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martedì 9 settembre 2008

Bernardette e Lourdes: la vera inedita storia

Un libro "sensazionale" quello dei due giornalisti Michele Cénnamo e Franco Vaudo

Bernardette e Lourdes: la vera inedita storia

Per la prima volta dagli archivi segreti del Vaticano vedono la luce documenti eccezionali


Ci sono molti modi per raccontare gli stessi fatti. Quanto avvenne a Lourdes, per esempio, nei primi mesi del 1858 e negli anni successivi, è narrato in un recentissimo libro di Michele Cénnamo e Franco Vaudo ("Bernardette e Lourdes", everdito, Milano, pagg. 194 14 euro) con un taglio decisamente inedito. È quel taglio che soltanto i cronisti di razza (Cénnamo e Vaudo, non a caso sono giornalisti entrambi) sanno imprimere agli avvenimenti descritti.

Ma si può raccontare come se fosse una cronaca una pagina di storia? E di storia "sacra", per di più? Evidentemente sì, benché l'operazione, sotto apparenze semplici, comporti non poca fatica: la fatica di semplificare appunto quanto gli anni, tal une sovrapposizioni, la stessa geografia hanno reso di volta in volta complesso ed opaco. Ma un'altra fatica è toccata ai due autori-cronisti: quella di rendere attraente allo stesso modo che se venisse resa nota per la prima volta una vicenda che fatalmente, essendosi un po' sbiadita proprio nella zona-chiave delle origini, ha potuto assumere, qua e là accenti di enfasi e vaghi tocchi di banalità.

La storia di Lourdes è innanzitutto una storia. Dimentichiamo per un attimo tutto ciò che sappiamo. Cancelliamo il "dopo". Dimentichiamo anche le dispute tra credenti e scettici, le analisi sui proditi, certe distinzioni tra miracolo e miracolo. Dimentichiamo quello che Lourdes è diventata nella cultura mondiale e. nella geografia dei pellegrinaggi. Sgombrata la mente da tutto questo, rechiamoci in quella località dei Pirenei, allora sconosciuta a tutti e in gran parte agli stessi francesi, in una gelida giornata dell'inverno 1857-58, quando tutto' deve ancora incominciare.

Proprio per sfuggire ai condizionamenti di uno stile agiografico, anche soltanto letterario - insomma, a ogni forma di accademia, - i due autori del volume si sono come incarnati in un personaggio di fantasia, un italiano (e i lettori constateranno quanto questa "nazionalità" si riveli un servizio prezioso al nostro pubblico, cui il libro è destinato in primo luogo), presente per puro caso nella regione di Lourdes in quel famoso febbraio.

Questo signore è uno storico (altra qualifica importante, soprattutto se lo storico, come avviene qui, è testimone di una storia "in fiore"), fiorentino d'origine, ancora piuttosto giovane, giunto a Tarbes, capoluogo del dipartimento degli Alti Pirenei, per consultare antiche carte risalenti all'epoca delle guerre di religione tra i cattolici di Montluc e i protestanti di Montmorency, che nel XVI secolo insanguinarono non poco quell'angolo di Francia così vicino al confine con la Spagna.

Altra garanzia di "imparzialità" della grande cronaca è che lo studioso italiano - il trasmettitore cioè dei primi fatti di Lourdes - "pur non confessando alcun credo religioso era, come si conviene, tollerante verso qualsiasi credenza o fede". È raro, ieri come oggi, incontrarsi con un simile atteggiamento davanti alla realtà soprannaturale o anche soltanto umana, storica, di Luordes, così come di altri capisaldi religiosi nati dal "nulla", e dal "tutto", da un momento all'altro. Sono proprio quel "nulla" e quel "tutto" - espressione di posizioni avverse - a rendere in genere cattivi servizi alla verità. La verità è più vicina, talvolta, a chi osserva umilmente, sforzandosi di capire, avvenimenti troppo grandi per essere compresi subito e interamente.

Lo studioso creato da Cénnamo e Vaudo, proprio per il suo modo di agire, riesce a trasmettere quei fatti stessi in una luce mattinale, con tutto l'incanto - non vorrei parere eccessivo - di taluni passaggi del Vangelo, dove il cronista (tali furono prima di tutto gli evangelisti, specialmente i tre "sinottici") riferisce eventi meravigliosi e prodigi incommensurabili senza un aggettivo di troppo, un'esclamazione, una sottolineatura declamatoria che possano alterare la scena descritta. Questa parla da sola. Ecco perché, tornando al nostro libro, il racconto del giovane professore italiano (benché non lo faccia in prima persona è lui, in fondo, che parla) riesce a interessare, nella successione di giorni e ore irripetibili, persino coloro (non devono essere molti, in verità) che su Lourdes hanno letto tutto, conoscono tutto, criticamente.

Incuriosito da quei fatti che inizialmente non appartengono in modo esclusivo all'ambito religioso, anzi mettono in subbuglio la vita civile di un'intera cittadina, con echi in tutta la regione e nella stessa capitale del Paese, non solo lascia immediatamente Tarbes, sede dei suoi studi, per trasferirsi sul posto, a Lourdes
si dà non poco da fare per avvicinare coloro che più contano nel singolare frangente. Compaiono così, nel libro, carico di atmosfera, i nomi del dottor Dozous, del commissario Jacomet, del funzionario Estrade e di sua sorella, oltre a quelli del parroco Peyramale e del Vescovo Laurence, fino alla stessa Bernadette Soubirous, resa nella sua candida e disponibile umiltà con tale rispetto, e ammirazione, che il suo ritratto, alla fine, risulta perfino più smagliante di quelli ottenuti sulla base di non poche ricostruzioni devozionali.

Non solo il lettore si trova a tu per tu con personaggi reali, del resto fa fede la ricca bibliografia, attenta soprattutto alle fonti e ai verbali, che il racconto dei fatti essenziali è rigorosamente fedele alla verità storica, ma si sente curiosamente chiamato ad ascoltare gli immaginari colloqui dell'immaginario testimone con l'uno o l'altro di tali uomini e donne, inclusa Bernadette. A questo punto la mente va alle analoghe situazioni (proiettate, quelle, nel futuro) disegnate da Luigi Santucci nel suo noto romanzo "Orgeo di paradiso".

Forse ce n'è abbastanza per avere un'idea del fascino emanante dal libro di Cennamo e Vaudo. E della sua "novità", fresca e geniale. Ma il libro presenta altre caratteristiche. Per restare sul piano strettamente "Iourdiano", va ricordato in particolare che esso - come del resto avverte il titolo - punta molto sulla piccola
veggente, "la petite" come viene sovente definita. Lo dicono, nella prefazione, gli autori: soprattutto è la storia di Bernadette Soubircus, una giovane semplice e povera alla quale le apparizioni hanno portato una ricchezza assolutamente interiore". Bernadette viene seguita con scrupolosa documentazione di dati anche "dopo", fino alla vocazione religiosa, alla vita da novizia e poi da suora a Nevers, tormentata dalla malattia, ma sempre generosa fino all'eroismo. Morirà il 26 aprile 1879.

Il libro presenta corredato da un'appendice che riporta il testo integrale dei lunghi e minuziosi decreti pontifici di beatificazione (1925) e canonizzazione (1933) della veggente: è la storia "ufficiale", accanto all'avvincente cronaca.

Ma un altro aspetto del volume che non sarebbe onesto trascurare riguarda quell'altra funzione storica che - sempre attraverso la mediazione del personaggio escogitato dagli autori, e con identico rigore cronistico - riporta in luce, su fondali di impensabile vivacità, taluni importanti personaggi del nostro Risorgimento. È giusto: la storia è un insieme di idee che avanzano e s'intersecano. Addirittura, la recente innovazione storiografica degli "Annales" affida ai fatti più comuni, alle abitudini di vita quotidiana della gente d'ogni condizione, un peso decisivo nell'interpretazione dei più grandi fatti. Lo stesso avviene nel libro di Cénnamo e Vaudo, dove il professor porta con sé, ovunque vada dopo la sua fatidica missione negli Alti Pirenei, i riflettori della propria intelligenza vivace e critica, di volta in volta puntati su episodi di vita italiana ai quali assiste e partecipa (sarà addirittura ferito in battaglia, a Gaeta). Persino la sua vita privata - il matrimonio, i figli - e la carriera accademica, assieme a ulteriori visite in Francia, per non perdere di vista fino all'ultimo gli sviluppi di quella vicenda straordinaria, contribuiscono a creare un ampio affresco di vita politica, culturale, sociale.

Alla fine, sarà un figlio del professore - deceduto nei primi anni del nuovo secolo - a continuare l'eccezionale compito di testimonianza di fatti, persone, istituzioni, nati dal "nulla-tutto" di un incontro fra una ragazza poverissima e una misteriosa Signora, in una grotta sulle rive del Gave, a Massabielle, un certo mezzogiorno di febbraio.
Questo libro, in fondo, ringiovanisce la storia.

Michele Cénnamo, Franco Vaudo
Bernadette e Lourdes
Reverdito editore (GRUPPO GIUNTI)
194 pagine, 14 euro

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