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martedì 20 aprile 2021

Corso di formazione on line per Operatori Socio Sanitari organizzato da FSI-USAE

“La gestione del paziente affetto da Covid-19. Prevenzione e identificazione delle informazioni sul Coronavirus utili al personale sanitario. 

Il punto della situazione” è il titolo del corso di formazione e aggiornamento online che si svolgerà lunedì 10 maggio dalle 17,00 alle ore 19,30 a distanza mediante l’utilizzo della piattaforma Zoom.

In questi mesi di emergenza sanitaria da Covid-19, i “professionisti della cura” si sono ritrovati a gestire situazioni di allarme, crisi e di cambiamento, dove, l’adeguamento repentino a nuove esigenze e necessità e la costante attenzione al rischio e al rispetto delle norme anti-covid, ha influenzato l’attività assistenziale, alla quale tali operatori sono stati e continuano ad essere esposti. 

La finalità del corso consistono nel fornire strumenti per accrescere le conoscenze e gli aggiornamenti sull’assistenza al paziente affetto da Covid-19, al fine di supportare gli Oss, l’operatore che risponde al bisogno dei tempi: utenti portatori di comorbidità e quindi che richiedono una complessità assistenziale in continua evoluzione.

L’organizzazione sindacale Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, da sempre vicina a lavoratori e disoccupati, da anni si occupa delle tematiche e delle dinamiche del lavoro e della formazione. 

Il corso, aperto agli Oss, sia dipendenti e sia a coloro ancora privi di impiego, nasce così con l’intento di approfondire le competenze relative alle conoscenze richieste.

Al termine del corso sarà rilasciato l’attestato di formazione valido e valutabile per la partecipazione alle procedure concorsuali/selezioni pubbliche e private. 
L’obiettivo del corso vuole essere una raccolta sistematizzata dei bisogni informativi, al fine di offrire agli Oss una guida realistica delle necessità e dei problemi a cui si troveranno di fronte. 

Il responsabile del corso è il dott. Maurizio Cirignotta e per iscriversi al corso online è necessario compilare il form di registrazione cliccando sul link qui sotto:
https://orientamento.iuline.it/

Una volta effettuata la registrazione, dopo aver effettuato il pagamento del contributo (gratuito per gli iscritti alla Fsi-Usae), la prenotazione al corso verrà confermata con email di avvenuta iscrizione e prima del giorno del corso sarà inviato un link alla piattaforma zoom, tramite la quale poter partecipare al corso.

Link per registrarsi e iscriversi al corso di aggiornamento e formazione per Oss Operatore Socio Sanitario:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSd2HWZFh0yDA_znGTz_y08iyt1rzvslueti0MNm9If8sTyXwA/viewform?fbzx=-1982001297964078286

                                                                                                                                          MCV 


sabato 10 aprile 2021

STUDIO Anniversari, esattamente 70 anni fa nasceva il primo computer commerciale della storia: ecco le 10 curiosità sull'invenzione che ha cambiato il mondo

Di seguito trovate l'approfondimento dedicato ai 70 anni dalla nascita del primo computer commerciale della storia, avvenuta il 31 marzo 1951: quel giorno gli ingegneri J. Presper Eckert e John Mauchly consegnarono al United States Census Bureau il primo computer commerciale al mondo che prese il nome di UNIVAC I (Universal Automatic Computer I) con l'obiettivo di monitorare il "baby boom".

Un anniversario storico per celebrare un'invenzione che ha cambiato il mondo e lo trasforma ancora oggi spinto dalla pandemia, a casa come in ufficio: basti pensare che secondo il Financial Times i PC venduti sono aumentati quasi del 5% nel 2020 con 275 milioni di unità vendute in più, il dato più alto degli ultimi 10 anni.

All'interno, oltre alle 10 più interessanti curiosità su questa macchina rivoluzionaria, troverete anche gli ultimi dati di mercato del settore e il commento di Stefano Musso, CEO di Primeur, multinazionale italiana protagonista del settore della Data Integration.

70 ANNI FA NASCEVA IL PRIMO COMPUTER COMMERCIALE DELLA STORIA: ECCO LE 10 CURIOSITÀ SULL'INVENZIONE CHE HA CAMBIATO IL MONDO

Grande quanto un armadio, pesante 13 tonnellate e con un prezzo che si aggirava tra i 1,25 e 1,5 milioni di dollari. Sono questi alcuni degli aspetti più curiosi di UNIVAC I, il primo computer commerciale della storia consegnato all'United States Census Bureau il 31 marzo 1951, esattamente 70 anni fa. 
Una rivoluzione che prosegue ancora oggi, spinta dalla pandemia: secondo il Financial Times infatti i pc venduti sono aumentati quasi del 5% nel 2020 con 275 milioni di unità vendute in più, il dato più alto degli ultimi 10 anni.

Il 31 marzo del 1951, esattamente 70 anni fa, gli ingegneri J. Presper Eckert e John Mauchly, consegnarono all'United States Census Bureau il primo computer commerciale al mondo che prese il nome di UNIVAC I (Universal Automatic Computer I) con l'obiettivo di monitorare il cosiddetto baby boom, ovvero il sostanziale aumento demografico che si verificò in America all'inizio degli anni Cinquanta. Messo in funzione il 14 giugno seguente, vennero vendute 46 unità ad alcune società e al governo USA: oltre all'ufficio dei censimenti americano, l'UNIVAC I fu acquisito da General Electric, società privata che lo impiegò nella sua fabbrica di elettrodomestici di Louisville per la gestione dei libri paga dell'azienda e per il sistema di controllo degli inventari dei magazzini. Cosa ha di straordinario questa invenzione? 

Si potrebbe pensare al prezzo di vendita, tra 1,25 e 1,5 milioni di dollari, o alle sue dimensioni, grande quanto un grosso armadio per un peso totale di 13 tonnellate. La vera rivoluzione consiste però nel fatto che per la prima volta nella storia un computer venne usato per l'elaborazione dei dati, e non solo per equazioni e calcoli complessi, funzione principale fino a quel momento. Inoltre, per la prima volta venne adottato il termine "automatico": tutti i dati, sia numeri che lettere, erano immagazzinati e letti da un'unità a nastro metallica, senza il bisogno di inserire i programmi manualmente. 

Uno strumento del tutto innovativo e visionario che il New York Times chiamò "Il genio matematico alto 2,43 m", in grado di registrare e classificare un cittadino medio in base al sesso, stato civile, istruzione, residenza e altre informazioni in un sesto di secondo. Ma cosa è cambiato in 70 anni nella gestione dei dati a livello commerciale? Si potrebbe dire che per la prima volta nella storia un computer abbia anticipato l'evoluzione che avrebbe preso il nome di Data Integration, ovvero un complesso processo di assimilazione, mappatura, spostamento e trasformazione dei dati, necessario a ottenere la loro elaborazione e il loro funzionamento. 

Oggi la digitalizzazione ha portato a un'esponenziale crescita della mole di dati che le aziende devono saper gestire in modo efficace e rapido. Da enormi computer si è passati a software in grado di gestire in modo intuitivo, dinamico e sicuro i dati. Tra queste ci sono quelle di Primeur, multinazionale italiana specializzata in Data Integration, che da oltre 30 anni fornisce i propri strumenti ad aziende nazionali e internazionali. "In 70 anni la tecnologia ha fatto enormi passi avanti. L'UNIVAC I è stato sicuramente il precursore di questo movimento che oggi è fondamentale per gestire l'operatività delle grandi aziende del settore pubblico e privato – afferma Stefano Musso, CEO di Primeur – una gestione migliore dei dati vuol dire un maggiore incremento della produttività, del time to market e del servizio complessivo di un'azienda, oltre a permettere di prendere scelte più precise e rapide a livello di business management".

Nonostante le difficoltà riscontrate dai due scienziati nella costruzione dell'UNIVAC I, questa opera portò loro grandi soddisfazioni e primati. Il 4 novembre 1952 per la prima volta nella storia un computer riuscì a prevedere la vittoria alle elezioni presidenziale di Dwight D. Eisenhower con un margine di errore dell'1%. Da quel momento gli americani presero realmente coscienza dell'importanza tecnologica di questa macchina, tanto che UNIVAC divenne la parola più comune per indicare i computer. UNIVAC I non fu l'unica impresa per gli scienziati Presper Eckert e John Mauchly: pochi anni prima, esattamente nel 1946 progettarono ENIAC, Electronic Numerical Integrator and Calculator, il primo computer elettronico general purpose nella storia

Il progetto venne affidato ai due scienziati dall'U.S. Army Ordinance Department che aveva bisogno di uno strumento capace di risolvere i problemi di calcolo delle curve balistiche dei proiettili dell'artiglieria. A differenza dell'UNIVAC, questo primo computer occupava una superficie di 180 metri quadrati e pesava circa 30 tonnellate. Oltre alle dimensioni notevoli, l'ENIAC consumava fino a 150 kilowatt di potenza: proprio per questo motivo, quando venne messo in funzione per la prima volta, provocò un black-out generale nel quartiere ovest della città di Filadelfia. 

Non a caso, la parola inglese "brainiac", ovvero cervellone, deriva proprio dal primo computer elettronico ENIAC. Da costare 1 milione di dollari e pesare 13 tonnellate, il computer è entrato in ogni casa e ufficio di tutto il mondo, rivoluzionando il modo di vivere e di lavorare. Nell'ultimo anno la pandemia ha spinto notevolmente il mercato dei PC, registrando la miglior crescita dell'ultimo decennio a livello globale: come riportato dal Financial Times, secondo una ricerca della società Gartner nell'ultimo trimestre del 2020 le unità di Personal Computer spedite in tutto il mondo sono state 79,4 milioni, un aumento del 10,7% rispetto all'anno precedente, mentre su base annua c'è stata una crescita del 4,8% rispetto al 2019, con 275 milioni di unità vendute in più, il dato più alto mai registrato dal 2010. La società di ricerca IDC, invece, ha registrato 303 milioni di unità spedite con una crescita del 13,1% nel 2020, mentre Canalys ha affermato che nell'ultimo anno le spedizioni sono cresciute dell'11% e hanno raggiunto le 297 milioni di unità.

In conclusione, ecco le 10 curiosità su UNIVAC, il primo computer commerciale nella storia:

  1. J. Presper Eckert e John Mauchly finirono sull'orlo della bancarotta, poiché il finanziamento del Census Bureau fu soltanto di $400,000 e il costo totale di progettazione e costruzione dell'UNIVAC I arrivò a sfiorare 1 milione di dollari.
  1. Il prezzo di vendita del primo computer commerciale si aggirò intorno a 1,25 e 1,5 milioni di dollari.
  1. Fu utilizzato la prima volta dall'United States Census Bureau per monitorare il baby boom, ovvero il sostanziale aumento demografico che si verificò in America negli anni Cinquanta.
  1. General Electric fu la prima azienda privata ad utilizzare l'UNIVAC I per la gestione dei libri paga e per il sistema di controllo degli inventari dei magazzini della fabbrica di elettrodomestici.
  1. Fu il primo computer nella storia a prevedere la vittoria alle elezioni presidenziali. Il 4 novembre 1952 assegnò la vittoria al Presidente Dwight D. Eisenhower con un margine di errore dell'1%.
  1. UNIVAC I fu il primo computer nella storia ad essere utilizzato per l'elaborazione dei dati, in grado di immagazzinare sia numeri che lettere in modo automatico.
  1. Era composto da 5200 valvole tubolari, tutte installate nel processore.
  1. Pesava 13 tonnellate, consumava 125 kW e funzionava alla velocità di 2.25 MHz.
  1. Era in grado di effettuare 455 moltiplicazioni per secondo e poteva immagazzinare fino a 1000 stringhe nella memoria al mercurio.
  1. Ogni elemento della memoria poteva contenere due istruzioni, un numero a 11 cifre e segni o 12 caratteri alfabetici.


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Le previsioni 2021 di Vincenzo Lalli di Extreme Networks

Extreme Networks: le previsioni per il 2021 di Vincenzo Lalli, Country Manager Italy Extreme Networks


La pandemia ha accelerato il processo di trasformazione digitale, concentrando in pochi mesi quello che avrebbe dovuto succedere in diversi anni: il passaggio dalla presenza quotidiana dei dipendenti in ufficio al lavoro remoto. Secondo Forrester, l'aumento è stato addirittura del 300%.

Le aziende hanno attraversato il 2020 in una situazione di continua emergenza, per l'alternarsi di periodi di lockdown e normalità. Nel 2021, dovranno prepararsi a un ritorno in completa sicurezza dove la tecnologia avrà un ruolo fondamentale, e solo chi avrà investito su rete, cloud e IoT riuscirà a gestire la transizione senza problemi.

La maggior parte delle aziende, infatti, non era preparata a gestire una grande quantità di PC connessi contemporaneamente da remoto e a tempo pieno, con un rischio importante per la sicurezza dell'infrastruttura. Inoltre, questi PC sono stati connessi a reti domestiche e probabilmente utilizzati anche per attività diverse da quelle aziendali.

Le organizzazioni più lungimiranti adotteranno strategie di segmentazione della rete Zero Trust e investiranno in strumenti robusti, end-to-end, dotati di visibilità, analisi, ML/AI, sicurezza e capacità di risoluzione dei problemi integrate, in grado di offrire ai dipendenti la flessibilità di scegliere il luogo di lavoro a seconda delle loro esigenze, mantenendo inalterata l'esperienza utente.

La necessità di gestire più siti distribuiti accelererà l'adozione di soluzioni di rete gestite in cloud. Secondo IDC, l'80% delle aziende metterà in atto un meccanismo per passare a infrastrutture e applicazioni basate sul cloud con una velocità doppia rispetto al 2019. Questo, secondo Forrester, farà crescere del 30% gli investimenti su cloud, sicurezza e mobilità.

Questa crescita esponenziale si tradurrà in una maggiore complessità di gestione dell'infrastruttura, ma ML e IA - e monitoraggio in tempo reale - contribuiranno ad anticipare e risolvere i problemi della rete in modo più rapido e a fornire delle soluzioni per la configurazione e il provisioning delle funzionalità della rete, riducendo i carichi di lavoro sulle direzioni IT.

La crescita del lavoro remoto si tradurrà in un aumento delle esigenze di privacy, sicurezza e conservazione dei dati, poiché tutti quelli relativi alla rete, al traffico e agli utenti dovranno essere trattati in modo confidenziale, e in questo ambito sarà indispensabile - in Europa - garantire  la conformità con il GDPR.

La connessione degli apparati alla rete avverrà, sia in azienda sia nelle abitazioni, attraverso la rete Wi-Fi, che è ormai diventata uno strumento indispensabile per la comunicazione, a livello globale, e collega 15 miliardi di unità tra PC, telefoni e altri sistemi. Secondo ABI Research, il numero degli apparati Wi-Fi venduti ogni anno passerà dai 3,3 miliardi del 2019 agli oltre 4,5 miliardi del 2024.

La nuova generazione di access point Wi-Fi 6E di classe enterprise contribuirà a questa crescita nel corso del 2021. All'inizio, saranno limitati alle reti indoor, in attesa che venga definito il coordinamento automatico delle frequenze, e avvenga il rilascio di quelle necessarie per la connettività outdoor.

Con la futura disponibilità di 1200 MHz di spettro aggiuntivo per le connessioni Wi-Fi nella banda di frequenza a 6 GHz, l'utilizzo di canali a 80 MHz diventerà più comune, e questo innescherà lo sviluppo di funzionalità per l'utilizzo di applicazioni con una maggiore esigenza di ampiezza di banda a livello Wi-Fi.

La maggiore efficienza del Wi-Fi 6E e l'arrivo degli access point 802.11ax a tripla frequenza (2.4, 5, e 6 GHz) avranno un impatto anche sulla rete cablata, in quanto gli uplink a 1 Gbps verso gli switch sul livello di accesso non saranno sufficienti e dovranno essere sostituiti con gli uplink multi-gigabit da 2,5 Gbps e superiori.

Le previsioni Anitec-Assinform per il mercato italiano parlano di una crescita complessiva del 3,4% nel 2021, legata alla ripresa dei progetti di trasformazione digitale, fino a raggiungere un valore di circa 73 miliardi di euro. In quest'ambito, l'evoluzione verso il cloud networking - che vede Extreme Networks in una posizione di leadership, secondo gli analisti di Omdia (luglio 2020) - sarà uno dei fattori determinanti per questo risultato positivo.




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In tempi di Pandemia, le aziende a conduzione familiare sono le più performanti. Da Monterotondo (RM) il caso di SharkNet

In tempi di Pandemia, le aziende a conduzione familiare sono le più performanti. Il caso di SharkNet

Da Monterotondo a 45 paesi nel mondo, l'azienda produttrice della zanzariera plissettata resiste alla crisi e cresce del 3,5%, puntando ad incrementare l'espansione nei mercati esteri nel 2021

In epoca di Pandemia e crisi economica, le imprese a conduzione familiare, che in Italia rappresentano oltre la metà del totale, sembrano essere le più performanti e quelle che meglio riusciranno a superare il momento. A confermarlo anche il rapporto "Credit Suisse Family 1000: Post the Pandemic", stando al quale le aziende familiari continuano a sovraperformare in tutte le regioni e i settori rispetto alle altre, manifestando una maggior capacità di adattamento al cambiamento.

Tra quelle che nel corso di questo difficile 2020 si sono distinte per i buoni risultati, figura sicuramente SharkNet, fondata nel 1979 da Sergio Marcantoni, nota per aver inventato la zanzariera plissettata super resistente, oggi esportata in 45 paesi in tutto il mondo. L'azienda, con sede centrale a Monterotondo, in provincia di Roma, non solo è riuscita a resistere al crollo economico portato dal covid19, ma è riuscita a rialzarsi, rimodulare la propria strategia di business e chiudere l'anno con un fatturato superiore ai 9 milioni di euro, il 3,5% in più rispetto al 2019, e un incremento del 27% delle vendite estere.

"In Italia sono moltissime le aziende nate come attività familiare, poi alcune di queste sono cresciute diventando dei colossi, come Barilla o Giovanni Rana, mentre altre continuano a mantenere dimensioni ridotte, con appena qualche decina si dipendenti totali, molti dei quali legati da vincoli di parentela. – Commenta Sergio MarcantoniL'importante, però, è tenere sempre presente le reali capacità di ogni persona coinvolta e, non meno importante, chiedere ad ogni membro della famiglia che si coinvolge se sia davvero un suo desiderio entrare a far parte dell'azienda. Questi sono i presupposti per poter essere un'azienda che prospera e una famiglia serena. A questo punto, avremo un ambiente di lavoro ottimale, in cui tutti, parenti e non, si sentono una parte fondamentale del tutto, saranno più incentivati a dare il massimo e, in caso di errore, ci si comporterà come una famiglia, cioè ci si aiuta a vicenda e si cercherà di trovarvi il lato positivo. Del resto, la nostra fortuna nasce proprio da uno sbaglio".

Per anni l'azienda aveva cercato di realizzare la rete ideale, resistente all'acqua e facile da pulire. Poi un giorno, casualmente, un collaboratore che stava svolgendo delle operazioni di pulizia ha utilizzato un prodotto sbagliato per la manutenzione della macchina per plissettare la rete e ciò che ne uscì fuori è quella zanzariera che oggi è famosa in tutto il mondo, che ogni anno fa registrare centinaia di migliaia di nuovi clienti e che lo scorso anno, nonostante le difficoltà di tutti, ha venduto il 9,7% in più rispetto all'anno precedente.

"Non dobbiamo temere i cambiamenti, ma imparare a cavalcarli cercando di individuare le opportunità che portano, e questo vale anche in caso sbagliamo qualcosa. Questo esame di autocritica è forse più facile per le aziende a conduzione familiare, dove le idee di tutti vengono ascoltate e, al tempo stesso, possono essere messe in discussione. Questo porta a guardare le cose da più punti di vista, si ha una visione completa e, pertanto, migliore. – Prosegue Marcantoni – Ora guardiamo al futuro con fiducia, e per il 2021 ci aspettiamo grandi cose. Intanto, puntiamo a consolidare la nostra presenza sul mercato estero, raggiungendo il 25% dell'incidenza del fatturato grazie al nostro nuovo assetto commerciale, alle azioni di marketing che stiamo intraprendendo e alla ricerca di qualità dei nostri prodotti: infatti siamo l'unica azienda nel settore zanzariere a poter vantare il certificato ufficiale di prodotto 100% Made In Italy. A fine 2020 sono entrate a far parte della nostra squadra 2 ragazze che padroneggiano diverse lingue straniere che ci stanno aiutando molto per quanto riguarda l'estero, altre 2 risorse nella produzione visto l'incremento del fatturato e ci aspettiamo buoni risultati anche dalle opportunità offerte dall'ecobonus".


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mercoledì 7 aprile 2021

Coordinamento Nazionale Infermieri: stigmatizzate le premesse della delibera della Regione Veneto sulla formazione complementare degli Oss. Inaccettabili. Sembrano quasi una velata minaccia destina-ta alla categoria.


Lunga Riunione quella di ieri sera del Coordinamento Nazionale Infermieri (Fsi-Usae Cni) che aveva un nutrito programma di argomenti all’ordine del giorno. Ovviamente il tema caldo del giorno è stato rappresentato dai contenuti dell’art. 4 del Decreto Legge, n. 44 del 1 aprile 2021 “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici” con cui il legislatore ha introdotto l’obbligo di vaccinazione anti Covid-19 per “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali”.

L’argomento è stato trattato sotto diversi punti di vista, da quello giuridico a quello sanitario, con una discussione che è stata assai articolata e a tratti accesa, in cui sono state individuate numerose lacune sia sul piano sanitario che su quello giuridico. Molti hanno sottolineato che un obbligo vaccinale dovrebbe estendere i propri effetti a tutti, cosa che invece il decreto non fa, e dovrebbe essere scritto in modo diverso. Il Governo, insomma, avrebbe dovuto assumersi le proprie responsabilità fino in fondo anche per gli eventuali effetti dannosi del vaccino, abolendo l’obbligo del consenso, cosa che non ha alcuna intenzione di fare. Il Governo, invece, rendendosi conto di fare una forzatura, con la norma introdotta ha cercato di aggirare i vari problemi sia sotto il profilo giuridico che sanitario ed ha finito per scrivere una sorta di ricatto professionale per gli operatori sanitari. Insomma una brutta norma, giuridicamente e stilisticamente “sporca” che creerà un sacco di problemi e numerosi contenziosi. Un decreto che, in fase di conversione in legge, andrà modificato.

A tale proposito, la Federazione Fsi-Usae, che è tra quelle che hanno invitato i propri associati a vaccinarsi, ha già chiesto di essere ascoltata in sede parlamentare per chiedere una diversa formulazione dell’articolato. C’è stata una discreta discussione anche sulla delibera della Regione Veneto sulla formazione complementare degli Oss: le opinioni anche qui sono state articolate ma tutti hanno convenuto che i contenuti del provvedimento non sono una novità assoluta; infatti già nell'accordo tra Stato-Regioni del 2003 si attribuivano agli Oss alcuni compiti dell'infermiere senza che potesse paventarsi una sua sostituzione. “Ciò che dà fastidio e va stigmatizzato” - dichiara Calogero Coniglio Coordinatore Nazionale Cni “sono le intenzioni che emergono dalle premesse dell’atto e dalle dichiarazioni stampa che - al di là dei contenuti del provvedimento che non sono scandalosi - paventano una sostituzione degli infermieri con gli Oss nel settore sociosanitario privato. Sembrano un avvertimento velatamente minaccioso alla categoria che si potrebbe tradurre così: attenzione a non chiedere troppo perché altrimenti vi sostituiamo. Inaccettabile.” Gli fa eco Beatrice Mura, altra Coordinatrice Nazionale Cni: “il problema è che per colpa della classe medica - che ha fatto quadrato per garantirsi ampi spazi di manovra - è fallito ogni tentativo di applicare il comma 566 della vecchia legge di Stabilità 2015, che per i medici era una eresia. La norma infatti prevedeva che ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, fossero definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie per definire esattamente il perimetro delle attività sanitarie di ciascuna professione in rapporto a quelle riservate alle altre professioni sanitarie. Ancora una volta, quindi, il problema è la dignità professionale e l’autonomia operativa di ogni professionista ed i limiti e le responsabilità derivanti dalle proprie competenze professionali a fronte di organizzazioni aziendali che non vogliono tenere conto di tali norme, concedendosi ampie deroghe."

Alla Riunione, che ha visto la partecipazione di oltre 90 Infermieri delegati dei Coordinamenti Territoriali, dove è stato trattato anche il documento Fnopi “Nuovi orizzonti del personale infermieristico criticità e proposte per la valorizzazione della professione” insieme con le proposte di politica sanitaria regionale e contrattuale per gli infermieri, è intervenuto anche il Segretario Generale della Federazione, Adamo Bonazzi che ha focalizzato il suo intervento sui nodi che ancora attanagliano le procedure per il rinnovo dei contratti delle pubbliche amministrazioni alla luce del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale soffermandosi sui problemi specifici della sanità che l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni sembra non voler sciogliere prima dell’apertura della stagione contrattuale P.A. 2019-2021. Nel piatto, infatti, c’è l’uscita dal comparto con il passaggio alla dirigenza (in una autonoma sezione della stessa area) delle professioni sanitarie, richiesta che il Segretario generale ha ribadito al tavolo interconfederale Aran, ma anche l’esiguità delle risorse per i comparti che sarebbero pari ad un 4,07% della massa delle retribuzioni con un aumento (del tutto teorico) che sarebbe corrispondente ai 107,00 euro medi mensili. Da questa somma però vanno sottratte alcune voci come l'indennità di vacanza contrattuale, l'elemento “perequativo” introdotto dal precedente contratto, i fondi per il trattamento accessorio delle Forze di polizia, delle Forze armate e dei Vigili del fuoco, voci che si mangeranno il 25% degli aumenti (pari ad un 1,03% circa della massa stipendiale). Questo significa che per la sanità si tradurrà, al netto delle indennità previste dalla legge di bilancio, in una somma media di 72,00 euro lordi mensili.

                                                                                                                   MCV

lunedì 5 aprile 2021

VALLO DELLA LUCANIA - È PASQUA ANCHE IN REPARTO . ECCO GLI ANGELI DEL SAN LUCA


VALLO DELLA LUCANIA -  E poi dicono che gli angeli non esistono , spesso accendi la tv e ti raccontano storie dell’orrore , spesso notizie di anziani , o malati maltrattati , vessati  e privati nella loro dignità . 

Ma c’è l’altra metà della mela , quella fetta di veri e propri “angeli custodi” che per fortuna sono la stragrande maggioranza e di cui possiamo esserne fieri . 

Ieri nel giorno di Pasqua nell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania ( vedi foto ) esattamente nel reparto di medicina d’urgenza un gruppo di infermieri e dottori hanno nel loro piccolo e con tutte le precauzioni del momento regalato un’attimo d’amore pasquale si degenti . 

Il reparto ormai da più di un anno è stato convertito per sopperire all’emergenza covid , e dunque tra mille difficoltà è straordinario come sia stato gestito anche questo momento di amore per il prossimo . I complimenti vanno al capo reparto Dott. Carmelo D’Amato , al caposala FF Andrea Sansone  e a tutti gli infermieri: Antonio, Gerardo, Daniela, Giovina , Adele , Gianluca, Giovanna, Luca, Lucia,, Paola e Anna . 



Marco Nicoletti Comunication 2021 ©️








sabato 3 aprile 2021

CASTELLABATE - IL SINDACO MAIURI “ BLINDA LA PASQUA “ NEL COMUNE DI BENVENUTI AL SUD .


CASTELLABATE  - Anche il paese di 

“ Benvenuti Al Sud “ si blinda per vivere più serenamente questi giorni di festa . Il sindaco facente funzioni Luisa Maiuri ha voluto rispondere con una nota inviata a questa testata ( Marco Nicoletti Comunication ©️ ) ad alcune polemiche che indicavano  la totale o quasi assenza di controlli nelle varie frazioni del comune cilentano . Ecco il testo. 


 “ Nel fine settimana antecedente la Pasqua sono stati identificate più di 150 persone, sono stati elevati circa 25 verbali per inosservanza dei Dpcm e delle ordinanze regionali “ 

Il sindaco Maiuri inoltre ha predisposto i controlli , sia la Domenica delle Palme, che domani nel giorno della appunto della Pasqua all’uscita delle messe ed alle attività aperte . 

I controlli ci sono e i vigili sono costantemente sul territorio e continueranno a esserci come sempre . 

Oltre che alla polizia municipale sono attivi ai vari accessi anche posti di blocco con carabinieri . 



Marco Nicoletti 


Un libro per un’ambulanza

 


Mai come in questo periodo sentiamo forte il senso delle precarietà in tutti gli aspetti della nostra vita. Abbiamo estremo bisogno di trovare serenità al nostro interno, darci e dare certezze nella nostra vita pratica.
Mai come adesso l’ambulanza è diventata uno strumento estremamente prezioso e fortemente necessario. Uno strumento di garanzia e di sicurezza. La serenità di poter ricevere soccorso quando si è in difficoltà, e di poter vedere arrivare un’ambulanza nel momento del bisogno, è un diritto e un obiettivo a cui non dobbiamo rinunciare e per cui vale la pena dare tutti un piccolo contributo.

E’ un bene comune al servizio dei singoli e della collettività. L’ambulanza a volte non arriva o non arriva in tempo perché non ce ne sono abbastanza e si perdono quei minuti che diventano essenziali per la vita di una persona. L’ambulanza non è solo uno strumento a tutela della nostra salute e di quella dei nostri cari, ma è anche un simbolo di civiltà e di umanità, di cittadinanza reale.

Ognuno di noi a suo modo può dare un segno e un contributo. Io come scrittore lo voglio dare con i miei libri, per comprare una ambulanza da donare al pronto soccorso di Perugia, la mia città. Tutto il ricavato della vendita dei miei libri a partire dal 5 aprile fino al 15 maggio sarà destinato all’acquisto di un’ambulanza.

I libri sono acquistabili direttamente sulle mia pagine Facebooe Instagram Francesco Micci scrittore.

Nell’acquisto indica la dicitura “UN LIBRO PER UN’AMBULANZA” e il tuo nome, tutti i donatori verranno citati nel momento della donazione, la cifra raccolta sarà comunicata a tutti i donatori e a tutti sarà data evidenza della sua destinazione.

Se raggiungeremo l’obiettivo con il tuo contributo, la nostra ambulanza sarà un simbolo di come la lettura e la cultura, e quindi la cura della nostra mente, e della nostra anima si possano incontrare, ed essere di aiuto con la cura del nostro corpo e con la tutela della salute.

Invito tutti gli scrittori a seguirmi in questo piccolo gesto in modo che la cultura, la voglia di apprendere, sia un veicolo di consapevolezza, di crescita personale e collettiva verso la solidarietà e la sicurezza della nostra società

Francesco Micci

venerdì 2 aprile 2021

Catania: Istituto musicale "Bellini", incontro tra Fsi-Usae e Sindaco della Città Metropolitana Pogliese per trovare soluzioni per i lavoratori licenziati

Lo scorso 31 marzo, presso i locali della Città metropolitana di Catania, si è svolta una riunione, voluta dal sindaco metropolitano Salvo Pogliese su richiesta della Fsi Usae Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della Confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, in merito alla situazione dei 12 impiegati dei servizi di pulizia e custodia del vecchio appalto affidato dall'ente per l'Istituto musicale "Vincenzo Bellini".

"Finalmente siamo riusciti a riannodare i fili di un discorso fermo purtroppo da tanto tempo - dichiarano Calogero Coniglio Segretario Regionale e Territoriale Catania della Fsi Usae e Biagio Cirino componente di segreteria - La Fsi-Usae ha illustrato al Sindaco Pogliese il lungo percorso sindacale intrapreso dal 2018 ad oggi, con incontri in Prefettura, all’Ispettorato del Lavoro, al Centro per l’impiego oltre alle azioni di protesta in piazza e gli impegni assunti, ma mai mantenuti, dalle varie istituzioni coinvolte".

"Abbiamo individuato uno spiraglio in questa intricata vicenda - precisa Coniglio - Nelle prossime settimane, infatti, la Città metropolitana affiderà il servizio di pulizia dei plessi ad un'azienda esterna, motivo per cui si farà promotrice dell'assorbimento di buona parte di questa forza lavoro, in attesa di collocare la totalità delle risorse coinvolte".

Considerato che il servizio di vigilanza è stato assegnato alla Pubbliservizi ad interim, il Sindaco si è impegnato a verificare possibili soluzioni affinché l’appalto possa essere esteso alla nuova ditta subentrante a cui è stato già assegnato il servizio di pulizie. Obiettivo: far assorbire anche i lavoratori licenziati addetti alla vigilanza"

"Stranamente non è stata infatti avanzata alcuna richiesta dal Bellini di dare in appalto il servizio di vigilanza che è rimasto alla Pubbliservizi. Abbiamo così proposto al Sindaco, qualora non si arrivasse alla prima soluzione, la possibilità di poter far assorbire i lavoratori della vigilanza dalla stessa ditta subentrante con la qualifica di addetti alle pulizie"

"Non vogliamo si verifichi paradossalmente che gli ex lavoratori delle pulizie vengano assorbiti dalla nuova ditta subentrante e invece gli ex lavoratori della vigilanza restino fuori per la seconda volta". "Dopo Pasqua - concludono i sindacalisti - il Sindaco si è impegnato a convocarci per un prossimo incontro per giungere ad una conclusione definitiva di questa estenuante vertenza che, auspichiamo, grazie alla disponibilità e ad un determinato intervento di Pogliese possa trovare una volta per tutte la giusta soluzione per tutti i lavoratori licenziati ingiustamente”.

                                                                                                                            MCV 

giovedì 1 aprile 2021

Intervista di Alessia Mocci a Laure Gauthier: vi presentiamo kaspar di pietra


 

“Ogni epoca ha i suoi pericoli, la nostra è in una determinata fase della crisi del capitalismo, esiste un’“atrofia dell’esperienza” («Verkümmerung der Erfahrung»), come la definiva già Walter Benjamin, e davanti a questa svalutazione dell’esperienza, si esalta il linguaggio, si usano continuamente iperboli oppure all’opposto continuamente eufemismi. Siamo in un periodo di inflazione e anche di svalutazione. Ci infervoriamo in ogni campo, scriviamo senza sosta per mostrare che esistiamo. Penso che sia necessario accettare di “mettersi da parte”, il senso della perdita, lasciar riposare i testi, continuare a fare esperienza delle cose, a costo di rovinarsi, a costo di “perdere tempo”.” – Laure Gauthier 

A costo di perdere tempo. Le virgolette utilizzate dalla poetessa Laure Gauthier sono un avvertimento per il lettore: un segno grafico che dovrebbe far sostare l’attenzione sul concetto di perdita collegato al tempo. 

Nella società in cui viviamo, costantemente connessa ed in continua competizione per la velocità (per una notizia, per una fotografia, per un post, per il conteggio dei like), l’atto di lasciar riposare una riflessione – un verso – è considerato una perdita di opportunità; invece è proprio saper occupare il tempo cercando il silenzio – meditazione – ciò che potrebbe far comprendere che sì esistiamo come individui ma, esiste anche un sistema complesso nel quale interagiamo e ci rapportiamo. Saper aspettare, mettere da parte la fretta dell’ego di mostrare: il consiglio del poeta è e sarà “regola” e riporta ad un discorrere antico e sempre valevole. 

Laure Gauthier vive a Parigi ed insegna Letteratura tedesca e cinematografia all’Università di Reims. La prima opera, pubblicata nel 2013, è in lingua tedesca (successivamente tradotta in francese) “marie weiss rot/ marie blanc rouge”. Due anni dopo per la casa editrice Châtelet-Voltaire viene diffusa la silloge “La cité dolente” che nel 2017 vedrà la traduzione in lingua italiana per Macabor Editore. Nello stesso anno per la casa editrice francese La Lettre volée presenta “kaspar de pierre/ kaspar di pietra” e Bonifacio Vincenzi decide di scommettere nuovamente sull’autrice proponendone una traduzione per la collana I fiori di Macabor.

Il Dottore di Ricerca in Linguistica francese Gabriella Serrone è stata un aiuto valente per la comunicazione con Laure Gauthier e per la traduzione che ha permesso questa intervista in due lingue, italiana e francese. Un ringraziamento necessario e durevole alla sua competenza ed alla sensibilità d’interpretazione e musicalità, dote non scontata. 

In ultima si vuole avvertire il lettore di un particolare: quando si legge “Kaspar” con la maiuscola ci si sta riferendo a Kaspar Hauser, mentre quando lo si trova con la minuscola ci si sta riferendo al libro. 



A.M.: Buongiorno Laure, la ringrazio per la disponibilità che ha mostrato per questa nostra intervista e mi complimento per l’entusiasmo con il quale è stata accolta in Italia e per la nuova pubblicazione “kaspar di pietra”. Come prima domanda mi piacerebbe trattare del compito del poeta nell’era digitale.

Laure Gauthier: Grazie a lei dell’ospitalità: la letteratura è viva anche grazie a riviste che ne parlano! Bisogna far attenzione a distinguere tra le interviste, come questa, che chiariscono versanti nascosti o profondi della scrittura e dall’altra parte un tipo di comunicazione che può girare a vuoto sui social, dove si comunica continuamente, e sviare l’attenzione su fatti e gesti un po’ popolari, un po’ di tendenza, che mirano a ricevere un like e dove la scrittura passa in secondo piano. Se i codici e i mezzi per occupare la superficie sono cambiati, invece, il fenomeno non è nuovo. 

Per quanto mi riguarda, non ho lasciato carta e penna, poiché scrivo su taccuini, penna alla mano, scrivo a mano anche i miei libri; nei margini dei libri che leggo, scrivo qualche verso o frase. La versione scritta al computer è l’ultima versione del testo, quasi definitiva. 

Non vedo né i social network né l’informatica come un pericolo, ma come uno strumento. Ogni scoperta tecnica è multiforme. Credo si possano aggiungere opportunità tecniche senza diventarne schiavi, un tipo di rapporto tra scrittura e tecnologia analizzato da Magari Nachtergael nel suo saggio Poet against the machine, cosa che non vuol dire rifiutare e ignorare, ma per me l’essenziale non è il processo. Questo non mi impedisce di usare uno zoom audio 3-D per registrare ciò che definisco “transpoemi”, componimenti estratti da varie situazioni e che possono essere trasmessi alla radio o applicati su installazioni multimediali; poi, pubblico su Internet, mi interesso alla voce esterna e spazializzata, al ruolo dell’immagine al di fuori del testo ecc., alla creazione digitale e a tutte le nuove opportunità che accompagnano la scrittura oppure rivolgono domande a quest’ultima. Tuttavia, queste opportunità devono necessariamente essere associate ad una riflessione sullo spazio-tempo della poesia, sulla necessità di lasciar migrare la scrittura verso altre forme. 

Da ciò che vedo, il pericolo reale è quello della “comunicazione” su tutti fronti, dell’autopromozione costante che riguarda tutti, persino i poeti. Nei progetti scientifici chiamati d’eccellenza, ci si deve definire eccellenti ancora prima di aver realizzato il progetto. Ogni epoca ha i suoi pericoli, la nostra è in una determinata fase della crisi del capitalismo, esiste un’“atrofia dell’esperienza” («Verkümmerung der Erfahrung»), come la definiva già Walter Benjamin, e davanti a questa svalutazione dell’esperienza, si esalta il linguaggio, si usano continuamente iperboli oppure all’opposto continuamente eufemismi. Siamo in un periodo di inflazione e anche di svalutazione. Ci infervoriamo in ogni campo, scriviamo senza sosta per mostrare che esistiamo. Penso che sia necessario accettare di “mettersi da parte”, il senso della perdita, lasciar riposare i testi, continuare a fare esperienza delle cose, a costo di rovinarsi, a costo di “perdere tempo”. Se ciò che caratterizza la modernità dal romanticismo è una “coscienza della perdita”, forse occorre accettare di perdere per far fronte alle varie catastrofi in un altro modo. 

La poesia rimane più che mai il genere letterario di cui più abbiamo bisogno ed il più politico per il lavoro continuo, incessante, estenuante sulla lingua che porta avanti. Che ci si occupi di prosa poetica o di versi! La differenza sostanziale tra prosa e poesia consiste nel fatto che nella poesia l’essenziale di ciò che accade avviene tramite la lingua. Dunque, raramente, un’epoca ha permesso che la lingua fosse svalutata così tanto: bisogna far fronte ad espressioni estremamente rigide, anche molto povere, molto funzionali o strapiene di iperboli vuote, ecc. Scrivere poesia significa affrontare gli attacchi diretti contro la lingua, provocare piccole scosse per farci prendere coscienza che la povertà della lingua è povertà di pensiero e di azione. Dunque, la realtà è spaventosamente complessa e la lingua della poesia può essere, forse con l’aiuto della psicanalisi, ciò che ci riporta non ad un escapismo post-romantico, ma alla realtà nella sua complessità fulminante. Da questo punto di vista, possiamo essere contenti che l’atteggiamento del grande poeta post-romantico lontano dal mondo non esista più. 



A.M.: In “Maison I” si legge: “[…] Mi avete tatuato tutti i messaggi,/ son diventat la vetrina/ delle vostre mancanze/ Poi sono venuti i poeti ad imbiancare,/ fintamente rupestri,/ le loro voglie su di me; a rotolarsi nelle mie ceneri/ per avvicinare ciò che la natura potrebbe ancora dettare loro,/ santo cielo, l’esotismo!””. Una verace critica verso l’esotismo come fenomeno che investì l’Europa e che dette inizio alla “trasvalutazione di tutti i valori” del vecchio continente. Tutto ciò che non è conosciuto diventa elemento di indagine così Kaspar Hauser diviene una ossessione. Perché il poeta subisce il fascino di Kaspar?

Laure Gauthier: La storia di Kaspar Hauser è stata a lungo oggetto di predilezione di poeti e più in generale di scrittori. In kaspar de pierre la cancellazione del pronome «io», sostituito da uno spazio bianco, aperto come una ferita, presenta uno sguardo critico sul sensazionalismo, la stampa scandalistica, il gusto per le notizie di cronaca e sull’idealizzazione poetica tipica della società moderna. Rappresentava una sfida per me scrivere nonostante tutto anche un racconto poetico “contro” l’idealizzazione poetica di Kaspar Hauser. Questo vale naturalmente per lo stato della nostra società moderna due secoli dopo quella di colui che è stato soprannominato “l’orfano d’Europa”, per lo stato della poesia e per il suo rapporto con la realtà e con la lingua. Ho solo cercato di avvicinarmi a lui, non per appropriarmene, lasciandolo in un movimento di attraversamento. Il mio libro non è né una decostruzione della pressione sociale della società positivista come il Kaspar di Peter Handke, che insiste sulla socializzazione obbligata attraverso l’apprendimento rigido della lingua, né una ballata neoromantica che idealizza Kaspar Hauser, come il poema di Verlaine “La Chanson de Gaspard Hauser”, che ne fa un’immagine del poeta moderno: io mi approccio diversamente alla notizia, senza imitare il modo di esprimersi di questo giovane adolescente vittima di un trauma e prigioniero per 17 anni. Rovino leggermente il suo modo di parlare, da oggi, cercando soltanto di avvicinarmi alla voragine della sua vita, non per parlare con compiacimento dei maltrattamenti che ha subito, né per osannarlo come immagine del poeta, ma per presentarlo come singolo individuo che non aveva doti speciali e non era neppure poeta, ma era un bambino vittima di abusi, che ha sperimentato la violenza dell’inizio del mondo moderno intorno al 1800. Da questo passaggio, si aprono questioni sia irrisolte sia represse e quindi importanti. Credo nelle immagini dialettiche di Walter Benjamin, che si possono trovare nel passato, non le rovine ufficiali, ma elementi dimenticati o ignorati che nascondono germogli di ciò che verrà. L’approccio poetico permette di far cogliere certi tratti della Storia che costruisco con diversi spazi e tempi. Non è una biografia, anche se ho consultato molto gli archivi, ma ho situato la voce di kaspar leggermente fuori campo rispetto ai documenti biografici in altri spazi e tempi che sfiorano quelli che ha realmente vissuto. Mi sembra sia un altro Woyzeck, il soldato omicida, vittima di meccanismi sociali e uno dei casi di studio dell’irresponsabilità penale. Ciò che mi interessa è capire perché (mentre Woyzeck, un altro fatto di cronaca, è portato in scena più volte, a teatro, all’opera) Kaspar H., a parte rari film, non è rappresentato, ma lasciato ai giornalisti e ai poeti, quindi alle opere scritte.

Quindi, c’è innegabilmente qualcosa di trasgressivo nella cronaca, ma è necessario che i poeti si avvicinino al reale in modo diverso. Mi interessava sfiorare ciò che la poesia non aveva mai trattato: il tema dei maltrattamenti su minori è l’ultimo tabù della nostra società, che comincia solo da poco a parlarne. La violenza sul corpo dei bambini non è “plastica”, ma sostanza da usare per cronaca, giornali e anche per un tipo di poesia che idealizza. Necessario è deviare attraverso il linguaggio per allontanarsi dalla violenza sui bambini. Da questo punto di vista, kaspar de pierre è la continuazione degli altri miei libri che provano tutti a esplorare le modalità di violenza privata e sociale del mondo contemporaneo. 



A.M.: In “Abandon I” e, successivamente, verso la fine del libro troviamo una domanda ripetuta: “quante volte si può ristrappare un lenzuolo/ ?”. Laure, quante volte? Oltre a porre la domanda ha dato anche una risposta? Quanti lembi di personalità si possono ancora strappare? E quando si finisce di strappare che cosa resta?

Laure Gauthier: A questa domanda non posso rispondere. Posso solo porla. Cerco diverse prospettive che compongono la realtà. A volte, adotto il punto di vista di una nuvola, delle pietre, cito la terra, ma a volte, bisogna cercare di avere, come al cinema, un punto di vista soggettivo: partecipare, per un attimo, alla tema, per poi porsi interrogativi che riguardano ogni individuo. Ponendo la domanda, inventando appositamente una lingua, ci si protegge dal vuoto e la poesia, se ha una dimensione politica facendoci stare all’erta, possiede anche una dimensione rassicurante, ci permette di proteggerci dagli attacchi sia privati sia collettivi. Troppo spesso, la gente ascolta una canzone per consolarsi dal mondo e non legge più poesia. Eppure la poesia è, come dice Philippe Beck nel suo saggio omonimo, Ninnananna e Tromba, quindi consolatoria e vigile, un richiamo. 

Chi è troppo affranto, troppo lacerato, sfortunatamente, sa, cade, in senso clinico (e non romantico) nella malinconia, grave forma di depressione… senza desiderio e senza voglia “oltre la vita”, come scrivo in kaspar. Esistono così tante forme di violenza sociale, affettiva, tante difficoltà causate dalla perdita di un punto di riferimento e la situazione è aggravata dalla crisi sanitaria attuale, che molte persone non trovano il proprio modo di esprimersi per sperimentare il reale. Credo che la lettura permetta di vedere che diversi brandelli formano un mantello che può essere solido in una società che, a forza di vantare positività ed efficacia, diventa portatrice di morte…



A.M.: Un’altra domanda mi ha colpito fortemente. È presente nella lirica “Résumons-Nous”: “Ma perché la cronaca non racconta che mi son/ perdut nel giallo?” Che cosa significa perdersi nel giallo? Domanda connessa ai versi successivi: “delle schegge di tutti gli/ scheggiati”.

Laure Gauthier: In apertura del testo, la sequenza “marche” (“marcia”) presenta punti di contatto con l’arte povera, con una forma di materialità primaria, originaria: la terra ritorna incessantemente. Un’ossessione per la terra, per le pietre, forse come per la coreografa Pina Bausch. Qualcosa si muove danzando, una forza vitale, nonostante le violenze del mondo. È così che immagino kaspar, sia “di pietra”, una combinazione di elementi, in un io disciolto, sia in una relazione originaria con il mondo. A parte Werner Herzog, che ha ripreso l’uscita dalla sua prigione, in modo abbastanza “realistico” in questa sezione, non esiste opera che cerchi di affrontare cosa significa vedere le nuvole e toccare la pietra dopo 17 anni di prigionia senza parlare. A furia di idealizzare eccessivamente la poesia, a volte, vengono trascurate questioni essenziali ed essa diventa insipida. 

Il giallo citato in questo passaggio è la speranza di vivere, sono i girasoli, il campo di girasoli che kaspar attraversa. Certamente, non si tratta di un dato biografico, è un’immagine ed è appena suggerita. “perdermi nel giallo” è allora la versione condensata di “perdersi in un campo di girasoli”. Tuttavia, tralascio volontariamente il senso preciso, a volte non termino i versi o le frasi, lascio che il senso si apra. 



A.M.: Saprà di sicuro che in Italia persevera una vera e propria inclinazione verso i poeti francesi, soprattutto di quel fortunato Ottocento parigino. Charles Baudelaire, fra tutti, desta maggior interesse ed ogni anno i critici si cimentano in analisi nuove e reiterate. Ed in Francia? È stato perdonato per quei versi così poco amichevoli nei confronti dei parigini?

Laure Gauthier: Baudelaire è ancora uno dei rari poeti ad essere ancora letti e insegnati. Diverse opere critiche sono state pubblicate su di lui negli anni 2000 e ancora nel 2010. Penso ai saggi degli universitari Pierre Brunel o Antoine Compagnon, ma anche di altri autori come Yves Bonnefoy o Nathalie Quintaine, che hanno studiato la sua poesia e il suo radicamento nel reale. In Baudelaire, la tensione tra poesia in prosa e il sonetto è molto importante per me, poiché la mia poesia si basa sempre su un’alternanza tra verso e prosa poetica. Condivido pienamente l’analisi di Walter Benjamin che lo considera come primo poeta della modernità in Francia, che esprime la crisi di senso, la perdita dell’aura. Quindi, sì, la critica degli autori canonici è ancora viva, quella su Rimbaud e quella su Baudelaire, ma ci sono fortunatamente anche molte critiche ed universitari che dedicano le proprie ricerche alla densa e variegata creazione poetica contemporanea. 

Per quanto mi riguarda, sebbene io sia francese, sono state soprattutto la poesia e la letteratura tedesca ad avermi segnata molto. Ho vissuto dai 18 ai 27 anni ampiamente in Germania e mi sono formata molto nella letteratura germanofona: Hölderlin, Novalis, Celan hanno segnato il mio percorso, ma in particolare anche Nelly Sachs e Ingeborg Bachmann ed i prosatori Elfriede Jelinek e Thomas Bernhard. Per il resto, non ho una “classifica”, leggo di tutto ma rimango ancorata a figure ai margini che riflettono sul loro tempo, come François Villon o ancora Antonin Artaud. 

C’è un’incredibile vivacità e diversità nella poesia nella Francia odierna. Siamo in una strana epoca, dove è innegabile ci sia una sovrapproduzione di opere di poesia, anche di libri informi, dove ci si chiede ancora cosa abbia da dire il verso libero e cosa sia la poesia, ciò che chiamiamo poesia. E al contempo, ci sono autori e autrici particolarmente intensi, innovatori che pensano la nostra società tramite la lingua della poesia che accompagnano, pensano e rinnovano. Leggo soprattutto quegli autori e quelle autrici per cui scrivere dice qualcosa sotto una forma intrinsecamente legata a ciò che avviene politicamente: apprezzo molto poeti come Philippe Beck, Pierre Vinclair, che abbinano ai loro versi un pensiero poetologico critico, e anche la poesia e la prosa solerti di Lucie Taïeb, che tra l’altro pubblica anche saggi, così come le opere di Marie de Quatrebarbes e di Christophe Manon tra racconto e poesia, di Jérôme Game, i cui testi riconfermano il ruolo dell’immagine, ma la leggo anche Katia Bouchoueva, Séverine Daucourt, Pascale Petit, Perrine Le Querrec, Sandra Mousempes, Dominique Quélen e tanti altri ancora.

 


A.M.: La casa editrice Macabor, oltre ad aver pubblicato “kaspar di pietra”, ne 2018 ha scommesso sulla sua poetica con “La città dolente”. Che cosa ha pensato per questo interesse rinnovato? Considera Macabor Editore come una casa editrice con la “capacità di sguardo”?

Laure Gauthier: Ricordo che era uscito da pochissimo in Francia il mio libro e Luigia Sorrentino ha pubblicato qualche estratto sul suo blog (in francese con la traduzione in italiano), poi ho ricevuto un messaggio di Bonifacio Vincenzi, in cui mi comunicava il suo interesse per il testo. Qualche settimana dopo mi ha proposto di tradurlo e mi ha messo in contatto con la traduttrice, Gabriella Serrone! Naturalmente, devo tanto al coraggio editoriale di questa casa editrice e del suo editore, del suo impegno nel tempo, alla fiducia per il mio lavoro sin dall’inizio. Spero ovviamente che questa casa editrice continuerà a rimanere aperta all’estero e a battersi per la poesia contemporanea. 

Inoltre, ho avuto la fortuna di incontrare altri poeti, in particolare Marco Vitale, che ha scritto la prefazione di kaspar, ma anche Eleonora Rimolo, che mi ha invitata a pubblicare nella sua bella rivista web Atelier o ancora Carlo Pulsoni per la rivista Insula Europa e anche il Festival di Poesia Ambientale anche con Marco Fratoddi. Inoltre, ho partecipato ad una performance on line al MAAM di Roma. La collaborazione duratura con la traduttrice Gabriella Serrone è ugualmente un bel regalo della vita, che ha aperto un dialogo poetico e amichevole e lei ha già tradotto estratti del mio prossimo libro les corps caverneux. Devo molto al suo grande talento di traduttrice!



A.M.: Salutiamoci con una citazione…

Laure Gauthier: “le armi che mi hai dato sono efficaci,

ma non sono le mie: 

mi batterò a modo mio

con due o tre sassi e una fionda.”

(Charles Reznikoff, Inscriptions, tradotto dall’inglese da Thierry Gillyboeuf, casa editrice: Nous)



A.M.: Laure ringrazio vivamente per le riflessioni lanciate come pietra sull’acqua, il mio augurio è che possano portare il lettore a divenire cerchio. Indico uno dei “rari film”: “La leggenda di Kaspar Hauser” diretto da Davide Manuli; e per ribadire la tematica del maltrattamento la saluto con le parole di Simone Weil: “È criminale tutto ciò che ha come effetto di sradicare un essere umano o d’impedirgli di mettere radici.”


Written by Alessia Mocci

Translated by Gabriella Serrone


Info 

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Fonte

https://oubliettemagazine.com/2021/03/26/intervista-di-alessia-mocci-a-laure-gauthier-vi-presentiamo-kaspar-di-pietra/