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domenica 24 settembre 2006

Arte di sottobosco - Micologiche & Saprofiti

 

ARTE DI SOTTOBOSCO

Micologiche & Saprofiti

 

progetto e cura della mostra Maria Luisa Trevisan

 

24 settembre – 17 dicembre 2006

 

Vernissage: domenica 24 settembre ore 17

 

Pubblicazione con testi di Antonio Costanzo e Maria Luisa Trevisan

 

Luogo: PaRDeS Laboratorio di Ricerca D'Arte Contemporanea, Via Miranese 42 – 30035 Mirano (VE)                                  

Allestimenti: Tobia Ravà

 

Organizzazione: Associazione Culturale Concerto d'Arte Contemporanea

 

Patrocini: Fondazione Bevilacqua La Masa, Comune di Mirano – Assessorato alla Cultura e al Turismo, Associazione Micologica "Bresadola" di Mirano - Gruppo Amici Micologi Mirano

 

Orari: da mercoledì a venerdì 15 – 18; sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 15 – 18. Entrata libera. Visite guidate gratuite su prenotazione

 

Sponsor:  Prata di Pordenone (PN), "Osteria da Conte" Marano di Mira (Ve), "Enoteca Osteria Oca Bianca" Mirano

 

Artisti: Annalù, Daniella Perez Bacigalupo, Julia Bornefeld, Alessandro Cardinale, Alan Castelli de Capua, Sonia Casari, Franco Cimitan, Amedeo Fontana, Roberto Fontanella, Franco Corrocher, Renata Galiazzo & Silvio De Campo, Cristina Gori, Franco Gazzarri, Laura Gioso, Abdallah Khaled, Sirio Luginbühl & Antonio Concolato - Cinema Video Indipendente – Padova, Maria Pia Michielon, Lara Oreskovich, Pain Azyme, Aldo Pallaro, Dorina Petronio, Tobia Ravà, Oreste Sabadin, Santorossi, Hana Silberstein, Arza Somekh Coen, Cristina Treppo, Vittorio Valente, Cesare Vignato, Maria Chiara Zarabini, Stefano Zaratin, Luciano Zarotti, Anna Zerbaro & Alessandro Trentin

 

 

 

La mostra si propone come l'esperienza dell'andare a funghi ed insieme ai funghi reali s'incontrano nel parco della Barchessa di Villa Donà delle Rose a Mirano quelli d'artista. Come è nello spirito di Concerto d'Arte Contemporanea e di PaRDeS ed in sintonia con il periodo, si organizza per un'esposizione autunnale con opere di scultura ed installazioni ambientali dislocate all'aperto (corredate di progetti e video) sul tema dei "funghi d'artista" che si lega all'ambiente e al territorio. L'idea è nata in quanto, in questa zona del Veneziano, ci sono molti funghi, sia commestibili sia tossici e velenosi, che crescono nei parchi e giardini storici. Inoltre il fungo è un argomento di grande interesse per gli artisti. In molti sono a trarre ispirazione dal fungo con installazioni, dipinti, sculture, fotografia e video, prendendo spunto da funghi veramente esistenti come porcini, chiodini, pioppini, amanite, "gambe secche", ovuli, ecc., ma anche inventandone di nuovi con forme geometriche fantasiose (triangolare, quadrata, a spirale, ecc.), come in Habitat per funghi di Franco Gazzarri dove sono state fatte cadere delle polveri sottili sull'erba in attesa di avere funghi alla liquirizia, senape, henné e spirulina, "un'attesa di qualcosa che può avvenire ma non necessariamente".

Si può effettuare così un percorso costituito da funghi reali ed irreali, realizzati con i più svariati materiali: legno, pietra, cemento, ferro, reti, metalliche, vetro, terracotta, specchi, plastica, polveri, tessuti resinati, pizzi, spugne, accumulazioni di oggetti, di materiali diversi, anche di recupero. Il fungo viene qui considerando sotto molti l'aspetti sia positivi che negativi: ambientale, vegetale, micologico. Alcuni partono dal livello morfologico (cappello, lamelle, carne, velo, gambo, spore, muffe) e di crescita (sugli alberi, sui prati, a gruppi, ecc.) per arrivare al simbolico, psicologico, sessuale (Amedeo Fontana), erotico (Cinema & Video – Indipendente – Padova), provocatorio (Sirio Luginbühl & Antonio Concolato), metaforico, a quello pop, della favola e dei cartoon (si pensi a Walt Disney). Viene inoltre considerato anche dal punto di vista sociologico, passando per la storia del territorio, la medicina e la cucina con funghi allucinogeni, curativi, gustosi, fantastici.

 "Arte di sottobosco" indica l'ambiente naturale in cui si trovano solitamente i funghi come generalmente li immaginiamo. "Micologiche" da micologia, scienza che studia i funghi e da logica, quella che ogni artista ha messo in atto. In tempi passati era inclusa nella botanica e se ne occupavano, generalmente, medici e studiosi di botanica. E' da soli due secoli che la micologia si è separata dalla botanica ed è considerata una scienza a se stante suddivisa in diverse branche. La moderna micologia non li considera più dei vegetali e ha creato per loro un nuovo regno, chiamato regno Fungi. I funghi formano infatti un'amplissima coorte di organismi, sono oltre 100.000 specie, diffuse in ogni ecosistema. "Saprofiti" è il termine che indica gli organismi eterotrofi che si nutrono di materiali (vegetali o animali) in decomposizione, alla cui mineralizzazione e al conseguente riciclaggio contribuiscono: si tratta in genere di batteri e funghi (inferiori e superiori). Funghi saprofiti sono dunque quei funghi che per vivere si nutrono di sostanze organiche già pronte. Essi sono molto utili all'ecosistema perché con il loro metabolismo decompongono le foglie, i tronchi e le altre parti di piante morte, restituendo al terreno quei sali minerali sottratti dalle piante.

Ogni specie fungina ha le proprie caratteristiche ecologiche che, generalmente, presentano somiglianze affinità con quelle di altre specie appartenenti allo stesso genere. Oreste Sabadin ha creato un'installazione con un genere di funghi alquanto insolito: i Fungicli (funghi del riciclo, genere da lui inventato che cresce in modo irregolare attorno ai cassonetti (ceppi artificiali) della raccolta dei rifiuti, e di questo passo il "saprofitarista" diventerebbe l'operatore irregolare che si occupa del recupero e riutilizzo dei "fungicli", svolgendo anche una funzione sociale: l'arte del recupero.

Diversi sono gli artisti presenti in mostra che hanno cercato le molteplici "soluzioni-interpretazioni" dei funghi, anche giocando con le parole e con i materiali. Annalù con Fun-Go, esprime l'idea di svago e di divertimento nell'andare a funghi, trasformando le sottovesti della nonna resinate in tre gioiose Amanite muscarie, più accattivanti ma anche più temibili dell'incolore fungo solitario che sta accanto. E' singolare il fatto che molte artiste abbiano usato materiali morbidi che sollecitano ricordi famigliari, caldi e carezzevoli, come Julia Bornefeld artista tedesca con un fungo dipinto su feltro, Cristina Treppo, che con seducenti pizzi crea l'effetto della muffa, o Anna Zerbaro che insieme ad Alessandro Trentin ha realizzato un'installazione luminosa e sonora con vestitini di bimba, sospesi tra i noccioli, creando una fiaba dove la bambina "saltando da un fungo all'altro entra nei suoi sogni luminosi di carta, di stoffe velate e musiche di carillon, che oggi si trasformano in gesso per imprimersi nel tempo". I funghi di Laura Gioso diventano aquiloni in un giardino fantastico: richiamano un momento dell'infanzia in cui vederli spuntare improvvisamente aveva un qualcosa di magico e generava una grande gioia tutta infantile.  

Sonia Casari ha tratto ispirazione dal gioco dei "chiodini" che ha lasciato tracce nei ricordi della sua infanzia. All'interno di un'area quadrata, gli spazi vuoti scandiscono presenze d'acciaio e mobili cappucci lucenti di ceramica, che al soffio leggero del vento fanno un dolce tintinnio.

Da Alice nel paese delle meraviglie è tratto il titolo dell'opera di Pain Azyme, Il bruco consiglia, fonte di ispirazione fungino-psichedelica, in cui raffigura l'Amanita muscaria, fungo allucinogeno, che deve il suo nome all'antica abitudine delle donne tedesche di metterlo in un recipiente colmo d'acqua sul davanzale per tenere lontano le mosche. Questi funghi ed altri con proprietà analoghe, sono tradizionalmente "sacri" o "magici" presso i popoli che li usano da molti secoli per scopi rituali e divinatori, riservandone il consumo agli sciamani e agli iniziati. Sirio Luginbühl & Antonio Concolato  in Lasciate che i funghetti vengano a me prendono spunto da un testo francese in cui si dice che Cristo era un fungo allucinogeno. Al di sopra di una montagna fatta di champignon vi è una sorta di piccolo Buddha circondato da reperti simbolici (lapilli, ossidiana vulcanica corteccia portata dall'Oriente, sul cui albero si dice che Buddha predicasse).

I funghi celesti di Santorossi sono creature fantastiche, eteree, trasparenti. "Tutto quello che esiste in terra è stato pensato in cielo, sostiene l'artista. Il corpo del fungo vive in terra, l'essere del fungo vive nell'"altrove". Talvolta mi perdo, o mi ritrovo, nell' "altrove"". Anche i funghi di Lara Oreskovich vengono dal cielo, da un mondo misterioso sono sospesi per aria, spiraliformi, cosparsi di perline. "Al principio sono invisibili – dice l'artista - ma nel contatto con la terra assumono i colori e le forme della natura circostante". Forti sensazioni visionarie trasmette la Foliota mandragola di Franco Corrocher, doppio fungo fantastico con il gambo in legno di melograno scolpito, in cui s'intravedono volti, impronte, ombre, presenze misteriose, sognanti, fluide come l'acqua. Lo sdoppiamento caratterizza anche i funghi di Cesare Vignato: Amanita cesarea (un omaggio al suo stesso nome) e Double Mushrooms, mentre in Radioactive Mushrooms evidenzia una caratteristica unica e tipica dei funghi, che oltre ad assorbire metalli pesanti, sono dei recettori delle particelle radioattive  presenti nell'atmosfera terrestre (cesio 137), in particolare modo i porcini (Boletus edulis) e i fingerli (Cantharellus cibarius): un aspetto che l'artista ritiene positivo – contrariamente a quanto si è solitamente portati a pensare – poiché,  essendo delle "spugne" sono molto sensibili e permettono ai ricercatori di individuare quanta radioattività può essere sfuggita dalle centrali o da esperimenti nucleari. L'artista sottolinea quindi che il fungo non è per se stesso radioattivo o produce radioattività nociva, bensì è l'uomo che per errore o negligenza inquina l'ambiente. Lo sdoppiamento in questo caso è da interpretare come una alterazione genetica causata dalla radiazione che influisce negativamente sullo sviluppo della natura biologica degli esseri viventi. Hebeloma esplosivo di Abdallah Khaled evoca vagamente il fungo atomico. L' installazione di Arza Somekh Coen presenta due funghi. Un fungo vero microscopico verde il Penicillium notatum (ingrandito circa 36.000 volte), da cui è stata isolata, ad opera dello scienziato Alexander Fleming nel 1928, la prima sostanza antibiotica conosciuta (il nome penicillium viene dalla forma dei pennelli che si notano nell' immagine al microscopio). Il secondo è una forma di fungo (riduzione di circa 18.000 volte), causata da un' esplosione nucleare; questa agisce come antibiotico macroscopico. Il lavoro di Dorina Petronio trae origine dalla considerazione che ai funghi viene riconosciuta la proprietà di essere dei forti catalizzatori di agenti esterni, soprattutto inquinanti; questa caratteristica fa di loro dei portatori silenziosi di ogni genere di elementi tossici. Da questa loro "spugnosità" al negativo ha considerato l'ipotesi che potesse trasformarsi in una ricettività positiva, mantenendo la caratteristica di catalizzazione.

Shocking di Renata Galiazzo & Silvio De Campo è una critica agli OGM in cui i porcini di cemento "sommersi dal grigio, ripuliti e senza natura stanno ad indicare che di quello che mangiamo è rimasto solo la forma".

Bello ma pericoloso è Aspergillus realizzato da Vittorio Valente con la sua particolare tecnica a silicone colorato. In Socializzazione  primigenia Hana Silberstein s'ispira ai funghi che crescono a gruppi evidenziando - metaforicamente  - "il loro pericoloso grado di "organizzazione sociale". Molti sono gli artisti che hanno scelto funghi non commestibili, tossici o addirittura velenosi, attratti spesso dalla loro forma e colore come la Amanita muscaria che in Tobia Ravà diventa Muscaria numerica realizzata con paracarri, cemento e resine, ricoperta da una fitta texture di numeri e lettere ebraiche, legati tra loro dalla corrispondenza ghematrica.

Daniella Bacigalupo e Cristina Gori hanno creato ognuna attraverso un gioco ottico di materiali e tecniche diverse, due installazioni che riflettono sul binomio presenza – assenza, comparsa - scomparsa, come compresenza di significati che si trovano nella parola spagnola "des-aparicion". Alan Castelli de Capua ha previsto nel suo grande Fungo a perdere il progressivo degrado del sottili listelli di legno di larice con la conseguente scomparsa di questa originale forma fungina. Giganti sono anche gli Ipersaprofita di Aldo Pallaro realizzati con la corteccia di pioppo, utilizzando alberi sradicati da una forte tromba d'aria: una installazione in cui, i funghi, che in natura misurano 3-4 mm e traggono nutrimento da un ramo secco di ortica, diventano protagonisti. In Sparassis luminosa ha invece cercato di fermare attraverso il legno scolpito uno dei tanti virtuosismi del sottobosco.

Solitamente è il fungo che cresce all'interno di una pianta, nel caso dell'opera di  Stefano Zaratin, è la pianta che cresce all'interno del fungo, creando un'inversione di ruoli. Il fatto, poi, che la struttura abbia un aspetto di gabbia, può dar origine ad altre riflessioni. Spore bizantine di Luciano Zarotti fa riferimento all'elemento delle spore micologiche che si trovano tra le pietre, i muri, i legni e nella terra ed immagina che siano lì da secoli, in grado di passare indenni tutte le vicissitudini della storia.

Nel fungo specchiante di Maria Pia Michielon che imprigiona e abbraccia la natura ognuno può immedesimarsi nel fungo e magari riflettere anche sul comportamento di quei "fugnaioli" senza rispetto per l'ambiente e per gli altri, che devastano i boschi. Questo comportamento privo di sensibilità e principi etico-morali è evidenziato nelle crepe dello specchio che sono la metafora della personalità frammentata dell'uomo contemporaneo.

Il Sottobosco urbano di Alessandro Cardinale è un brulicare di persone indistinte che camminano veloci per strada sotto la pioggia, ognuna per conto proprio. Da questa immagine anonima, che trasmette un senso di malinconia solitudine, frenesia e incomunicabilità l'artista trae spunto per fantasticare e vedere un bosco in cui le persone vestite di scuro e gli ombrelli rossi sono diventati tanti allegri funghi in movimento.

Franco Cimitan ha dipinto una creatura mista uomo - fungo. "Un gioco nel bosco – dice l'artista - ma può essere il gioco che facciamo noi tutti all'interno della nostra personale foresta".

Roberto Fontanella, traendo ispirazione dagli scacchi, rappresenta un Re e una Regina a forma di ovulo, come "presenze reali" del sottobosco, ma anche astratte e purificate dalla presenza alchiemica dei metalli: la foglia d'oro e d'argento. Analoga cromia presentano le reti trasparenti dell'installazione di Maria Chiara Zarabini, che suggerisce l'affiorare dal terreno di strutture ovoidali protese verso l'alto in simbiosi con l'ambiente. Essa vive di riflesso, delle luci e dei colori, e viene sollecitata dinamicamente dalle brezze, evocando energie spaziali, dove la fragilità intrinseca è voluta e ricercata.

La raccolta di funghi ha sempre il sapore della scoperta e della conquista, un'esperienza che si è voluta ricreare anche con la mostra sui "funghi d'artista". Andare a funghi rappresenta un modo per passare una giornata in mezzo alla natura, respirare aria sana, fare un po' di movimento fisico. Ci si concentra sulla raccolta dei funghi, lasciando da parte pensieri e  preoccupazioni. Mentre si cammina si osserva un fiore, una farfalla, dei mirtilli e si stabilisce un rapporto armonico con la natura. Ecco che possono nascere interessi diversi da quelli puramente alimentari e, in tal caso il desiderio di conoscere i funghi, non solo quelli commestibili e velenosi, cresce sempre di più a mano a mano che ci si addentra in questo mondo così affascinante.

 

 

 

PaRDeS Laboratorio di Ricerca 'Arte Contemporanea a.c. a. Maria Luisa Trevisan, via Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax  041/5728366 cell. 349 1240891 e-mail marialuisa.trevisan@virgilio.it

Associazione culturale Concerto d'Arte Contemporanea, www.cartec.supereva.it

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