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martedì 14 aprile 2009

Concorso Santuario Valsorda Garessio CN

3° CONCORSO LETTERARIO E DI PITTURA

SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE – VALSORDA

GARESSIO (CN)

Scadenza 31 maggio 20098

SEZ. A: poesia singola in lingua italiana a tema libero.

SEZ. B: poesia singola in lingua italiana a tema religioso.

SEZ. C: poesia singola in lingua italiana a tema libero riservata ai bambini e ragazzi sino ai 18 anni

SEZ. D: Racconto liberamente ispirato alla storia del Santuario di Valsorda (potrà essere preso spunto dall'allegato al presente bando).

SEZ: E: opera pittorica di qualsiasi tecnica o orientamento artistico, di misura non superiore 40x50 munita di cornice. Sul retro dovranno essere indicati: nome, cognome, firma e indirizzo dell'autore e dovranno essere consegnate o fatte pervenire entro il 31 maggio 2009 al Rettore del Santuario don Giuseppe Rizzo in Garessio – Valsorda (CN). Le opere saranno esposte al pubblico durante la mostra del libro nel mese di agosto 2009 e potranno essere ritirate lo stesso giorno della premiazione oppure successivamente previo accordo con il Rettore don Giuseppe Rizzo ai seguenti numeri di telefono 0174/81318 oppure 340/8584773.

TESTI: le poesie non devono superare i 36 versi. I Racconti non devono superare le due cartelle. Ogni elaborato deve essere dattiloscritto o fotocopiate su formato A4. È ammesso un solo elaborato per ogni sezione.

NUMERO COPIE di poesie e racconti: i concorrenti dovranno inviare n° 6 copie di cui 5 anonime ed una con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, dichiarazione firmata che trattasi di opera di propria esclusiva produzione.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: € 15 per ciascuna sezione.

La Sez. C riservata a bambini e ragazzi è gratuita.

PAGAMENTO QUOTE DI PARTECIPAZIONE: in contanti, assegno non trasferibile o versamento sul c/c.postale n° 12519120 intestato a Santuario Nostra Signora delle Grazie Garessio-Valsorda (CN).

SPEDIZIONE: spedire gli elaborati a Don Giuseppe Rizzo c/o Santuario Nostra Signora delle Grazie 12075 Garessio-Valsorda (CN) allegando l'attestazione del versamento, entro il 31 maggio 2009, farà fede il timbro postale.

GIURIE: saranno formate da esperti del settore e rese nota a graduatoria ultimata.

PREMIAZIONE: avverrà in Garessio-Valsorda (CN) in data da destinarsi.

PREMI: medaglie d'oro e argento, opere artistiche e diplomi.

I vincitori saranno tempestivamente avvisati e tutti i partecipanti riceveranno il verbale della Giuria con la data della premiazione.

DATI PERSONALI: saranno utilizzati esclusivamente per l'espletamento del concorso. Gli interessati hanno diritto all'accesso, modifica e cancellazione dei propri dati. Partecipando al concorso gli interessati manifestano il consapevole consenso dell'uso dei propri dati.

PUBBLICAZIONE: Partecipando al concorso gli autori acconsentono alla eventuale pubblicazione delle loro opere.

PER ULTERIORI CHIARIMENTI: Telefonare a Ines nr. 019/7908068

Allegato al bando del concorso letterario 2009

LA GUARIGIONE DELLA SORDOMUTA (NEL RACCONTO POPOLARE) di Renzo Amedeo

UN FATTACCIO

A metà ottobre non faceva freddo, neanche se era passata la mezzanotte. Eppure un uomo, guardingo come chi sta per compiere un delitto ed a nervi tesi come chi teme d'essere conosciuto, chiuso in un ampio mantello, uscì per la sua "vergognosa operazione". Prima dell'alba era nei boschi di Valsorda. Sudava freddo. Sostò un istante, come per superare un ultimo dubbio; ma la sua posizione irregolare non ammetteva pentimenti. Il frutto di quel suo amore assurdo doveva scomparire e le lacrime della madre erano state più di vergogna che di amore per quella tenera creatura. Allora si sollevò da terra e passando dietro la piccola Cappella della Madonna delle Grazie, quasi contigua ai boschi, giunse ai due scalini che chiudevano l'Oratorio a monte delle case. Chinò gli occhi per non incontrare lo sguardo di rimprovero della Madonna gotica e dei Santi dipinti sulla parete di fondo, ma quando toccò la rozza cancellata che ne chiudeva la parte anteriore, quel ferro gli sembrò come una lama penetrante. Posò il fardello con avviluppata quella innocente creatura e sparì. Quando il cigolio di due secchi che venivano alla fontana addossata alla Cappella nel lento dileguarsi della nera notte, l'avvertì che qualcuno era uscito di casa, si ridestò da quello stordimento, teso l'orecchio allo spasimo. Infatti, dopo un attimo di silenzio, udì una richiesta femminile di aiuto.

IL RITROVAMENTO

Poteva ormai fuggire tranquillo! Tranquillo per modo di dire, perché era quasi un Assassino! In un minuto a Valsorda furono tutti svegli ed in piedi, i lumi tremavano alle piccole finestre o andavano e scomparivano tra i cortili e le stradette. Anche Don Giacomo Gallizia, il Parroco venuto da Arnasco a Valsorda il 22 febbraio 1603, fu chiamato d'urgenza mentre si apprestava a scendere in San Pietro per la Messa. In trentadue anni di Parrocchia mai gli era capitata una faccenda del genere e trovò la gente divisa con tre pareri opposti che si rispecchiavano in diverse domande: "Chissà se sarà un bambino o una bambina"; "Chi sarà mai questa madre?" "Cosa si può fare adesso?". i terzi erano i meno. Dopo la S. Messa avrebbe avvertito il Sindaco e la Comunità, ma adesso bisognava affidarla a qualche buona donna caritatevole e coscienziosa e non gli era neppure difficile fermarsi su un nome: Isabella Ramondo. Non era ancora rientrato in sacrestia da quella sua Messa distratta piena di bisbigli, affollata come non mai, che comparvero "Priori e Maggiorenti". "E adesso?"" Tra andare e venire passò tutta la mattinata e la soluzione trovata dai Sindaci era di estrema semplicità: " Noi indagheremo, affidatela a una qualche donna e vedremo magari di darle poi qualcosa".

IL BATTESIMO DELLA TROVATELLA

Fu mandato a chiamare un padrino, Luciano Paolino, tra i molti che si erano offerti. Fu avvertita la Isabella Ramondo del Battesimo. Per il nome non ci fu nessuna incertezza: MARIA, si sarebbe chiamata la piccola senza genitori, perché la Madonna doveva esserle madre. Nel tardo pomeriggio il Parroco tirò fuori il suo "Libro dei Battesimi", e, senza esitazione, con la sua chiara e sottile grafia, a metà della pagina, annotò l'inconsueto fatto. " Cum heri nocte quadam puella reperta fuit in gradibus oratorii Sanctae Mariae Gratiarum, in superiore parte Vallis, Surdae, et in requisitione D.D. Sindacorum Comunitatis Garexii, a me D. Jacobo Galitia baptizata fuit sub conditione nomen MARIAE impositum fuit et de sacro fonte levata a D. Lutiano Paulino et a Isabella Ramondo". Era il 17 ottobre 1635: 18 anni dopo avremmo avuto intorno a questa trovatella un grande miracolo. Le comari chiaccherarono e indagarono vicino e lontano, ma senza risultati. Poi non se ne parlò più.

OFFERTA ALLA MADONNA

La bimba cresceva nella casa della sua madrina, ma presto si constatò la sua grave disgrazia: era sordomuta! Il 25 febbraio 1649 morì in Valsorda il rettore don Giacomo Gallizia e ne novembre ecco arrivare un Parroco deciso a starci a lungo, ligure come il primo: don Giovanni Francesco Melino da Millesimo, che qui morirà il 22 settembre 1666 dopo 17 anni di Parrocchia e dopo aver assistito al primo straordinario miracolo che segnerà la premessa per l'ampliamento del vecchio oratorio, dando un Santuario alla crescente devozione alla Madonna. " La muta" come a Valsorda veniva chiamata la piccola senza genitori, nata quasi qui sui gradini dell'oratorio, dalla madrina aveva imparato questo: coglieva fiori nei prati, li stringeva in agresti mazzi e poi, attraverso la larga inferriata della piccola costruzione votiva alzata poco dopo la peste del 1410, li gettava a quella Donna raffigurata sul fondo con un bimbo sulle ginocchia, seduta tra un San Marco austero ed una S. Caterina tutta attenzione verso un crocefisso che stringeva tra le mani. Questa era ormai un abitudine e presso quella cappella stava lunghe ore, lasciata sola da ogni compagna di giochi.

IL MIRACOLO

Era la domenica 13 luglio 1653, festa di S. Anacleto. La muta era tornata alla Cappella; aveva gettato i soliti fiori di bosco e guardava la Madonna. E questa si mosse dal fondo verso di lei, l'accarezzò e per la prima volta in vita sua udì una voce calda e buona: "Va dalla tua madrina e portami il più bel vestito che tiene nella cassapanca". La giovane obbedì corse nel cortiletto di casa sua e chiamò come avrebbe fatto qualunque altra ragazza di fronte ad un fatto simile: " Madrina, Madrina!". Isabella Ramondo indugiava; lei, la madrina di una "muta" non poteva essere chiamata. Ma su l'uscio trovò i figlioccia ansante, con il volto infervorato, gli occhi raggianti di gioia e la loquela sciolta. "Quella Signora lassù della Cappella mi ha chiesto di portarle il tuo vestito più bello, dammelo!". Obbedì senza chiedersi il perché, stordita e muta lei a quell'inatteso miracolo. Da allora l'offerta alla Madonna di quel bianco vestito ornato di pazienti ricami casalinghi costituirà nei secoli l'esempio per quella offerta alla Manna di vestiti, stoffe ed oggetti, dando origine al caratteristico incanto di San Giuseppe. Ma la voce del miracolo subito corse veloce. Come diciott'anni prima, "la muta" tornò all'onore della cronaca paesana ed i devoti che numerosi ancor più accorrevano all'Oratorio non mancavano di cercarla per sentire da lei il racconto del miracolo.

Al Rettore Don Melino non resterà i segnare sul frontespizio del registro - conservato fino ad oggi nell'archivio del Santuario - questa lapidaria memoria: "1653 lì 13 luglio in dominica la Madonna Santissima delle Gracie in Valsorda ha liberato una donna mutta donde ha avuto principio la grande devozione".



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Da: inesgastaldi <inesgastaldi@alice.it>

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