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lunedì 20 novembre 2006

Costi di ricarica, una guerra persa?

Costi di ricarica, una guerra persa?

In molti si chiedevano e mi chiedevano perchè ancora non parlassi dei costi di ricarica. Eppure – mi si diceva – ne parlano tutti, ma proprio tutti. Come fai ad evitarli? “I consumatori stanno per vincere una loro battaglia e tu li ignori!” mi è stato scritto in un’accorata email.
Onestamente ho guardato ed osservato molto in queste settimane, ho dialogato anche con Andrea D’Ambra, colui che ha avuto il merito di portare ad alti livelli la discussione riguardo a questi costi.

Ma da sempre c’è qualcosa che non mi convince, soprattutto da come viene descritta e vissuta. Si parte da aboliamoli.eu e leggo alcune inesattezze che già ho segnalato sia pubblicamente che privatamente a colui che cura il sito. Ma fin qui niente di male, ho molta stima per Andrea D’Ambra e per il suo lodevole fine. Molto meno stima invece per chi sta trattando la questione. Anche oggi sul “Sole 24 Ore” – ossia sul maggiore quotidiano economico del nostro paese – mi tocca leggere la solita serie di populismo e demagogia: Altolà delle Authority all’«anomalia italiana» Basta con le ricariche telefoniche gravate dal balzello del cosiddetto contributo, che finisce per pesare di più sulle tasche di chi ha meno soldi in tasca scrive l’importante giornale.

E rieccoci al punto fondamentale: in tempi non sospetti Massimo Cavazzini rese note alcune inesattezze al riguardo, il tempo è passato invano. Cosa è falso vi chiederete?

Innanzitutto non è un’anomalia solo italiana: il nostro paese certo non brilla per concorrenza e libero mercato nelle TLC (parole – oltre che del sottoscritto – anche di Viviane Reding, Commissario Europeo, presso il nostro Parlamento a fine del mese scorso ndr), ma non è l’unico ad avere questo ‘balzello’, anzi. Sullo stesso PrePaidGSM.net – sito sulle prepagate mondiali che da anni gestisco con soddisfazione assieme al creatore Carlo Ghio - si puo’ notare quanto siano numerosi i paesi ad avere questo (odioso) costo aggiuntivo.

Seconda cosa: in Italia è già possibile evitare questi costi. Wind ha un’offerta molteplice di ricarica senza costi (da 50 euro in su per tutti, per i clienti fissi anche per tagli minori) e la stessa H3G permette di evitarli. Mi si dirà che comunque rimangono esclusi i primi due gestori italiani. Vero, verissimo. Ma qui si parte con quell’effetto di ricerca del consenso politico, ottenuto sfruttando le passioni e i pregiudizi delle masse: quel che si riassume con demagogia. Perchè? Perchè trovo ingenuo nel pensare che un semplice intervento dall’alto freni questo ‘arricchimento ingiustificato’ dei gestori. Anzi, illuminante è stata la battuta di Gian Carlo nel newsgroup it.tlc.gestori.wind: “Bravi! Cosi’ i gestori aumenteranno le tariffe, e anche quelli che NON hanno MAI pagato i costi di ricarica come me ci andranno di mezzo… Complimentoni!“.

Ho la stessa identica sensazione. Perchè a mio modesto avviso è sbagliata la base di partenza del confronto con i gestori. Sicuramente leggere 1 miliardi e 700 milioni di euro in costi di ricarica fa effetto, ma c’è da chiedersi anche perchè si è in questa situazione. In Italia gran parte della clientela ha scelto l’offerta prepagata, eppure esistono anche gli abbonamenti. Eppure non ho mai visto nessuno lamentarsi della tassa di concessione governativa che costa ben 5,16 euro al mese anche per i clienti consumer, quelli a Codice Fiscale, che inutilmente la pagano. Sì, inutilmente quanto se non di piu’ del costo di ricarica in quanto non produce nessun beneficio fiscale. Abolendo quella tassa – abolizione proposta dall’ex Ministro Gasparri, ma mai attuata ndr – ci sarebbe una scelta chiara e sicura CONTRO i costi di ricarica.

Ma questo è solo un punto: il costo di ricarica è odioso perchè visto come balzello nascosto. A questo punto però mi viene da sorridere: da anni il nostro mercato sta aumentando i prezzi in maniera subdola tra l’indifferenza di tutti. Un costo ben piu’ odioso è lo scatto alla risposta appena arrivato, nell’ultimo piano Vodafone “One Nation”, a ben 19 centesimi.
Eppure per queste altre subdole manovre nessuna parola, troppo difficile è il campo da affrontare per trovare consensi? Scusate la malizia, ma penso che da un’iniziativa lodevole – quella di Andrea D’Ambra – molti siano saliti semplicemente sul carro dei (possibili) vincitori. Ma questa battaglia cosa produrrà realmente? Ammettiamo – lo spero anche io, mica lo nego – che i costi di ricarica vengano aboliti. Tutti piu’ ricchi? Forse, ma intanto gli scatti alla risposta e la tariffazione a scatti avanzano, metodi di tariffazione antiquati negli anni ‘90 e soppiantati all’arrivo del Nuovo Millennio sono nuovamente presenti nei nuovi piani tariffari. Abbiamo costi nominali al minuto, infatti, molto bassi ma i costi reali chi li considera? Ben pochi a quanto pare. Gli stessi consumatori che gridano “Al lupo!” poi si compiacciono di avere una tariffa a 10 centesimi al minuto. Peccato che spesso quelle tariffe costino 20 centesimi e piu’ per pochi secondi, si vede che forse forse il prezzo e il costo reale è ben piu’ alto di quanto si vuol far credere… ben piu’ alto e ben piu’ incidente del costo di ricarica nelle tasche dei consumatori, soprattutto quelli piu’ deboli e meno informati.
Così oggi mi tocca assistere a un coro di consensi che spera che una botta di etica nel MedioEvo delle nostre TLC possa cambiare davvero la sostanza del nostro mercato. Invece quei due miliardi di euro usciranno da altre vie. Ma stavolta sotto gli applausi di tutti.

Chapeau, stavolta ho davvero l’impressione che vincere una battaglia sia la via giusta per perdere la guerra.

fonte: www.andreatrapani.com

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