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martedì 10 gennaio 2006

ICT: DAL 1° GENNAIO IN VIGORE IL CODICE DELL’AMMINISTRAZIONE DIGITALE


Coinvolge non solo la Pubblica amministrazione, ma anche i cittadini e le imprese. E prevede il graduale azzeramento dei certificati; nasce l’"Amministrazione senza carta" grazie alla validità giuridica delle comunicazioni e-mail e degli archivi digitali; Conferenze dei Servizi on line; Banca dati del Riuso software; Sportelli unici per le imprese

Roma - Dal 1° genn. 2006 l’Italia diventa più digitale. Con l’inizio dell’anno è infatti entrato in vigore il Codice dell’Amministrazione Digitale, tra i primi al mondo, una sorta di “codice della strada” con norme che, superando disposizioni talvolta obsolete e datate, facilitano e stimolano l’utilizzo delle nuove tecnologie all’intero della Pubblica amministrazione italiana e nei suoi rapporti con i cittadini e le imprese, come pure nelle relazioni tra privati.

Promosso da Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, il Codice è frutto di oltre due anni di intenso lavoro giuridico e di interazione a tutti i livelli istituzionali, è stato redatto in collaborazione con le amministrazioni statali interessate e con le Regioni e le auto-nomie locali, con il contributo di esperti del mondo universitario, imprenditoriale, organi professionali e associazioni di categoria. Per le sue caratteristiche e contenuti, è stato già chiesto dalla Repubblica Popolare Cinese come testo base per redigere le norme per l’ammodernamento digitale dell’amministrazione statale e periferica, oltre che del Sistema Paese.
La diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è fortemente condizionata dalle regole che ne definiscono la cornice normativa”, ha detto Stanca sottolineando che “innovazione e normativa sono legate da un rapporto di reciproca influenza molto articolato, reso ancor più complesso dall'accelerazione propria della dinamica tecnologica. Se i due aspetti non procedono di pari passo, la normativa rischia di diventare un ostacolo, invece che una risorsa per promuovere e incoraggiare il cambiamento, presupposto per la crescita e la competitività del nostro Paese ”.
La Pubblica amministrazione nel suo complesso spende cifre considerevoli in nuove tecnologie (circa 1.300 milioni di € la PA locale e circa 1.800 milioni di € la PA centrale e gli Enti non e-conomici) e ha dotato quasi tutti i dipendenti (il 91% dei posti "informatizzabili") di una po-stazione in rete. Ma a tale sforzo spesso non si è accompagnato un incremento effettivo di ef-ficienza e quindi un risparmio nei costi di funzionamento.
Anche per questo”, ha aggiunto il ministro Stanca, “il Codice dell’Amministrazione Digitale pone le condizioni normative per realizzare una Amministrazione pubblica che sia più efficiente, elimini gli sprechi e costi meno, offrendo a cittadini ed imprese il diritto di interagire sempre, ovunque e verso qualunque Amministrazione attraverso la Rete e, nello stesso tempo, obbliga tutte le Amministrazioni a rendere disponibili on line tutte le informazioni”.

Ecco una ristretta selezione dei vantaggi introdotti dal Codice.

L'azzeramento dei certificati (art. 53)
Sono 35 milioni i certificati prodotti annualmente dalle pubbliche amministrazioni con un costo per i cittadini di circa 13,50 € per ciascun certificato. La PA digitale azzererà il numero dei certificati attraverso la trasmissione telematica dei documenti tra amministrazioni e la condivisone dei database. Cittadini ed imprese potrebbero risparmiare oltre 400 milioni di €.

L'uso della posta elettronica (art. 6,49,50,51,52)
Sono stimati in 31 milioni i messaggi di posta elettronica inviati tra pubbliche ammini-strazioni e nei contatti di queste con l'esterno e in 18 € il risparmio ottenuto per ogni e-mail rispetto alla gestione di un messaggio di posta, tradizionale fisico. Il Codice, riconoscendo piena validità giuridica alle comunicazioni per via telematica, pone le basi per un incremento del loro numero e, soprattutto, per una sostituzione quasi totale della vecchia trasmissione cartacea. Una stima molto prudente valuta in circa 360 milioni di € i risparmi che ne potrebbero derivare sin dal primo anno.

Gli archivi digitali (art. 46 e seguenti)
Con il Codice, la pubblica amministrazione senza carta diventa realtà. Tutti gli atti, i dati, i documenti, le scritture contabili e la corrispondenza prodotti o riprodotti in maniera digitale, secondo le regole che garantiscono la conformità agli originali, hanno la stessa validità giuridica di documenti cartacei e devono essere conservati in archivi informatici, grazie ai quali si riducono tempi e costi di ricerca dei documenti, ma anche quelli di gestione e manutenzione degli archivi: processi più veloci, risparmi di spesa per le amministrazioni, enorme recupero di spazi (spesso presi in locazione) prima occupati da ingombranti archivi cartacei.

Le Conferenze dei Servizi on-line (art. 37)
Quando un qualsiasi procedimento pubblico (una licenza, una nuova opera, un evento, ecc.) coinvolge più amministrazioni, per semplificare e rendere più rapido il suo svolgimento viene indetta una "conferenza dei servizi" a cui partecipano responsabili di tutti gli enti interessati. Il Codice prevede la possibilità che le conferenze si svolgano on-line, evitando viaggi, spese di trasferta, perdite di tempo e, quindi, con notevole risparmio di denaro e maggiore velocità.

Banca del Riuso delle tecnologie (art. 70 e segg.)
Il Codice istituisce la Banca del Riuso, una banca-dati dei programmi informatici riutilizzabili, un elenco di programmi applicativi di proprietà pubblica presso il CNIPA. Prima di acquisire nuove applicazioni tecnologiche, le pubbliche amministrazioni devono verificare se sono disponibili soluzioni riutilizzabili, cedute in maniera gratuita dalle amministrazioni titolari. Il riuso abbatte i costi degli investimenti in tecnologie con un risparmio nella fase iniziale di almeno 45 milioni di €; elimina i tempi del progetto e aiuta anche le amministrazioni con minore capacità di spesa ad acquisire tecnologie innovative, facilitando il processo di erogazione di servizi avanzati a cittadini e imprese.

Gli sportelli unici per le imprese (art. 9)
Gli sportelli unici per le attività produttive divengono telematici: devono riorganizzarsi per gestire i procedimenti e le attività interne in maniera informatica, acquisire istanze da parte delle imprese ed erogare i servizi attraverso internet e posta elettronica. Per ottenere una maggiore efficienza e per risparmiare risorse, il Codice prescrive forme di coordinamento tra le varie amministrazioni interessate che permetta alle imprese di trovare ovunque una procedura omogenea. A livello centrale nasce il Registro informatico degli adempimenti amministrativi di competenza delle amministrazioni centrali, nell'ambito però di una rete integrata di servizi gestiti dagli sportelli sul territorio.

A sostegno di questo complesso e articolato processo di adeguamento normativo, che comprende tra l’altro anche la Posta Elettronica Certificata (PEC), ossia la raccomanda elettronica, si affianca anche un composito progetto, già in fase di realizzazione: il Sistema Pubblico di Connettività (SPC), l’”autostrada digitale del Sole”, ossia la più grande infrastruttura telematica pubblica mai realizzata nel nostro Paese, che collegherà in modo veloce, omogeneo e sicuro, tutte la Pubbliche amministrazioni centrali e locali che, dialogando e con-dividono tra loro i dati e le informazioni, solleveranno cittadini ed imprese dal essere i “fatto-rini di se stessi” nei confronti della burocrazia, che invece fornirà loro servizi integrati, con punti di accesso unici. Il Sistema contempla anche una estensione oltre confine, che sta già cominciando a mettere in connessione circa 500 uffici pubblici italiani all’estero (la maggior rete al mondo), come Ambasciate, Consolati, Istituti di cultura, Camere di commercio e sedi ICE, non solo per lo scambio istantaneo di dati, ma anche per le comunicazioni telefoniche at-traverso il sistema Voip, ossia attraverso la rete internet.




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