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giovedì 12 gennaio 2006

Incredibile ma vero: è emergenza obesità nei Paesi in via di sviluppo. Lo dimostra uno studio del CNR

Sembra una notizia paradossale, quasi inverosimile.
Invece è una patologia preoccupante, che sein Italia colpisce un terzo della popolazione e una crescente percentuale di bambini, approda adesso anche nella parte del mondo storicamente afflitta dalla mancanza di cibo.
Ad affrontare la tematicva eè stao un approfondito studio condotto dai ricercatori dell'Istituto di scienze dell'alimentazione del Cnr di Avellino.




Nell'ultimo decennio, la percentuale di persone in sovrappeso o francamente obese è pressoché raddoppiata a livello mondiale. Il maggior benessere ha giocato un ruolo importante in questo fenomeno, che ora è visibile anche nei paesi in via di sviluppo, dove per la prima volta il numero dei sovrappeso ha superato quello dei sottopeso.

Ma obesi si nasce o si diventa?
Entrambe le cose, probabilmente, anche se resta da scoprire il ruolo preciso dei fattori genetici e ambientali nello sviluppo dell'obesità.
"L'obesità è una malattia multifattoriale", spiega Alfonso Siani, ricercatore dell'Istituto di scienze dell'alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino, "in cui la componente genetica contribuisce per circa il 25-30 per cento, ma anche quella ambientale e le abitudini di vita, in particolare alimentari, sono altrettanto importanti. Le origini multigeniche dell'obesità sono confermate dalla scoperta, finora, di più di 300 geni o marcatori genetici ad essa associati. Un dato preoccupante per quanto riguarda la salute pubblica, poiché sovrappeso e obesità sono associati a un rischio molto elevato di sviluppare diabete di tipo 2, ipertensione, infarto del miocardio, ictus cerebrale, osteoartrosi ed alcune forme di cancro".

Riguardo al ruolo della genetica, dice Siani, "ha avuto un ruolo particolare quel genotipo 'risparmiatore' che si è andato selezionando nel corso dell'evoluzione umana e che per secoli ha rappresentato un vantaggio, in quanto favoriva le persone in grado di utilizzare meglio le risorse alimentari. Con l'aumento della disponibilità di cibo, questo vantaggio selettivo si sta trasformando in uno svantaggio. Le persone con genotipo 'risparmiatore' andranno con maggiore facilità incontro a obesità e malattie associate".

Anche nei paesi in via di sviluppo, la dieta sempre più calorica e lo stile di vita sedentario, dovuto alla crescente meccanizzazione del lavoro, hanno avuto conseguenze rilevanti.
Nel giro di pochi anni è, ad esempio, notevolmente aumentato il numero di cinesi in sovrappeso, mentre in India - paese che ospita circa la metà della popolazione sottonutrita del mondo - è in eccesso di peso il 55% delle donne tra i 20 e i 69 anni, con conseguente aumento del diabete.

Ma analoghe valutazioni di carattere sociale si possono fare in Occidente, dove la percentuale di diabete di tipo 2 è in media stabile, ma in aumento nella popolazione di colore degli Usa, tra gli aborigeni australiani e gli immigrati dal sud-est asiatico nei paesi industrializzati.
Ad esempio, in Inghilterra gli immigrati dal terzo mondo hanno una prevalenza di diabete superiore a quella della popolazione originaria del paese.
Le popolazioni del Terzo mondo che si trasferiscono nei paesi industrializzati vanno quindi incontro, nel giro di una o due generazioni, a un forte aumento di peso, con un rischio di malattia pari o superiore agli abitanti autoctoni.

"Studi sui topi del deserto", continua il ricercatore del Cnr, "dimostrano che gli animali nel loro habitat naturale mantengono inalterato il loro peso corporeo ma, appena trasferiti nei laboratori con cibo a volontà, sviluppano obesità e diabete. Con questo non idealizziamo certo le condizioni di vita dei paesi poveri, ma va sottolineato che, con i movimenti migratori e le migliorate condizioni di vita, ci troveremo nel giro di pochi anni a fronteggiare su scala globale le malattie del benessere finora limitate ai paesi occidentali".

Quale infine la fotografia del Belpaese?
Le cifre parlano del 40% di maschi adulti in sovrappeso (30% le femmine) e del 10% della popolazione adulta francamente obesa, con picchi nel Sud del paese. Ma il dato più preoccupante riguarda i più piccoli. Gli italiani sono, con i greci, i bambini europei più in sovrappeso.
"Da una nostra indagine condotta su oltre 4.000 bambini delle scuole elementari della provincia di Avellino risulta che oltre il 35% sono in soprappeso, a causa delle abitudini alimentari scorrette e della crescente sedentarietà. I piccoli spagnoli in sovrappeso sono il 27%, in Svizzera il 24%, in Inghilterra il 20%, in Francia il 19% e in Germania il 14%. Una 'epidemia' che incide in Europa per il 5% sui costi sanitari".


Istituto di scienze dell'alimentazione - Cnr di Avellino
Per informazioni: Alfonso Siani, Isa-Cnr
tel 0825/299353 cell. 347/3447947
Ufficio Stampa Cnr: Maria Teresa Dimitri, tel. 06/49933443
Email mariateresa.dimitri@cnr.it

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