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giovedì 18 novembre 2010

Gela come Pompei,cade un vecchio portale del Santuario di Maria SS. dell’Alemanna..


Cadono ancora una volta sotto l’onta della dimenticanza e dell’incuria i beni culturali e i reperti storici della Sicilia, il tutto sembra sempre essere frutto della indifferenza e della mancata cura da parte degli organi competenti . Sebbene le segnalazioni vengono fatte puntualmente e da anni ,molte volte tutto cade nel dimenticatoio degli uffici pubblici. Il paragone con Pompei è sicuramente non attuabile ,ma tra le verità si continuano a verificare le continue dimenticanze della sovraintendenza ai beni culturali e del comune attualmente proprietario del sito. A fare le spese di codesta incuria è stata alcuni giorni fa un portale centenario risalente al XVI secolo che si trovava a Gela nel santuario di Maria SS dell’Alemanna. L’infrastruttura storica che rappresentava la vecchia entrata alla sacrestia della chiesa-santuario di Maria SS dell’Alemanna , datata anno 1450, costituiva l’ultimo baluardo delle origini cristiane di Gela. Una storia centenaria che si ricorda di un ritrovamento miracoloso quello dell’Icona della stessa Madonna con Bambino (Maria SS. dell’Alemanna) avvenuto nel 1450 ad opera di un contadino che proprio in questi luoghi ebbe l’illuminazione ed attraverso il suo aratro trovò la santa icona. Un’icona che forse proveniente dalla stessa Gerusalemme inizia il suo iter storico nel IX secolo quando Gela (Eraclea)era ancora sotto il dominio dei Saraceni e già si parlava di una piccola sede di culto pagano posta in area di campagna(Feudo Margi) che nel 1199 fu elevata alla luce cristiana dai cavalieri teutonici, ordine infermieristico Alemanno proveniente dalle crociate,è proprio in questa sede che fu eretta una piccola chiesetta nel 1190 da Papa Celestino III ,che sotto l'adozione di Federico II riuscì a Gela a fiorire assieme all’annesso ospedale, fregiando a memoria religiosa l'altare maggiore con una venerabile effige di Madonna con Bambino ,di classica natura bizantina, “Maria S.S dell'Alemanna”. Gli eventi e le guerre incalzanti del tempo obbligarono però i cavalieri teutonici a nascondere l'effige, intorno al XIV o al XV secolo. Sede del nascondiglio l'altare maggiore ad un metro di profondità ,per evitare la profanazione da parte dei pirati che avevano conquistato il territorio del Gelese. La sede della vecchia chiesetta è stato oggetto di studi da parte dello storico archeologo Paolo Orsi che stabilì che l’antico santuario poggiava sulle fondamenta di un’antico sito di culto greco dedicato a Demetra ,molte infatti le statuette raffiguranti la dea che sono state ritrovate nella zona e che ora possono essere visionale nel locale museo. Oggi comunque una nuova struttura,costruita nel 1979 , adiacente alla vecchia chiesetta ha sostituito gli antichi locali ed è oggetto, al di fuori di ogni pericolo di crollo, al culto ed alla venerazione alla Madonna. La zona dove si è verificato il crollo è stata transennata ben 2 anni fa dai vigili urbani del comune di Gela che a suo tempo su denuncia da parte di alcuni fedeli avevano ravvisato dopo l’intervento dei vigili del fuoco le precarie condizioni dell’entrata alla vecchia sacrestia,possiamo quindi parlare di un crollo annunciato e forse di una voluta incuria da parte degli organi competenti ed in prima persona del comune che ad oggi non si è appropriato del sito, garantendolo. Dalle interviste fatte ad alcuni custodi del santuario facenti parte anche di un’associazione dedicata “Pro Santuario Maria SS. dell’Alemanna” vagliamo la grande rabbia per l’accaduto. Il sig. C.B. ha detto: “ Potevamo salvare un pezzo di storia cristiana di Gela ,abbiamo denunciato le precarie condizioni del portale fin dal 1995,tutti sapevano ma nessuno si è interessato !! ” ,un altro fedele il sig C.A. ha invece dichiarato : “ Oggi cade l’ultimo pezzo di storia legato all’antico santuario,hanno voluto cancellare la nostra identità. Il comune di Gela deve prendere coscienza e deve riappropriarsi del sito”. Dichiarazioni importanti che danno il senso delle vere inefficienze della pubblica amministrazione,che invece di preservare la nostra storia la cancella inesorabilmente.
Di Maurizio Cirignotta

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