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giovedì 13 novembre 2008

Da Madrid contro la 133: Europa in piazza!

Il 14 Novembre in contemporanea con le manifestazioni organizzate in Italia, e in diverse città europee, contro la legge 133, gli studenti, genitori e ricercatori italiani a Madrid si presenteranno, in presidio, in Plaza de la Villa a pochi metri dall'Istituto italiano di cultura.
Siamo un gruppo di studenti italiani a Madrid, il cui obiettivo è partecipare alla protesta contro i Decreti 133 e 137 di quest`anno, che rappresentano il più radicale (e sciagurato) tentativo di riforma scolastica ed universitaria in Italia.
Vogliamo diffondere fra gli italiani presenti a Madrid e fuori dall'Italia la consapevolezza della gravità della situazione e far sentire anche la nostra voce, manifestando pacificamente la nostra solidarietà a chi si sta battendo in Italia per difendere il diritto all'istruzione. La protesta sta attraversando l'Italia già da due mesi, coinvolgendo un numero enorme di studenti, ricercatori, professori e famiglie. In Italia la protesta è scesa nelle piazze, occupando istituti, bloccando la didattica, ed è talvolta appoggiata dagli stessi rettori universitari consapevoli di non poter affrontare nuovi tagli ai fondi per l'istruzione. Crediamo che questo sentimento, palpabile in tutta Europa, possa rappresentare il simbolo del risveglio di un pensare politico propositivo e critico, un riavvicinarsi alla "cosa pubblica" con nuovo e forte interesse.
Vogliamo provare a cavalcare" l'onda" perchè crediamo che anche il disinteresse e il disincanto, dilaganti tra noi giovani, rischino di lasciare mano libera a quanti non intendano l'importanza di un'istruzione pubblica e libera.

Quali sono i motivi della protesta?
Per quanto riguarda l'Università, chiediamo l'Abrogazione degli articoli 16 e 66 della legge 133/08 che prevede:

- Taglio drastico dei fondi pubblici alle Università

Possibilità per le Università pubbliche di convertirsi in fondazioni di diritto privato, con il
semplice voto di maggioranza del Senato Accademico.

- Blocco del turnover al 20%: per ogni 5 professori che vanno in pensione si assume un ricercatore.

La conseguenza di questi provvedimenti sarà l'aprirsi di uno scenario nel quale, per sopravvivere, le Università pubbliche saranno costrette a convertirsi in fondazioni. In questo modo la didattica e
la ricerca saranno vincolate sulla base alle esigenze delle imprese partecipanti.
Di fatto la ricerca pubblica cesserà di esistere:

I tagli porteranno a licenziamenti di massa dei ricercatori, già precari da molti anni.

- Quelli che rimarranno nell 'Università, saranno precari a vita o quasi.

Si verranno di fatto a creare Università di Serie A (private) e di Serie B (pubbliche). Quest'ultime, se vorranno rimanere tali, saranno costrette o a ridimensionare la qualità dell'offerta didattica, o ad aumentare la retta universitaria a livelli insostenibili per la maggioranza degli studenti.

Per quanto riguarda l'istruzione in generale, chiediamo l'abrogazione integrale della legge 137/08 che prevede:

- Licenziamento per 87400 insegnanti, 11200 specialisti di inglese alle elementari e 44500 unità di personale tecnico amministrativo.

- Introduzione del maestro unico alle elementari a partire dal 2009/2010 con classi conseguentemente più numerose.

- Accesso all'istruzione per studenti stranieri alla scuola dell'obbligo vincolato da una prova di lingua italiana. In caso di non superamento della prova è
prevista la frequenza di una "classe ponte", ridefinita "classe di inserimento".



Questi sono i motivi della nostra protesta. Siamo tuttavia consapevoli che queste riforme non sono che l'apice di una serie di decisioni "politiche" che gradualmente hanno destabilizzato e sfasciato il mondo dell' istruzione da quindici anni a questa parte. Pensando ad esempio alla gestione delle risorse finanziarie degli Atenei, il bilancio è ogni anno analizzato e approvato da una presunta "Commissione Valutativa" retta dalla legge ordinaria 537/93 la quale ha acquisito competenza dalla legge Bassanini del 1997 (59/97). Composta da 5 membri, uno nominato dalla Commissione dei Rettori dell' Universita' Italiana, uno dal fantomatico Consiglio Universitario Nazionale e i restanti tre nominati direttamente dal Ministro della Pubblica Istruzione tramite una circolare che evita direttamente qualsiasi discussione parlamentare. Tale Commissione, tenendo conto del notorio deficit che un elevato numero di Atenei si trascina come un immobile macigno, suscita forti perplessita' riguardo ai suoi criteri di valutazione e alle logiche ad essa sottese. Va segnalato che, nell' ultimo decennio, numerosi Atenei hanno sforato piu' volte il tetto massimo di imposizione delle tasse universitarie, che non deve essere superiore al 20% del fondo ordinario ricevuto da ogni Ateneo, come previsto dalla legge 597/93.

Non meno dolente e per alcuni aspetti perversa appare la situazione della Didattica. Il decreto 270/2004, la famigerata Riforma Moratti, conferisce potere assoluto di gestione della Didattica a ciascun Ateneo, lasciando piena liberta' di scelta riguardo a corsi di laurea e insegnamenti, con la conseguente proliferazione di piani didattici quanto piu' disorganici e frastagliati possibile.
Tutto cio' senza che vi sia alcun organismo statale che possa valutarne l' adeguata pertinenza ed efficienza. E' bene sottolineare che piu' corsi di laurea equivale a dire piu' cattedre, piu' assistenze e ulteriore spreco di risorse finanziariesenza un effettiva garanzia di aumento, o perlomeno mantenimento, della qualita' formativa. Un ulteriore "merito" della Riforma Moratti e' quello di parificare il titolo di laurea conseguito con la specialistica a quello del vecchio ordinamento, vanificando gli intenti della precedente Riforma Berlinguer e declassando di fatto il titolo conseguito nella Triennale. Cio' equivale a dire che la Triennale si svuota del suo significato formativo ai fini di una valenza nel conseguimento di un posto di lavoro adeguato al Corso di studio scelto. Restando nell' ambito della Didattica, va segnalato pietosamente il meccanismo di selezione dei professori ordinari e dei ricercatori, regolamentato dai decreti 257/97, 386/97, 387/97. Si decreta
che i professori ordinari vengano scelti da una Commissione di soli cinque membri (professori di provata stima italiana ed internazionale); la Commisione viene nominata dal Rettore ogni qualvolta si richieda la copertura di una cattedra, in accordo con il professore ordinario uscente.
Per quanto riguarda professori associati e ricercatori, è il Rettore stesso che istituisce Commissioni Autonominali. Questi criteri di autoreferenzialita' e gestione ristretta nella nomina delle Cattedre, minano qualsiasi lecita speranza di meritocrazia all' interno del personale docente.

A completamento della situazione disastrata e inaccettabile della nostra realta' universitaria, segnaliamo il fatto che le ultime riforme sulla gestione didattica e finanziaria dell' Universita' Pubblica non sono altro che "semplici circolari" -che evitano qualsiasi discussione parlamentare- a dimostrazione della VOLUTA leggerezza degli ultimi Governi nel prendere decisioni di vitale importanza per il futuro delle nuove generazioni e lo sviluppo del Paese.


GRUPPO STUDENTI ITALIANI A MADRID

da Stefano Truzzi <greyslayer.rc@gmail.com>

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