Lo ha detto la vicepresidente della giunta alla presentazione dei libri di Renato Perini
“TRENTO AVRÀ IL MUSEO DI ARCHEOLOGIA, STRETTAMENTE
COLLEGATO AL CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO”
(m.n.) – “Quando un giorno finalmente inaugureremo il tanto atteso Museo di Archeologia di Trento, parte del merito di quella realizzazione sarà anche suo, maestro Perini!” Con queste parole la vicepresidente della giunta provinciale e assessore alla cultura ha salutato, ieri pomeriggio in una gremitissima sala conferenze dello Spazio Archeologico del Sas, sotto piazza Cesare Battisti, l’anziano archeologo Renato Perini, che è festeggiato con due volumi per un totale di quasi millequattrocento pagine, che raccolgono settanta articoli pubblicati dallo studioso nel corso della sua lunghissima carriera. “E sarà un Museo collegato direttamente al Castello del Buonconsiglio, visto che sarà ospitato nelle sale dell’attuale Questura, debitamente ristrutturata”.
Presenti alla cerimonia, oltre a Gianni Ciurletti, Soprintendente per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, anche Franco Marzatico, direttore del Castello del Buonconsiglio; Gino Tomasi, che era direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali quando Perini vi lavorò come archeologo, dapprima “dilettante” e, poi, “professionista”. C’erano, poi, Jürg Rageth, del Sevizio Beni archeologici del Cantone dei Grigioni, e Lorenzo Dal Rì, direttore dell’Ufficio Beni archeologici di Bolzano, che ha brevemente illustrato la vita e l’opera di Perini. Ma c’erano, soprattutto, i vecchi amici degli anni degli scavi e della ricerca in giro per il Trentino e i giovani e giovanissimi allievi di allora, gran parte dei quali oggi formano la “pattuglia” di archeologi che lavorano nelle istituzioni pubbliche, nei musei, all’Università.
Nato il 12 aprile 1924, quindi quasi ottantadue anni fa, Renato Perini ha veramente lasciato dietro di sé una traccia profonda, per gli scavi effettuati, ma soprattutto per gli studi di approfondimento e per le pubblicazioni che portano la sua firma. Fondamentali ancora oggi i suoi studi sui siti di Fiavé-Carera, dei Montesei di Serso, di Loc di Romagnano e su molte località delle Giudicarie (Vigo Lomaso e Scenico, tanto per citare i più importanti).
“Lei è stata ed è una persona preziosa per l’intera comunità trentina – ha quindi detto l’assessore provinciale alla cultura, – ed è proprio grazie al lavoro faticoso e paziente di personaggi di questa tempra, che oggi possiamo dire che quelli fatti nel settore dell’archeologia da parte dell’ente pubblico sono investimenti concreti e positivi. E oggi possiamo dire che anche l’idea di un grande Museo di Archeologia comincia a farsi più vicina e raggiungibile. Quest’anno – ha anticipato la vicepresidente, – apriremo il Museo di Fiavé, al quale Gianni Ciurletti e lo staff che lui coordina stanno lavorando da anni, gomito a gomito con l’amministrazione comunale di Fiavé. È poi giunto il momento di far decollare definitivamente il Museo di Sanzeno e, quanto prima, procederemo alla ristrutturazione e al restauro dell’edificio che oggi occupa la Questura di Trento, in Piazza della Mostra: proprio lì, su una superficie di mille metri quadrati, apriremo il nuovo Museo di Archeologia”.
Un Museo che costituirà la porta d’ingresso principale al vicino Castello del Buonconsiglio, con il quale sarà collegato non solo fisicamente, ma anche istituzionalmente. “La Soprintendenza infatti continuerà ad occuparsi di ricerca, di studio e di approfondimenti, – ha ribadito l’assessore alla cultura, – mentre la fase espositiva e quella didattica verranno affidate alla struttura del Buonconsiglio. Inutile creare doppi direttori, quando invece possiamo avvalerci di esperienze specifiche nei singoli settori maturate nel corso degli anni”.
Si punterà comunque in modo decisivo e strategico sulla scuola: “Ci sarà pure un motivo se le sezioni didattiche del Museo di Scienze – ha ricordato ancora l’assessore, – accolgono ogni anno sessantamila ragazzi delle scuole! L’istituzione pubblica si dimostra lungimirante solo quando punta all’innovazione utilizzando però in modo razionale le risorse a disposizione. È quel che ci ha insegnato a fare, con il suo esempio, il maestro Renato Perini, ed è quanto faremo anche noi, quando la nuova legge sulla cultura verrà approvata e diverrà operativa”.
La festa all’archeologo è poi proseguita con la presentazione dei volumi, due pesanti tomi per un totale di 1.380 pagine. È toccato al Soprintendente Ciurletti ringraziare quanti hanno collaborato alla realizzazione dell’ambiziosa opera: “Carmen Calovi, che ne ha curato la parte redazionale; Giuseppe Berlanda per il progetto grafico e Giorgio Nicolussi per le tavole a corredo del testo; Carlo Sebesta per il disegno di copertina che interpreta artisticamente il lavoro dell’archeologo; la tipografia Temi e la fotolito Life per l’impegno tecnico profuso nella fase di approntamento degli impianti e della stampa. E, poi, i fotografi Elena Munerati e Claudio Rensi...” I volumi verranno utilizzati dalla Soprintendenza, com’è sua abitudine, per una serie di scambi con analoghe strutture “sorelle”, e in tal modo la biblioteca specialistica di Viale Verona verrà ulteriormente implementata, e poi saranno messi in vendita a un prezzo politico di 75 euro.
I volumi raccolgono, come si diceva, settanta scritti di Perini, “che vanno ad aggiungersi – ha ricordato Gianni Ciurletti, – alle monografie già pubblicate dalla Provincia negli anni scorsi e che riguardano Fiavé, i Montesei di Serso e “Preistoria Alpina”. Settanta studi monografici che costituiscono una monumentale documentazione di trent’anni di lavoro di ricerca: una vita intera dedicata allo studio delle epoche più remote del Trentino, ma anche delle terre vicine, com’è il caso degli scavi effettuati al sito palafitticolo di Lavagnone, nei pressi di Desenzano. Una capacità produttiva che a suo tempo ebbe modo di meravigliare lo stesso Bernardino Bagolini, vicedirettore del Museo di Scienze e importante archeologo a sua volta: “Dategli una matita e una risma di fogli e con le sue mani Renato Perini riesce, nel corso di un solo inverno, a smaltire tutti i reperti ritrovati nelle campagne di scavo dell’estate!”. La frase è stata ricordata, ieri pomeriggio, da Lorenzo Dal Rì nel corso del suo intervento.
Chiamato al tavolo dei relatori per salutare gli amici e glie stimatori, un visibilmente emozionato Renato Perini ha solo saputo mormorare un “Grazie” commosso. “Con tutti i volti noti che mi circondano, oggi mi pare di essere in famiglia”. Una grande famiglia di archeologi che allora, come oggi, stanno scrivendo la storia più antica della nostra terra. Una missione importante, delicata ma appassionante: il fatto che a scriverla oggi ci siano molti, moltissimi giovani, è di buon augurio per il nostro futuro.
CARMINE GRANATO - PADOVA
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