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giovedì 5 febbraio 2009

Strategia rifiuti zero, inceneritori e cementifici

Il 3 febbraio 2009, nel centro incontri della Provincia di Cuneo, si è tenuta un’interessantissima conferenza sulla “Strategia rifiuti zero”, tenuta dal Dr Paul Connett, Professore Emerito di Chimica presso la St Lawrence University di Canton, New York.

Finalmente una buona notizia, non solo per l’intervento in sé del Prof. Connett – interessante, coinvolgente, dettagliato, appassionato, comunicativo, a tratti esilarante – ma anche per l’attenta partecipazione del pubblico, numeroso, informato, curioso, pronto a fare domande precise (che a volte lasciavano intravedere conoscenze di dettaglio degne di nota) e a protestare vibratamente quanto il politico di turno ha cominciato ad allargarsi un po’ troppo, inanellando una serie di…“castronerie”, poi prontamente negate, rettificate e seppellite dall’uso di un pedante politichese, infarcito di toni da propaganda elettorale.

Fra qualche mese in provincia di Cuneo si vota per il rinnovo della giunta provinciale, e l’assessore all’ambiente in carica – che ricorda vagamente nell’aspetto un noto esponente di Confindustria, e nei modi, un “po’ troppo” sopra le righe, il suo “maestro di rettifiche” – non ha mancato di polemizzare, a volte anche a sproposito, con il responsabile rifiuti di Legambiente Piemonte, Michele Bertolino…il quale, punzecchiato anche da un ragazzo del pubblico per essersi “reso colpevole” di aver fatto da traduttore all’ottima relazione del Prof. Paul Connett, a mio avviso è stato lucido nell’esposizione, sciorinando dati e, parlando senza peli sulla lingua, ha soprattutto detto “cose” sensate, in relazione ai due argomenti tema della serata: strategia rifiuti zero come alternativa unica e credibile all’insostenibilità delle discariche e all’assoluto “non-sense” dell’incenerimento.

Dimostrando, anche in questo caso, di sapere “qualcosa” in più sull’argomento rispetto al politico che, al di là della facciata, e senza l’aiuto dei suoi collaboratori (più volte invocati, ma misteriosamente dileguatisi a metà serata), si è dovuto arrampicare sugli specchi per sostenere l’insostenibile (e negare l’evidenza), e nascondere il fatto che non conosce la differenza fra l’utilizzo di un combustibile non convenzionale in un inceneritore piuttosto che in un cementificio….ma su questo punto ritornerò nei prossimi post….


La relazione del Prof. Paul Connett, dopo una panoramica generale, partita dall’analisi sulle diverse sfide che l’uomo dovrà sostenere nel XXI secolo, rispetto a quello precedente (si è passati da una gestione dei rifiuti ad una gestione delle risorse; il “punto chiave” oggi non è più la sicurezza, ma la sostenibilità; il modello lineare della società – estrazione, produzione, consumo, rifiuti – si scontra con il mondo che invece segue una logica circolare), ha cominciato la sua puntuale requisitoria contro il modo di sotterrare (discariche) o bruciare (inceneritori) le prove del fallimento del modello iperconsumistico di una società progettata per crescere macchine da consumo, pronte a disfarsi dell’oggetto dei propri desideri per inseguirne sempre nuove, ed effimere, chimere di (in)felicità…

L’unica soluzione credibile, che si fonda sulla responsabilità di ogni cittadino, è quella che affronta i problemi, e cerca di risolverli in modo coerente e sostenibile, evitando inutili sprechi di risorse, denaro, opportunità…

A questo riguardo, il Prof. Paul Connett ha sottolineato che l’incenerimento dei rifiuti è uno spreco di denaro pubblico, di preziose risorse materiali, di energia, di un’opportunita’ di combattere il riscaldamento globale del pianeta.

È passato, quindi, ad una disamina delle conseguenze dannose per la salute umana delle c.d. nanoparticelle e all’attacco frontale (e personale) nei confronti del nostro ex ministro della Sanità, Veronesi, il quale di recente si è lanciato in affermazioni quantomeno discutibili, non solo in relazione al “rischio zero” (cancro…) dell’incenerimento dei rifiuti, ma anche con riguardo alle problematiche connesse all’utilizzo degli OGM…

In definitiva, “l’inceneritore è un tentativo di perfezionare una pessima idea”

Effettuata questa doverosa premessa, volta a contestualizzare le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti, la sua relazione, a questo punto, è entrata nel merito della questione principale: cos’è la strategia rifiuti zero e come attuarla nel concreto?

La considerazione iniziale è la seguente: il trattamento dei rifiuti non è un problema tecnologico, ma di strategia, organizzazione, educazione e progettazione industriale.
Per inseguire e realizzare la strategia zero rifiuti occorrono:
1. (a monte) responsabilità industriale (progetto industriale di sostenibilità; produzione pulita; responsabilità della catena di produzione ,
2. (a valle) responsabilità della comunità (separazione alla sorgente; raccolta porta a porta, che costituisce il trampolino per la realizzazione della strategia rifiuti zero) e
3. una buona leadership politica (per saldare insieme le prime due)

Non sono mancati esempi concreti di attuazione di questi comportamenti (fabbrica di birra nell’Ontario, Xerox con i componenti dei prodotti elettronici).
Infine, prime delle conclusioni, Paul Connett si è soffermato sull’importanza dei centri di ricerca – laboratori di sostenibilità – sull’analisi di quanto sta avvenendo a Capannori (Lucca), primo comune italiano ad aver dichiarato di voler realizzare la strategia rifiuti zero e sulle interazioni delle interazioni che quest’ultima produce (un sistema di migliaia di “green boxes”).


L’invito finale al pubblico è: “divertitevi”, nella "battaglia" contro i consulenti pagatia peso d'oro, sulle note di un’inaspettata, quanto divertente canzoncina, intonata da un comunicatore formidabile, capace di parlare con leggerezza di temi cupi e drammaticamente importanti…

We don’t want incineration
We don’t want incineration
We don’t want incineration
We know there’s a better way!
Mine eyes have seen the garbage
That’s a smoldering on the grate
We must stop incineration
Before it is too late
Unless we wish the dangers
We had better separate
And we must do it now!

Tutt’altra musica, rispetto a quanto (non) avvenuto venerdì 30 gennaio 2009 a Bra, dove il convegno pubblicizzato dall’associazione internazionale di comunicazione ambientale si è risolto in un autoreferenziale spot pubblicitario di iniziative vaghe, insussistenti, a volte fastidiose, un po’ snob, che non rimarrà nella memoria neanche di quei quattro gatti (fra i quali ero presente anch’io…) che hanno deciso, in assoluta buona fede, di dedicare parte del proprio tempo libero per cercare di comprendere e comunicare meglio l’ambiente.

Nel prossimo post dirò la mia su quanto avvenuto nel dibattito che ha seguito la relazione del Prof. Paul Connett “Strategia rifiuti zero”, nella quale, accanto a puntuali interventi da parte del pubblico, è emersa una certa “confusione semantica” (oltre che nozionistica, politica, civica) da parte di alcuni cittadini, ma soprattutto di quegli amministratori che dovrebbero prendere decisioni molto importanti, ma si riducono a perpetrare, in modo noioso, una perenne, vuota, inutile e dannosa campagna elettorale.

Paul Connet - Cuneo, 3 febbraio 2009 - Slides

Dopo l’intervento del Prof. Paul Connett, è interventuto il responsabile rifiuti di Legambiente Piemonte, Michele Bertolino, che ha illustrato il contesto generale sulla gestione dei rifiuti in Provincia e in Piemonte (facendo riferimento anche alla situazione dei quattro consorzi della provincia – CEC – ACEM – COASBER e CSEA) e, per quanto riguarda l’incenerimento di rifiuti nei cementifici – forse il tema più caldo della serata – ha affermato che
“l’utilizzo in co-combustione serve a ridurre gli impatti ambientali degli impianti esistenti”.
A prescindere, in questa sede,
  • dall’aspetto tecnico (non sono in grado di dire se effettivamente i cementifici hanno dei sistemi di filtrazione meno efficienti di quelli di un inceneritore…) e
  • da quello economico (faccio riferimento anche a quanto, con dovizia di riferimenti normativi, ha brillantemente spiegato l’Ing. Bosco, durante il suo lungo intervento, in relazione al duplice “incentivo” di natura economica per quegli impianti che si vogliono considerare centri di profitto e non di costo)
che pure sono importanti in una considerazione globale e di strategia a medio–lungo termine, vorrei soffermarmi proprio su quanto affermato da Bertolino.E affrontare le problematiche connesse all’incenerimento dei rifiuti da un punto di vista logico-giuridico-strategico.

Il responsabile rifiuti di Legambiente Piemonte è stato duramente (rectius: politicamente…) attaccato dall’assessore provinciale all’ambiente (proprio per questo “ripreso” dal pubblico, attento, partecipe e non disposto a farsi prendere in giro dal politichese), che si è preso “la briga e di certo il gusto” di affermare che le parole di Bertolino sono il segno più evidente della sua militanza nel “partito dell’incenerimento”, in totale contraddizione con lo spirito della strategia rifiuti zero…

Non si tratta di prendere le difese di Bertolino, o di volersi schierare aprioristicamente (sempre e comunque, a prescindere dalla bontà delle “offerte politiche” – ammesso e non concesso che al momento attuale ci siano – di volta in volta proposte…) da una parte o dall’altra della barricata che sembra impedire, nel nostro diviso paese, un dialogo effettivo, e non solo di facciata.

Le parole di Connett sulla responsabilità che ognuno di noi deve avere – che necessariamente si deve rapportare con quella di tutti gli altri – anche come antidoto alla noiosità della classe dirigente, e come strumento di promozione e sensibilizzazione verso un nuovo modo di intendere la società, dovrebbero farci riflettere…

Credo che, specie nella delicata fase attuale, si debba procedere risoluti nel perseguimento dell’obiettivo, ma anche con una certa cautela nella metodologia…e (cercare di) cogliere tutte le sfumature e le implicazioni della questione ambientale e della complessa strategia che vorremmo ci portasse ai rifiuti zero.
In altre parole: occorre gestire il cambiamento, e domandarsi quale sia, medio tempore, la soluzione meno indolore possibile per raggiungerlo.

Certo, l’incenerimento è antitetico alla raccolta differenziata: considerazione peraltro alquanto ovvia, ma che non può essere perennemente decontestualizzata (cioè parlare di incenerimento senza ulteriori specificazioni, quantomeno opportune e doverose).

Personalmente sono contrario non solo alla costruzione di nuovi inceneritori, ma anche al mantenimento, ampiamente sovvenzionato, di quelli attuali, finanziati attraverso la perversa applicazione del sistema CIP6, nato come un giusto e importante incentivo, funzionale ad una specifica politica energetica (favorire le fonti di energia rinnovabili), trasformato, di fatto, in un’iniqua sovvenzione ai “soliti noti”.

Ammesso e non concesso che l’incenerimento dei rifiuti sia una soluzione sostenibile, se gli imprenditori del fuoco vogliono bruciare rifiuti, che ce la facciano con i loro mezzi (il sacro fuoco della libera e sfrenata concorrenza, del resto, non fa parte della mentalità liberista?), senza alimentare con soldi pubblici un circolo vizioso (più rifiuti, più brucio, più guadagno…), anziché quello virtuoso proposto da Connett, che condivido.

Ad ogni buon conto, gli inceneritori bruciano rifiuti e basta, e costituiscono una pura e semplice operazione di smaltimento, anche se incidentalmente avviene un recupero di energia (cosa che “autorizza” i fautori di questa soluzione a utilizzare pomposi termini quali termovalorizzazione, per creare quella confusione semantica – cui facevo riferimento nel post di ieri – sulla base della quale cercare di creare consenso).

L’incenerimento dei rifiuti nei cementifici, invece – per quanto l’operazione possa non essere condivisibile (si tratta pur sempre di bruciare rifiuti, ovvio) – costituisce un’operazione di recupero energetico – per usare i termini del Giurista ambientale, quale sono – e, allo stato attuale, consente di “ridurre gli impatti ambientali degli impianti esistenti”, i quali, se non bruciassero rifiuti, brucerebbero comunque qualcos’altro (petrolio, olio combustibile, pet-coke, ….)

Si tratta di una differenza di non poco conto – dettagliatamente spiegata in due importanti sentenze del 2003 dalla Corte di Giustizia delle comunità europee.

Ritengo questa precisazione doverosa, sia per contraddire quanto affermato dall’assessore provinciale, sia per rispondere a quanti fra il pubblico (rappresentante VAS) – nel bailamme creatosi in seguito alle giuste contestazioni… “economiche” mosse nei confronti dei cementifici – deviando in parte dall’argomento principale della serata (strategia rifiuti zero) hanno considerato che, a questo punto, è comunque meglio l’incenerimento in un impianto dedicato (controlli pubblici) rispetto a quello in un cementificio (denuncia e controlli meno “continui e pregnanti”).

Non è questa la sede per unalteriore approfondimento della materia: quello che appare evidente è la confusione intrinseca della problematica, alimentata da virutosismi linguistici, da considerazioni emotive e da pregiudizi ideologici.
La soluzione, dunque, non appare semplice, e se non si pongono le basi per creare un sostrato culturale con il quale affrontare un dialogo effettivo e sensato (un linguaggio che permetta di capirsi, senza fraintendimenti), la semplice responsabilità personale (indispensabile al pari delle altre forme di responsabilità, e delle loro interazioni, fondate anche sul confronto e sul dialogo), non sarà sufficiente per arrivare alla società dei rifiuti zero, che rischia di rimanere solo uno sbiadito sogno…

Come il rappresentante di Legambiente, non sono a favore degli inceneritori ma, essendo un ambientalista con i piedi per terra e senza paraocchi preconfezionati (da qualcun altro), ritengo che, medio tempore, nella fase della necessaria pianificazione della strategia rifuti zero, quella dell’incenerimento dei rifiuti nei cementifici (con le dovute cautele tecniche e senza alcun tipo di incentivazione economica) sia la soluzione temporanea meno invasiva per ridurre gli impatti ambientali degli impianti esistenti (che comunque brucerebbero altro, in aggiunta a quanto brucerebbero gli inceneritori tout court), e per tamponare il problema connesso alla gestione dei rifiuti (che adesso, che non siamo la società dei rifiuti zero, esistono, e costituiscono un problema che va affrontato).

Solo in questo modo, credo, si può aspirare a costruire, se non proprio la società rifiuti zero (che, forse, in quanto assoluta non è realisticamente immaginabile), almeno una società che tenda il più possibile verso questo obiettivo: mi sembrerebbe già un ottimo risultato.

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