Convegno ad Ancona: “L’Africa in piedi con volto di donna”.
Le conclusioni del convegno di Ancona:
“NASCE UNA RETE PERMANENTE DI COLLEGAMENTO delle relazioni tra donne africane ed europee.
Una nuova cooperazione internazionale.
Barbera, presidente Cipsi: “Il cambiamento parte da noi. Smettiamola coi progetti di sviluppo, aiutiamo i bilanci della società civile africana. La cooperazione sia confronto politico”. Melandri, Chiama l’Africa:”Dichiariamo illeggittima la ricchezza!”
Ancona, 26 aprile 2006 – Si è concluso oggi ad Ancona con una tavola rotonda il convegno internazionale “L’Africa in piedi con volto di donna”, organizzato da Chiama l’Africa, Cipsi –coordinamento di 35 associazioni e ONG di solidarietà internazionale-, Provincia di Ancona e numerose altre associazioni ed organizzazioni nazionali e internazionali.
Alla tavola rotonda conclusiva, dedicata ad un incontro tra donne europee ed africane, hanno partecipato: Terezinha Da Silva (Mozambico), Odile Sankara (Burkina Faso), Matilde Muhindo Mwamini (RDC), Jane Muguku (Kenya), Fatima Mahfoud (popolo Saharawi), Hélène Inda (Camerun), Lisa Clark (Italia), Raffaella Chiodo (Italia).
Da tutti gli interventi, ricchi di confronto, sono emerse alcune proposte concrete: STABILIZZARE E FAR NASCERE UNA RETE PERMANENTE DI COLLEGAMENTO, di interscambio e promozione delle relazioni tra donne africane ed europee, con reciprocità e pari dignità. Le donne africane hanno evidenziato i propri valori: la festa, la comunità, l’uguaglianza, la giustizia e la solidarietà. L’Africa ha tanto da insegnarci.
Tutte auspicano e desiderano che queste relazioni non devono finire qui, e che questa esperienza continui tra donne africane tra loro e anche con le donne europee e le organizzazioni che hanno promosso questo incontro. Dobbiamo puntare sulla RELAZIONE, sull’ascolto, sulla reciprocità, e andare alla radice delle cause strutturali dei problemi, che “noi africane conosciamo bene e non vogliamo subire dagli occidentali”.
Un altro argomento affrontato soprattutto gli interventi delle donne italiane è quello della cooperazione internazionale.
La Cooperazione internazionale italiana va rivista, rimodellata, valutata criticamente. E’ fondamentale riformare la legge 49 che è superata. La cooperazione come la conosciamo oggi non soddisfa i bisogni delle popolazioni locali dei paesi impoveriti. Dobbiamo fare una seria riflessione e una approfondita verifica! Protestiamo perché i fondi istituzionali del Ministero degli Esteri sono azzerati…, ma la questione è qualitativa: che cooperazione vogliamo, con chi e come. Dovrebbe esserci una alleanza tra società civile del Nord e del Sud del mondo. Rischiamo di diventare realizzatori di progetti e finanziamenti lontani dalle esigenze locali”. Cosa sarà la nuova cooperazione? Va inventata insieme!”.
Guido Barbera, presidente del CIPSI, ha dichiarato: “Faccio alcune proposte concrete. E’ vero che stiamo vivendo una situazione di cooperazione difficilissima. Il cambiamento parte da noi: dobbiamo alzarci noi: dobbiamo andare in piazza.
Smettiamola come ONG di fare progetti per l’Africa. Facciamo anche noi un aiuto al bilancio della società civile africana. Mettiamo a disposizione le risorse che saranno gestite dalla società civile africana, in dialogo e confronto.
“Seconda proposta: il CIPSI vive una pratica di partenariato paritario tra realtà della società civile. Rilanciandolo, non per fare progetti operativi, ma progetti culturali e politici per affrontare le ingiustizie. Lo facciamo già con l’America latina. Iniziamo a farlo anche con l’Africa. Dobbiamo avere momenti di confronto politico: questa deve essere la nostra cooperazione”.
Eugenio Melandri, coordinatore di Chiama l’Africa: “Si parla di lotta alla povertà. Dobbiamo lottare contro la miseria. Proponiamo una povertà dignitosa pur di vincere la miseria. Il problema del modo non è la povertà ma la ricchezza. Dichiariamo illeggittima la ricchezza! Mettiamo in questione il nostro modello di sviluppo! Continuiamo pure la Rete di collegamento, ma soprattutto a partire da casa nostra! Non doniamo qualcosa, le briciole ai poveri”.
Lisa Clark al riguardo ha dichiarato: “Cosa dobbiamo fare noi in Europa per cambiare la società consumista, opulenta, individualista? Dobbiamo imparare dalle donne di Bukavu a dire di no. Il difetto sta a monte dello strumento cooperazione. Il difetto sta nei valori della politica che considerano l’Africa come un oggetto esterno al nostro mondo. Dobbiamo fare autocritica sul nostro modo di essere e riconoscere il diritto alla dignità delle donne africane. Noi abbiamo bisogno della visione del mondo africana per sopravvivere”.
Odile Sankara del Burkina Faso ha raccontato concludendo un esempio di come vivere questi incontri e valori a livello tradizionale: “Nei nostri villaggi c’è il cosiddetto “gioco del Chiaro di luna”: ci incontriamo, condividiamo, facciamo festa, ci sono balli popolari, danziamo, cantiamo, qualcuna racconta storie e favole, di notte, intorno al fuoco. Questo aiuta a crescere in un sistema di vita e di pace”.
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