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mercoledì 14 dicembre 2005
I computer a scuola fanno male agli studenti?
Il computer potrebbe presto non essere più considerato il miglior amico dello studente: uno studio tedesco, infatti, mette in relazione alcune deficienze scolastiche proprio con l'utilizzo intensivo del personal computer. Stando alla ricerca svolta dalla società di rilevazione tedesca CESifo, il cui studio è stato presentato nelle scorse ore, l'uso intensivo del computer va di pari passo con una riduzione delle capacità matematiche o di quelle di lettura. La ricerca sta avendo un certo riscontro anche nel Regno Unito, dopo le recenti esternazioni del Principe Carlo sull'eccessivo ricorso all’uso dei computer nella scuola, ma suscita interesse ovunque viste le annose polemiche sugli investimenti nell’Information and Communication Technology nella formazione degli studenti di ogni scolarità. Per comprendere i singolari risultati raggiunti è però necessario capire come questa ricerca sia stata realizzata. I due autori dello studio, infatti, Thomas Fuchs e Ludger Woessmann hanno preso spunto dai dati raccolti nel 2000 dall'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD), informazioni che riguardavano migliaia di studenti in più di trenta diversi Paesi del mondo. Quello studio sembrava evidenziare che l'uso dei computer, in realtà, portasse ad una serie di vantaggi educativi che vanno al di là della semplice formazione. E, infatti, lo studio tedesco sostiene che più computer ci sono nelle case degli studenti migliore è la loro performance scolastica. Ma c’è un importante “ma”. I dati OECD, infatti, sono stati "filtrati" basandosi sul fatto che la maggior parte dei computer è a disposizione delle famiglie più abbienti e maggiormente istruite. Cambiando dunque la relazione tra diffusione ed istruzione, emerge che ad un maggior numero di computer corrisponde un abbassamento delle capacità matematiche dello studente. Il concetto, dunque, sarebbe che non è il computer ma l'ambiente socioculturale nel suo complesso a consentire allo studente di migliorare o meno le proprie capacità. E ciò vale anche nelle scuole. Spiegano gli autori: "I risultati inizialmente positivi legati alla diffusione dei computer nelle scuole riflettono semplicemente il fatto che le scuole che offrono una maggiore disponibilità di computer sono anche quelle dove migliori sono le altre caratteristiche didattiche dell'istituto". Proprio nelle scuole, però, si è evidenziato il problema rilevato dallo studio. In pratica, è emerso come gli studenti che hanno utilizzato poco o niente il computer abbiano avuto performance scolastiche di poco inferiori a quelle di chi l'ha usato diverse volte al mese. Ma coloro che invece a scuola hanno usato il computer più volte alla settimana "hanno avuto in modo statisticamente rilevante minori risultati" in lettura e matematica. Fuchs e Woessmann non hanno però una teoria sicura sulle motivazioni di fondo alla base di questi di risultati. Tra le variabili da considerare sicuramente vi è l'atteggiamento degli insegnanti, forse poco propensi a far usare il computer ai meno abili, oppure il fatto che un'attività informatica intensa finisca per incidere negativamente sulla didattica o sulla creatività dello studente. Ne sarà probabilmente felice il Principe Carlo che in una lettera alle istituzioni accademiche nello scorso inverno ha dichiarato: "Io semplicemente non credo che la passione per una materia o un talento, associata ad un insegnamento esemplare, possa essere rimpiazzata da moduli formativi realizzati via computer, che invece sembrano occupare uno spazio sproporzionato nell'educazione attuale".
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