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giovedì 4 maggio 2006

5 risposte sull'incendio alla Erg di Priolo

C'erano tutte le misure di preparazione all'emergenza e per il controllo delle conseguenze di quanto accadeva? L'incidente ha riguardato solo la Sicilia, o ha avuto un impatto su tutta l'azienda e sul mercato globale? L'impianto aveva la certificazione ambientale? E chi, nel caso, lo aveva certificato? E le amministrazioni pubbliche cosa hanno fatto?

Sono questi gli interrogativi che il ricercatore chimico del Cnr Mario Pagliaro si pone e a cui risponde attraverso la sua newsletter in margine al'incendio che ha devastato la raffineria Erg di Priolo lo scorso 30 aprile.

Si scopre così che non c'era acqua negli idranti quando è scoppiato l'incendio in un normale week end di paura come nei classici incidenti di questo tipo (da Bhopal a Cernobyl).

E non si tratta di un episodio italiano poiché la mancata fornitura di benzina avrà ripercussioni a livello mondiale, e la gravità sta anche nel fatto che la struttura aveva ricevuto dal 22 marzo la certificazione ambientale in accordo al recentissimo standard internazionale di gestione ambientale ISO 14001 del 2004 dalla DNV Italia S.r.l, filiale italiana del Det Norske Veritas.

L'incidente fa emergere, ancora una volta, l'inadeguatezza della cultura operativa delle imprese e delle pubbliche amministrazioni italiane.

Mentre le autorità hanno, come al solito, tranquillizzato tutti senza alcun dato e sperando nella sorte. "La nube nera che si è sviluppata a causa dell'incendio non è tossica, non c'é alcun pericolo" ha detto il prefetto di Siracusa. Ma di quali dati disponesse, oltre a quelli del controllore-di-proprietà-dei-controllati visto sopra, non è dato sapere.

Dice Enzo Parisi di Legambiente Sicilia: "I piani di sicurezza esterni si sono dimostrati del tutto privi di efficacia informativa nei confronti degli abitanti. Nonostante il sindaco di Priolo abbia provveduto, attraverso il vecchio impianto megafonico, ad avvisare i cittadini e a consigliarli di restare in casa per evitare di respirare sostanze pericolose, un gran numero di loro ha preferito evacuare il paese ed ha così verificato che le vie di fuga sono ancora insufficienti a fronteggiare simili emergenze.

"Non avendo fonti d'informazioni istituzionali, i cittadini di Melilli, di Augusta e di Siracusa, hanno tentato di sapere cosa stava succedendo telefonando a parenti e amici o ai centralini dei vigili del fuoco".

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