CONFCOMMERCIO SUL CARO PETROLIO:
A RISCHIO L'OPERATIVITA DI MOLTE IMPRESE ITALIANE
A RISCHIO L'OPERATIVITA DI MOLTE IMPRESE ITALIANE
L'aumento record di questi ultimi giorni del costo del petrolio, che rischia ormai di diventare un elemento strutturale, pesa sulle famiglie con un aggravio di costi fino a 230 euro e, nell'attuale situazione di domanda debole, rischia di compromettere l'operatività di molte imprese: è quanto emerge da un'analisi del Centro Studi Confcommercio sugli effetti dell'aumento del costo del greggio sul nostro sistema economico.
Le famiglie e le imprese italiane evidenzia il Centro Studi - hanno gi in parte pagato le conseguenze di questi aumenti. Infatti, nel solo 2005, anno in cui in media il costo del barile ha superato i 55$ (dai 38 del 2004), ogni famiglia ha dovuto spendere per l'acquisto di energia e combustibili circa 210 euro, nonostante una contrazione delle quantità acquistate per i combustibili di circa il 4%.
Le conseguenze sono state, da un lato, una minore capacità di spesa per gli acquisti non legati alla componente energetica e più facilmente comprimibili da parte delle famiglie e, dallaltro, un aumento dei costi per le imprese che, in un contesto di limitata domanda, sono state costrette ad assorbire in larga parte i maggiori oneri derivanti dall'aumento dei costi del trasporto e dell'energia, mettendo a rischio, in alcuni casi, la stessa sopravvivenza sul mercato dell'azienda.
Il permanere di questa situazione ed un'ulteriore tendenza al rialzo del costo del greggio, che potrebbe toccare nei prossimi mesi anche gli 80 dollari al barile, potrebbe determinare conseguenze particolarmente negative sul nostro sistema economico fortemente dipendente in termini di approvvigionamento energetico da questa materia prima.
Per le famiglie, data la difficoltà a comprimere in misura sensibile il consumo, soprattutto in termini di energia per uso domestico, si profilano nel corso del 2006 maggiori spese fino a 230 euro per la sola componente energetica. A cUi vanno aggiunti i maggiori costi per l'acquisto di altri beni e servizi, primo tra tutti i trasporti (soprattutto quelli aerei), il cui prezzo viene influenzato in misura diversa dai maggiori oneri che derivano alle imprese dall'incremento delle spese di produzione e distribuzione. La conseguenza, per le imprese, è quella di vedere compromesse le possibilità di consolidare il trend positivo che si sta registrando negli ultimi mesi per fatturato ed ordinativi che, secondo le ultime rilevazioni, segnalano a febbraio incrementi, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, pari, rispettivamente, all'8,1% ed al 14,1%. Infine evidenzia il Centro Studi - un riacutizzarsi delle tensioni inflazionistiche in Europa potrebbe spingere la BCE ad inasprire la propria politica monetaria con inevitabili aumenti del costo del denaro, situazione che limiterebbe ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie italiane che negli ultimi anni hanno fatto un notevole ricorso a mutui, per l'acquisto degli immobili, ed al credito al consumo. Inoltre, bisogna considerare i possibili effetti negativi sulla finanza pubblica in conseguenza del maggior onere per il debito. E' necessario quindi un confronto tra le parti politiche e sociali allo scopo di intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali sul prezzo del gasolio e delle benzine al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi sui bilanci delle famiglie e delle imprese derivanti dal caro petrolio. Servono, pertanto, oltre ad una nuova politica energetica di carattere strutturale che preveda la riduzione della dipendenza del nostro paese dall'olio combustibile, misure di natura congiunturale da adottare al più presto: riduzione delle accise, meccanismi di sterilizzazione degli aumenti repentini delle quotazioni, restituzione a famiglie e imprese del fiscal drag che produce l'effetto perverso non solo di farci pagare di più, a seguito dell'aumento del costo della materia prima, ma anche di farci pagare una maggiore IVA.
Approfondimento: gli effetti dell'aumento dei prezzi del petrolio su tariffe luce e gas
Il preoccupante trend di crescita dei prezzi registrato nell'ultimo triennio, determinerà un forte impatto sui prezzi sia dell'elettricità che del gas, i quali continueranno pertanto a salire aggravando una situazione di per sé già molto critica. In Italia, infatti, dall'inizio del 2005 ad oggi i prezzi del gas fissati dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas hanno registrato un aumento superiore al 12%. Aumento che, per una piccola impresa commerciale con un consumo annuale di 2.000 metri cubi, ha comportato in questi primi mesi del 2006 già un aggravio di oltre 60 euro rispetto all'anno scorso. A questi costi si devono poi aggiungere quelli dellelettricità che, nello stesso periodo, sono aumentati più del 23% comportando, per la stessa tipologia d'impresa, un aggravio sulla bolletta elettrica di oltre 1.000 euro rispetto ai primi mesi dell'anno passato.
I rincari del petrolio si trasferiscono nel sistema energetico italiano più incisivamente rispetto agli altri paesi europei a causa sia dell'eccessiva dipendenza del sistema di produzione dell'energia elettrica dalle fonti fossili (olio e gas) che a causa di un sistema di indicizzazione del prezzo del gas a quello del petrolio. Tale situazione rende sempre più critico il quadro tariffario europeo dove gli ultimi dati riportati da Eurostat indicano che per le imprese italiane il livello dei prezzi, sia al lordo sia al netto delle imposte, si colloca sempre al di sopra della media europea.
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