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mercoledì 11 giugno 2008

AIDI: IL SIGNORE DELLA LUCE


AIDI, Newsletter 11 giugno 2008

IL SIGNORE DELLA LUCE

ALESSANDRO CRUTO: QUINDICI LETTERE DELL’ALFABETO COMBINATE TRA DI LORO

Nomen omen, il nome è un presagio, in esso è contenuto il nostro destino: il gioco enigmistico, ispirato a un’antica credenza presso i romani, è quello di anagrammare le lettere e l’anagramma di Alessandro Cruto è “so dar luce nostra”. Niente di più azzeccato per l’inventore della lampadina. Dal nuovo libro di Vittoria Haziel, un racconto appassionato, della storia di un uomo solo, genio dimenticato, tra Swan e Edison, che ci ricorda che la memoria è un atto d’amore, ma non per tutti.

Vittoria Haziel
, scrittrice, regista per la Rai, studiosa di Leonardo da Vinci e della Sindone a livello internazionale, autrice di testi e sceneggiature per il teatro, nelle prime pagine del suo libro Il Signore della luce ci spiega con elegante ironia e scrittura - ricorrendo anche lei al gioco o all’antica credenza - che il suo nome, Maria Consolata Corti, anagrammato, è “o astro cantamiracoli” , ma solo per ricordarci che non si stanca mai di occuparsi dei miracoli dell’uomo, gli unici ai quali crede, e di cui questa biografia, nel centenario della morte del grande inventore italiano, segue anche i toccanti e preziosi passi dell’autobiografia attraverso i documenti conservati al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano, ne è la rappresentazione, da cui ha tratto e firmato anche una piéce teatrale Il telegrafo per l'al di là.

Da queste ricerca o da queste parole, s’avvia la storia di Alessandro Cruto, nato nel 1847 a Piossasco (morto a Torino nel 1908), piccolo paese alle porte di Torino, autodidatta, che studia da solo aritmetica, algebra, chimica; che assiste alle lezioni di Fisica sperimentale alla R. Università di Torino o a quelle del professor Galileo Ferraris; di un uomo in lotta contro la mancanza di mezzi, gli scetticismi, titolare di un’invenzione che ha cambiato il mondo, e che supera quella di Edison nella materia del “filamento”, quel “capello di luce” capace di accendere la lampadina - la sua di luce bianca, quella di Edison di luce gialla - di cui l’autrice ci descrive le ricerche, le speranze, o le delusioni, intorno alle quali si “consumavano gli occhi e le menti di tanti ricercatori, in più parti del mondo”.

Una storia che è il racconto diretto, tappa dopo tappa, di un uomo che cominciò a sospettare di essere destinato a entrare nella storia e che l’autrice ci invita a non farlo uscire per distrazione, poiché non solo la sua è la cronaca di una volontà che può essere linfa vitale per le nuove generazioni, e che rappresenta, come quello di tanti altri nomi della stessa epoca, un periodo fecondo nel campo scientifico e tecnico italiano che merita di essere esplorato: da Borsanti a Matteucci, da Marzi a Pacinotti, da Ravizza a Meucci, che brevettò la sua invenzione ma essendo povero, come Cruto, e non appoggiato, come Edison , da potenti finanziatori americani come lo stesso Marconi, non riuscì a costruire quella formula vincente per l’inventore moderno, che l’autrice racchiude in una sola parola, come l’ampolla che contiene la luce: il metodo.

Il libro è un film in cui è possibile vedere la macchina da presa dell’autrice “stringere” sui due grandi personaggi, Cruto ed Edison, e tanti altri nomi prestigiosi alle loro spalle - dagli inglesi De Molejns, Wright, all'americano Staar, fino a Kann, Bouliquine, Fontaine, Maxim, all'italiano Malignani - rimandandoci le loro due storie in parallelo, contemporaneamente inventori, o che si “apre” sulle diversità, sui punti in comune, dove l’immagine che li circonda è un affresco dell’epoca dei due paesi da una parte e dall’altra dell’oceano.

La Haziel con passione e precisione disegna un pentagramma in cui gli eventi e le date, la pazienza o gli affanni, lo smarrimento o la gioia, divisioni o legami, attraversano decenni, con nomi di studiosi, di centri di ricerca, titoli e resoconti di giornali italiani e internazionali, o battaglie legali, viaggi, amarezze, rotture, stralci di relazioni scientifiche e tecniche, sistemi economici e imprenditoriali diversi, dove la figura di questo uomo semplice, intelligente, coraggioso e generoso tornava continuamente a confrontarsi, e, come scrive in un commento Eugenio Lavorini, ci presenta “ una storia che sembra scritta ancora una volta su quel risvolto negativo della nostra cultura e della nostra mentalità che lascia così poco spazio, dedica così poca attenzione e stanzia così pochi investimenti per la ricerca scientifica e le sue applicazioni”

Dal libro apprendiamo un’infinità di informazioni: che Piossasco, la cittadina natale di Cruto, per prima in Italia fu illuminata dalle lampade a incandescenza, ed era il 1883; che la grande americana Westinghouse acquista i diritti per la fabbricazione delle sue lampade negli Stati Uniti e che i mercati internazionali erano tanti per l’azienda torinese costituita nel 1885, con 5.000 lire di capitale sociale con la sede ad Alpignano, in seguito passata alla Philips; che vendeva in Francia, Germania, Spagna, Belgio, Inghilterra; leggiamo dai resoconti di cronaca del 1885 d’une visite a l’Esposition d’electricité di Parigi, che Les lampes Edison, Swan, Cruto, font merveille … che le lampes electriques Cruto sono installate in Place de l’Opera; o di quando H. Gòetz, autorità incontestabile del laboratorio di Fisica del Politecnico di Zurigo, dopo “prove del fuoco”, scriveva nella sua relazione: “….Provato nella pratica che la durata è altrettanto grande quanto quelle di Edison e Swan…. essa sarebbe da designarsi per un grandissimo progresso nella luce ad incandescenza” .

La lettura di questo avvincente racconto, della storia del suo protagonista, ci ricorda e ci rimanda ad altre storie, forse più semplici, di cui molte non rimarranno traccia nei libri – d’altra parte, arrossendo, in quante enciclopedie non ritroviamo il nome di Alessandro Cruto ? - di tanti protagonisti dell’imprenditoria italiana di ieri e di oggi che col loro talento, la loro inventiva, l’ingegno, il coraggio, hanno “inventato” anche loro quel “filamento” giusto, quell’ "anima di luce racchiusa nel suo nido di vetro" : hanno inventato le loro aziende, costruito i loro prodotti, che attraverso instancabili passioni, tenacia, nel mondo della luce o di tanti altri settori manuffaturieri, rappresentano nel mondo con onore il Made in Italy.

Vittoria Haziel con questo libro – “fedele alla verità di una storia in ombra” scrive che è “frutto di un atto d’amore verso chi è stato ingiustamente scansato da una Storia arrogante, ingiusta, forte solo con i deboli“. Certo, quella di Cruto non è una storia con trecentomila dollari di capitale sociale, due grandiosi laboratori, 300 tra fisici, chimici e ingegneri di cui molti spediti in ogni angolo del mondo per cercare il materiale ottimale per il “filamento”, per cui furono spesi in ricerche due terzi del capitale sociale, ma restituisce a Cruto, dopo averne indagato con passione e con documenti la vita, il valore della sua scoperta. Quella della sua “luce vivida e bianca” che la stampa tecnico-scientifica inglese e americana dell’epoca preferiva di gran lunga a quel piccolo globo di “sole giallo” , paragonato forse con leggera ironia, “al caldo tramonto di un autunno italiano” pur se frutto di una mente acuta e geniale come quella di Edison, che aveva saputo unire alla sua intelligenza vastissima il concorso indispensabile di capitale umano e finanziario. Ma proprio per questo, scrive l'autrice "più alta è la considerazione che si ha di Edison, delle sue invenzioni, più la genialità di Cruto aumenta di grandezza".

Vittoria Haziel con “Il signore della luce“ ci restituisce intatta la figura di un personaggio avvolto da una “magia scientifica”, che come tanti altri uomini di genio era una persona sola, su cui il tempo ha fatto ricadere inspiegabili silenzi, che lei, senza togliere all’inventore americano l’elogio della sua genialità e dei suoi meriti, riporta a noi in tutta la sua grandezza, nella sua umanità, riscrivendone la storia, affinchè, ricordandone oggi il nome, per dirla con le parole di Goethe “Mehr Licht! “, ritorni “più luce“ su quella figura di scienziato e su quella lampada rimasti ingiustamente per tanto tempo nell’ombra. Nella sua breve lettera a noi di alcuni giorni fa che accompagnava il suo libro, scriveva “E' necessario parlarne...questa storia italiana di luce mi sta nel cuore da anni....è doveroso ricordare ...perchè ricordare è innanzitutto un atto d'amore“. Pensiamo che con il suo libro, Vittoria Haziel, “astro cantamiracoli“ ci sia riuscita e la ringraziamo molto per questo. (Silvano Oldani)


Il Signore della luce
di Vittoria Haziel
Aragno Editore - Torino (2008)
Pagg. 264
Della stessa autrice: Ritorno alla luce (1999) - Il paradiso delle nostri mani (2001) - La passione secondo Leonardo (2005) - E dio negò la donna (2008) tutti editi da Sperling & Kupfer
Per la RAI , tra gli altri, i programmi culturali "Sandro Penna" - "Guido Morselli" - "Teatro alla Scala: dietro le quinte". Edizioni Gulliver. Collaboratrice di Vanity Fair e del Corriere della Sera.



Aidi
aidi@aidiluce.it

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