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giovedì 19 gennaio 2006

La Cina e la guerra di Internet: Skype "si mimetizza" e blog hanno vita dura


Sito recensito su Infocity


Anche Skype, la compagnia di servizi telefonici e di messaggistica via Internet, ha deciso di piegarsi alla censura del governo cinese, pur di conquistare il mercato del Paese asiatico, e ha accettato di censurare i messaggi di testo, inviati attraverso il proprio sistema, contenenti parole proibite, come “Falun Gong” o “Dalai Lama”.

Lo ha riferito “BusinessWeek”, spiegando che, in un primo momento, Skype ha cercato di opporsi ma poi, su pressione del proprio partner, TOM online, possedute dal magnate di Hong Kong Li Ka-shing, ha ceduto. Skype non ha rilasciato dichiarazioni sull’articolo del settimanale.

La vicenda è stata denunciata il 3 gennaio da Rebecca Mackinnon, ex corrispondente da Pechino della CNN e attualmente ricercatrice dell'Harvard Law School.

Il fatto è stato confermato il giorno dopo da Brooke Richardson, dirigente della divisione MSN di Microsoft, che ha addotto le stesse giustificazioni utilizzate nei mesi scorsi da Yahoo. “Quando operiamo all'estero”, ha detto Richardson, “dobbiamo assicurarci che il nostro servizio sia in linea con le leggi internazionali ma anche con le norme e leggi locali”.

Contemporaneamente, il 31 dicembre scorso, Microsoft, che in Cina opera in collaborazione con l’azienda di Stato Shanghai Alliance Investment, ha chiuso, su richiesta del governo, il blog di un giornalista cinese trentenne, Zhao Jing, che usava lo pseudonimo di Michael Anti ed aveva circa 15.000 contatti al giorno.

Il blog aveva raccontato lo sciopero di giornalisti del quotidiano “Bejing News”, dopo che il caporedattore e due suoi collaboratori erano stati allontanati, in seguito alla pubblicazione di notizie sgradite al governo cinese, come l’inquinamento da fonte industriale del fiume Songhua e scontri di piazza con la polizia, con almeno tre morti, nel villaggio di Dongzhou. Zhao Jing collabora con il “NewYork Times”.


News integralmente ripubblicata da
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