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mercoledì 25 marzo 2015

INPGI E SOPAF, SVELATO UN MISTERO ORA FUORI I DOCUMENTI


GIORNALISTI ITALIANI UNITI

INPGI E SOPAF: RISOLTO UN "MISTERO" ORA NON SI CERCHI DI RI-ATTIVARE LE CORTINE FUMOGENE. FUORI TUTTA LA VERITA'. PERCHE' – DOPO 6 ANNI - NON VENGONO RESI PUBBLICI I DOCUMENTI (DELIBERA DEL PRESIDENTE CAMPORESE, CONTRATTO DA 30 MILIONI CON LA SOPAF PER L'ACQUISTO DELLE QUOTE FIP, "MEMO" INSABBIATO DEL DOTT. FANO, DELIBERA DI RATIFICA DEL CDA CON GLI ALLEGATI)?
Nel pasticciaccio Sopaf (acquisto nel 2009 da parte dell'Inpgi di 224 quote Fip, diventate 225 grazie alla 225° gentilmente offerta in omaggio, con un danno di 7,6 milioni per l'Istituto secondo la Procura di Milano) almeno un piccolo "mistero" è chiarito. Fu dovuto effettivamente ad un errore materiale il fatto che il 3 marzo 2009 i 300 milioni dell'Inpgi 2 furono versati non sul conto vincolato ma direttamente sul conto corrente di Sopaf. La circostanza è stata sottolineata nel "memorandum" per valutare i profili civilistici della vicenda affidato all'avv. Andrea Marani, che – detto per inciso – non ritiene ci siano i margini per ottenere in un'eventuale causa civile il risarcimento del danno. Con un lungo comunicato l'Inpgi ha spiegato che in base ad alcuni documenti ritrovati il 4 marzo 2009, una volta accortisi dell'errore, i 30 milioni furono stornati sul conto vincolato direttamente dalla Sopaf, che dunque non li ha utilizzati per acquistare e liberare dai pegni le quote Fip di cui non era proprietaria.
Ci fa piacere e diamo atto della buona fede degli Uffici Inpgi, mai messa in discussione. Ma questo continuo scomparire e riapparire di documenti non ci tranquillizza. Anzi conferma una certa confusione e l'opacità che circonda dal 2009 ad oggi l'intera vicenda. Il particolare svelato inoltre, secondo noi, purtroppo non sposta di una virgola la questione. I soldi dei giornalisti, così come quelli dell'Enpam (medici) e della Cassa ragionieri e periti commerciali, sono stati usati come bancomat a favore di presunti bancarottieri con complicità interne ai vertici degli Istituti o no? Questa è il quesito posto dall'accusa formulata dalla Procura di Milano, che da un anno ormai attende una spiegazione chiara.
C'è un passaggio del comunicato di ieri, "La verità sul parere legale reso all'Inpgi", che francamente ci risulta incomprensibile. L'Inpgi afferma che solo una lettura fuorviante del "memorandum" può far "ritenere che gli uffici dell'Inpgi fossero effettivamente a conoscenza della circostanza che la Sopaf non fosse, al momento della sottoscrizione dell'accordo, proprietaria delle quote". Leggiamo il "memorandum" dell'avv. Marani. Pag. 9: "La proposta di Sopaf appariva chiara sulla circostanza che in nessun momento essa ha affermato di vendere Quote di sua proprietà…". Pag. 10: "Pare ragionevole concludere che Sopaf non abbia posto in essere nei confronti di INPGI un comportamento univoco finalizzato a celare la circostanza che essa non era proprietaria delle Quote e a rappresentare falsamente che essa proprietaria delle Quote". Ancora a pag. 10: "… è doveroso riconoscere che Sopaf, trasmettendo il Contratto in data 16 febbraio 2009, almeno sin dal quel momento ha rappresentato ad INPGI che essa non era proprietaria delle Quote e, quindi, INPGI era secondo diligenza nella condizione di poter desumere questa informazione".
Ergo, l'Inpgi sapeva. Ora o il "memorandum"sta confondendo le acque e il legale di fiducia andrebbe "licenziato" (scherziamo, avvocato). O a confondere le acque è il comunicato diffuso per ristabilire la verità. E all'Inpgi chi sapeva e "secondo diligenza era in grado di desumere l'informazione" che Sopaf non era proprietaria delle quote, genericamente gli Uffici, il presidente? Tanto più che il "memo" – del quale abbiamo diffuso ieri alcuni stralci - del dott. Giorgio Fano, responsabile dei Servizi finanziari dell'Istituto; consegnato a Camporese aveva con chiarezza messo in guardia sul fatto che Sopaf  avrebbe acquistato qui titoli "da finanziarie in condizioni critiche" e "ad uno sconto del 20%-30%" rispetto al prezzo al quale le avrebbe vendute all'Inpgi.
Come facciamo da oltre 10 mesi chiediamo che siano resi pubblici i documenti di questa storia, dopo 6 anni. In particolare: 1) la delibera presidenziale sull'acquisto delle quote del 19 febbraio 2015; 2) il contratto firmato da Andrea Camporese per Ingpi e Giorgio Magnoni (Sopaf) il 23/02/2015; 3) il "memo" di Giorgio Fano per Camporese di metà gennaio 2009; 4) la delibera di ratifica da parte del Cda del 7/4/2015; 5) la prima relazione "Imbimbo-Manetta".
Riteniamo opportuno per un dovere minimo di trasparenza che queste carte siano messe a disposizione di tutti i colleghi. Così potranno farsi una propria idea di come sono andate le cose, in tutta serenità.
L'attenzione generale che finalmente si è destata su questa questione sta producendo qualche risultato. Ieri la Commissione apposita che avrebbe dovuto sancire la modifica dello Statuto per introdurre la possibilità di tre mandati presidenziali consecutivi ha preferito – saggiamente - rinviare la decisione.
Oggi invece la Commissione Dismissioni sta valutando le indicazioni ricevute dal ministero dell'Economia per dismettere parte rilevante del proprio patrimonio immobiliare nei prossimi due anni. Anche in questo caso per due anni siamo stati presi per visionari nella migliore delle ipotesi o per interessati mestatori quando al nostro allarme con una buona dose di arroganza si è continuato a rispondere "non venderemo mai". Ribadiamo ancora una volta la necessità che venga passata ai raggi X e per il momento sospesa l'operazione "Fondo immobiliare" nel quale è stato trasferito il patrimonio, in attesa di vederci chiaro, che siano stabiliti con chiarezza modalità, tempi e che cosa vendere, nella piena tutela dell'Istituto, anche degli interessi e dei diritti acquisiti di tutti.

GIORNALISTI ITALIANI UNITI


giornalisti italiani uniti, via di giornalisti 64, roma, italia 00135
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