l'esperienza perché le persone intellettualmente oneste imparano rapidamente. E' stata l'esperienza disonesta che ha consentito a  leggi illegali di legalizzare  gli illeciti e di creare in più di  cinquant'anni di governi un buco terribile nel contesto economico del paese per cui oggi ogni italiano ha sul groppone un debito di 27 mila  euro. Io mi meraviglio che vi siano extra-comunitari desiderosi di  diventare cittadini italiani. Certamente non sono al corrente dell'enorme deficit del quale, acquisendo la nazionalità, dovranno  accollarsene una parte. 

Candidarsi per entrare al Parlamento e gestire il  denaro  pubblico  significa assumersi l'impegno di servire il popolo e la nazione  come qualunque altro funzionario  pubblico. E' un  servizio retribuito sulla base della presenza. Così avvenga anche per  i parlamentari  e così si eviti la vergogna delle sedute deserte. E' un servizio  da svolgere con lo spirito del "pater  familias", e con la forza spirituale e limpida di chi sa  di avere un cuore puro, un grande spirito di sacrificio, l'altruismo del volontario, la decisa  volontà di operare per il meglio e un fulgido amore per il proprio paese.

Queste sono le caratteristiche delle persone che dovrebbero essere chiamate a  comporre le prossime liste elettorali, e questo è  l'impegno che i due più importanti candidati a guidare il nuovo governo  dovrebbero  assumersi promettendo  la eliminazione di tutti i privilegi e le facilitazioni della casta.
Come trovare questo tipo di candidato?  E' reperibile nelle province, tra gente di  buon intelletto e di semplicità d'animo.  

In quarantacinque  anni di carriera giornalistica, quanti ne ha il mio  giornale  www.popolinuovi.it spesi assieme a tallonare tenacemente i partiti politici e ad esortarli a  scoprirsi un altro e più nobile ruolo che non quello  di inseguire il  potere per gestirlo a proprio piacimento, mi sto sempre più convincendo che anche il Parlamento necessita degli stessi uomini che si raccolgono dietro istituzioni come la Croce Rossa, i Vigili del Fuoco, le Caritas, leMisericordie e tutte le altre  in cui spirito animatore è il volontariato.

Lanciai il concetto del "volontariato in politica"  nel corso di una recentecampagna elettorale per le elezioni amministrative. Con  quale risultato? Come tutte le novità sono difficili da capire così tutte le  radici sono difficili da estirpare. Il volontariato in politica è stata sempre una bandiera di questo giornale, sventolata in  molteplici occasioni  e non rinuncerò ora, alla mia tarda età. Anzi ho la  percezione che  qualcosa si stia muovendo in questa direzione.  

Non è la politica che fa buono l'uomo ma l'uomo che fa la buona politica  quando ha  le qualità  umane ed intellettive  necessarie  ed è fondamentalmente un uomo  onesto. Questo  tipo di "nuovo" parlamentare nella politica italiana ha anche la convinzione che ogni cittadino abbia  il diritto civile e il dovere morale di esprimere le sue idee  e che gli sia data la  possibilità di far udire  la sua voce. Il cittadino deve inoltre nutrire fiducia di essere ascoltato e  di poter contare. Anche queste sono bandiere  che il mio   giornale  continua  incessantemente a  sventolare fin dalla sua fondazione.  
Si tratta di utopie?
Ho inseguito utopie per tutta la vita. Talvolta si sono avverate. Fors'anche pensare ad un radicale cambiamento nella vita politica nazionale  è un'utopia?
A  seguire  progetti lungimiranti non significa correre dietro alle utopie e trascurare i problemi urgenti ed assillanti  in un paese che come il nostro  abbisogna di  risolvere con urgenza le sue urgenze.
Significa tentare di richiamare l'attenzione, la curiosità e l'interesse  dei poteri  più alti sinora rimasti lontani ed indifferenti. 
Un uomo politico e prosatore, poeta e storico del calibro di Alphonse de Prat de Lamartine  scrisse che le utopie non sono che delle verità premature.
Da parte sua un filosofo della forza di Bertrand Russell affermò che non vi è progresso senza  utopie.
E Tommaso Moro? Conoscete la sua "Utopia"?  
Ergo...                                                                                                                          
Furio  Porzia 

Questo messaggio vi è inviato dal direttore di Popoli Nuovi. Click  su www.popolinuovi.it se vi interessa conoscere questo web-media  che  festeggia quest'anno il suo 45.mo anniversario.


Popoli Nuovi <e.mail@popolinuovi.it>

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