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domenica 17 luglio 2016

EAST FORUM 2016. La Nuova Europa: migrazioni, integrazione e sicurezza


Quella dei migranti è oggi per il Vecchio Continente la principale sfida, a sua volta foriera di altre sfide: quella dell'integrazione sociale dei nuovi arrivati, come quella della sicurezza da garantire sul territorio europeo soprattutto a fronte della minaccia terroristica di stampo islamico. 

Nel contempo, la crisi in corso è uno dei grandi temi da affrontare nel futuro del processo di integrazione europea: l'Europa sarà capace di una risposta efficace – e quindi unica – a problemi di dimensione globale, o le forze centrifughe nazionaliste prevarranno frammentando il Continente in difesa di una sovranità ormai fuori dal tempo?

Questi gli argomenti al centro dell'undicesima edizione dell'East Forum, organizzato da UniCredit e dalla rivista di geopolitica Eastwest a Roma, presso Roma Eventi in Piazza di Spagna.

I saluti introduttivi sono stati a cura di Giuseppe Vita, Presidente di UniCredit.

Nel corso dei lavori, articolati in tre panel, si è parlato del progetto europeo e del dilemma della migrazione con Ismail Yeşil, Presidente AFAD, l'Authority per la gestione dei disastri e delle emergenzeStephane Jaquemet, Delegato per il Sud Europa, UNHCR e Piero Fassino, ex Sindaco di Torino. Si è toccato poi il tema della questione immigrazione come problema sociale e di sicurezza con Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia e Michèle Coninsx, Presidente di Eurojust e infine si è parlato di demografia come stimolo per l'economia europea con Erik Nielsen,Capo economista di UniCreditAnton Börner, Presidente della BGA, Federazione tedesca per il commercio estero e all'ingrosso e servizi, Jean-Christophe Dumont, Responsabile della Divisione per le Migrazioni Internazionali dell'OCSE. 

A tirare le conclusioni Giuseppe Scognamiglio, Direttore della rivista di geopolitica Eastwest e Romano Prodi, già Presidente della Commissione Europea e Presidente del Consiglio dei Ministri.

"Parlare oggi di Nuova Europa è più che mai azzeccato – ha dichiarato in apertura Giuseppe Vita - dato che, a quanto pare, dovremo abituarci a un'Europa senza la Gran Bretagna. La Brexit rappresenta, indubbiamente, un momento di discontinuità che offre anche un'importante opportunità. Questo scossone, infatti, è un forte incentivo a riaccendere l'ideale Europeo e a rinvigorire il percorso iniziato 60 anni fa. La competizione non è più tra le singole nazioni ma fra continenti e l'Europa veramente unita potrebbe giocare un grandissimo ruolo da tutti i punti di vista: ricerca e sviluppo, mercato, sicurezza, difesa, salute e welfare.  Mi auguro, quindi, che gli attuali Paesi membri scelgano di andare nella direzione opposta a quella scelta dal Regno Unito. La mia idea è che sia un primo nucleo forte – con Italia, Germania e Francia – a indicare la strada verso la tanto auspicata integrazione. Un'Europa politicamente unita potrebbe governare al meglio l'immigrazione e beneficiare al massimo delle ricadute positive di una integrazione preparata e ben gestita".

"Non esistono soluzioni semplici – ha commentato Giuseppe Scognamiglio -  se non nella narrativa populista neo-medievale: cedere alla rinazionalizzazione delle nostre società sarebbe un errore gravissimo. Dobbiamo invece studiare i fenomeni per poter adottare politiche diverse da quelle che hanno fallito fino ad oggi, ma che ci consentano di raccogliere le opportunità che i movimenti migratori, comunque inevitabili, ci offrono. Eastwest se ne occupa diffusamente e con un punto di vista diverso da quello dei grandi magazine del Nord Europa".

Il Vecchio Continente sta oggi affrontando una crisi migratoria e di rifugiati senza precedenti.

In tutto il mondo i migranti sono 230 milioni, pari al 3% della popolazione globale. Ogni anno, il flusso complessivo èstimato in 15 milioni, tra quelli che lasciano il proprio Paese per motivi economici (6 milioni) e quelli che lo fanno per studiare (4 milioni), per motivi familiari (2 milioni), fino ai rifugiati (3 milioni). Solo in Europa, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) stima oltre un milione di 'ingressi' nel 2015 e, nei primi due mesi del 2016, siamo già oltre 135 mila persone. 

Frontex, l'Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione, nell'analisi rischi 2016, rende noto che nel 2015 i Paesi UE hanno segnalato 1 milione e 820mila attraversamenti illegali della frontiera esterna, una cifra record, piu' di 6 volte il precedente record registrato nel 2014. 

L'emergenza profughi si intreccia con le questioni legate alla sicurezza dei cittadini, in particolare per via del rischio che i flussi di migranti irregolari possano essere utilizzati dai terroristi per entrare nell'UE, anche se la maggior parte di essi sono risultati addirittura residenti in Europa. Inoltre, con l'aumento dei migranti, è cresciuto sensibilmente anche il numero dei trafficanti: ben 12.000 nel 2015. 

I paesi più esposti e impegnati sul campo sono Grecia e Italia, che, insieme - secondo i dati della Commissione Europea - hanno visto sbarcare sulle proprie coste o varcare i propri confini quasi un milione di profughi nel 2015. 

Ed è record anche per le richieste d'asilo che, nel 2015 sono salite, secondo le stime UE, al livello senza precedenti di 1 milione e 350mila.

La maggior parte degli arrivi proviene dal conflitto siriano. Tuttavia, le violenze in Afghanistan, Pakistan e Iraq, come la povertà in Kosovo, Albania o in Eritrea, e il terrorismo in Nigeria, stanno contribuendo ai numeri di un vero e proprio esodo biblico.

Data la sua posizione geografica, la Grecia è l'area più esposta alla migrazione irregolare. Mentre la Germania è il paese che ha ricevuto il numero più alto di richieste d'asilo nel 2015, è l'Ungheria ad aver ricevuto il più alto numero di nuove richieste in relazione alla propria popolazione.

In generale, la risposta dell'Europa alla crisi è stata, ad oggi, frammentaria e inefficace. Il piano votato nel settembre 2015 dai Ministri dell'interno dell'UE per alleviare la pressione sugli Stati più colpiti dagli arrivi, distribuendo i migranti in altri Stati membri sulla base di quote obbligatorie, ad oggi è rimasto sostanzialmente lettera morta. Allo stesso tempo, non si è ancora riusciti a trovare una soluzione condivisa per la revisione delle regole di Dublino

C'è poi l'accordo concluso a metà marzo dall'Unione Europea con la Turchia, con l'obiettivo di ridurre il numero di migranti provenienti in Grecia dal territorio turco, in cambio, principalmente, di un pacchetto di complessivi 6 miliardi di euro e di impegni politici presi dall'Europa (compreso il rilancio del processo di adesione della Turchia alla UE). 

Accordo che, oltre ad aver sollevato le critiche di ONG e molti addetti ai lavori nonché la contrarietà di alcuni Governi UE, rischia di incontrare molti ostacoli in fase di implementazione. 

A complicare questo quadro si aggiungla reintroduzione unilaterale, da parte di vari Stati membri, di controlli ai propri confiniQuesto limita la libertà di movimento dei cittadini e costituisce un ostacolo per l'economia europea.

Un'ulteriore difficoltà è dovuta all'intrecciarsi delle risposte da dare alla crisi migratoria con le misure da mettere in campo per contrastare il terrorismo islamico al fine di garantire la sicurezza dei cittadini europei.

L'East Forum 2016 ha cercato di affrontare dunque questi temi, mettendo in evidenza le opportunità che l'Europa ha davanti, sotto molteplici punti di vista: politico, sociale, economico, demografico. 

La convinzione di fondo che ha guidato i lavori del Forum è che l'Europa sia dinanzi ad una sfida che avrà un impatto decisivo e di lungo termine sul suo futuro e sul suo ruolo nel mondo: una nuova Europa sarà definita dalle risposte che verranno date alla crisi in corso.


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