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sabato 5 aprile 2014

La riforma della Costituzione inizia con l'del Senato?



Il Senato della Repubblica Italiana rappresenta oggi uno scorcio storico che dall’antica Roma  arrivato ai nostri giorni con un bagaglio di spesa che si aggira intorno ai 155 milioni di euro all’anno. Naturalmente notevole l’importanza politica e legislativa di questa camera che ha permesso la modifica anche costruttiva di molte leggi.

Il monocameralismo è in voga in molte democrazie moderne come la Svezia, la Scozia, l'Ucraina, il Portogallo, Israele, la Danimarca, la Grecia, la Norvegia sono in tutto ben 39 gli stati che promulgano le loro leggi attraverso una sola camera. Base da cui partire per la costruzione della nuova costituzione italiana che deve fondare il proprio fulcro sullo snellimento della burocrazia con la riduzione dei tempi e delle lungaggini che le due camere hanno creato in tutti questi anni dal dopoguerra.

Una riforma basata su un nuovo Senato  in cui saranno presenti i soliti raccomandati scelti politicamente tra Sindaci e Presidenti di Regioni non ha senso perché tutto viene pilotato da un sistema già vecchio ed obsoleto che non rappresenta la democrazia ma solo “La Politica”. La garanzia sulle leggi può essere data da una figura importante come quella del Presidente della Repubblica che in tal senso può essere collaborato da una consulta presidenziale dedicata con funzione esecutiva. Lo spreco di denaro collegato al mantenimento del Senato è globale perché l’infrastruttura deve ugualmente essere mantenuta non solo dagli stipendi dei Senatori e dalle varie indennità ma anche da tutti gli impiegati e dalle varie infrastrutture di rappresentanza che hanno dissanguato da anni il sistema.

La riforma delle Province già votata rispecchia lo stesso errore che si stà facendo per il Senato infatti sono state mantenute senza cambiare il sistema si ruota attorno alla stessa torta di potere e di sprechi. Un sistema monocamerale con funzione legislativa,svolta dalle varie commissioni può essere confacente al nuovo modello Italia. La democrazia comunque non deve dimenticare che i deputati sono l’espressione del popolo e non dei partiti,cosa che l’Italicum non prevede. 

                                                                                               Di Maurizio Cirignotta

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