Ne muoiono, solo in Italia, 700 l'anno. E negli ultimi 10 anni ci sono statioltre 8000 morti e 170 mila feriti.
Ecco in anteprima i dati di una ricerca Asaps
di VINCENZO BORGOMEO
Ecco in anteprima i dati di una ricerca Asaps
di VINCENZO BORGOMEO
(Repubblica) Gli ultimi dati incidenti stradali che coinvolgono i pedoni, in Italia, sono da shock: nel 2000 rappresentavano il 12,7% del totale delle vittime e nel 2005 sono saliti al 13%. Percentuali fredde, che in numeri significano oltre 700 morti l'anno con una incidenza del 55% di anziani. Ma anche 25 vittime fra i bambini e 2.169 feriti. Insomma una strage, che negli ultimi 10 anni ha significato oltre 8000 morti e 170 mila feriti.
La denuncia arriva da uno studio dell'Asaps (l'associazione amici polizia stradale), che qui pubblichiamo in anteprima e che testimonia la gravità della situazione perché nel frattempo i decessi totali da incidente stradali sono diminuiti del 4,7% e i feriti del 2,7%.
Ma non è tutto: l'analisi scende anche nel dettaglio delle regioni, così si scopre che la truce classifica è così composta: Lombardia con 110 vittime (111 nel 2003), il Lazio con 95 (81 nel 2003), il Piemonte con 70 (71 nel 2003), l'Emilia Romagna con 61 (miglior risultato rispetto all'anno precedente quando furono 92 le vittime) e il Veneto con 60 (68 l'anno prima). Agli ultimi posti la Sardegna con 9 (21 nel 2003) il Molise e la Basilicata non hanno contato vittime fra i pedoni nel 2004.
E nello studio dei mesi a più elevato rischio per i pedoni si scopre che sono gennaio con 95 vittime, ottobre con 81, dicembre 77 e novembre 71.
Ovvio che per quanto riguarda le regioni molto dipende dalla densità e nella statistica dei mesi un ruolo determinante lo gioca il minor numero di ore di luce e le condizioni atmosferiche che incidono sulla visibilità dei conducenti e sulla frenata dei veicoli.
Che fare? "I consigli - spiegano all'Asaps - sono sempre i soliti: per i pedoni l'utilizzo delle strisce che devono essere rese ancora più evidenti e corredate di strutture protettive con segnaletica orizzontale e verticale adeguate, e, quando è possibile, dei sottopassaggi. Di notte e quando c'è maltempo rendersi il più possibile visibili con indumenti chiari e retroriflettenti. L'industria deve continuare nel percorso di adattamento della costruzione dei veicoli alle nuove direttive Ue con il maggior assorbimento dell'impatto con appositi paraurti e più adeguata tecnologia. Serve anche un maggior rispetto da parte dei conducenti per questa esposta e spesso indifesa categoria di fruitori non occasionali della strada".
Va detto però che dal punto di vista della sicurezza passiva i risultati saranno inesistenti per ancora molti anni. Solo recentemente gli ultimi modelli in produzione tengono conto del famoso "urto pedone" nelle prove di crash, un test che prima non veniva neanche preso in considerazione. Così anche se le auto progettate nel 2006 e oggi in vendita sono effettivamente più sicure per i pedoni, si tratta di una vera minoranza (una decina di modelli in vendita) e prima che questa tecnologia si diffonda in modo significativo nel parco circolante passeranno almeno una quindicina d'anni.
Più importanti invece i benefici che potrebbero arrivare da un salto culturale nel rispetto dei pedoni da parte degli automobilisti: qui il lavoro è tutto da fare.
La denuncia arriva da uno studio dell'Asaps (l'associazione amici polizia stradale), che qui pubblichiamo in anteprima e che testimonia la gravità della situazione perché nel frattempo i decessi totali da incidente stradali sono diminuiti del 4,7% e i feriti del 2,7%.
Ma non è tutto: l'analisi scende anche nel dettaglio delle regioni, così si scopre che la truce classifica è così composta: Lombardia con 110 vittime (111 nel 2003), il Lazio con 95 (81 nel 2003), il Piemonte con 70 (71 nel 2003), l'Emilia Romagna con 61 (miglior risultato rispetto all'anno precedente quando furono 92 le vittime) e il Veneto con 60 (68 l'anno prima). Agli ultimi posti la Sardegna con 9 (21 nel 2003) il Molise e la Basilicata non hanno contato vittime fra i pedoni nel 2004.
E nello studio dei mesi a più elevato rischio per i pedoni si scopre che sono gennaio con 95 vittime, ottobre con 81, dicembre 77 e novembre 71.
Ovvio che per quanto riguarda le regioni molto dipende dalla densità e nella statistica dei mesi un ruolo determinante lo gioca il minor numero di ore di luce e le condizioni atmosferiche che incidono sulla visibilità dei conducenti e sulla frenata dei veicoli.
Che fare? "I consigli - spiegano all'Asaps - sono sempre i soliti: per i pedoni l'utilizzo delle strisce che devono essere rese ancora più evidenti e corredate di strutture protettive con segnaletica orizzontale e verticale adeguate, e, quando è possibile, dei sottopassaggi. Di notte e quando c'è maltempo rendersi il più possibile visibili con indumenti chiari e retroriflettenti. L'industria deve continuare nel percorso di adattamento della costruzione dei veicoli alle nuove direttive Ue con il maggior assorbimento dell'impatto con appositi paraurti e più adeguata tecnologia. Serve anche un maggior rispetto da parte dei conducenti per questa esposta e spesso indifesa categoria di fruitori non occasionali della strada".
Va detto però che dal punto di vista della sicurezza passiva i risultati saranno inesistenti per ancora molti anni. Solo recentemente gli ultimi modelli in produzione tengono conto del famoso "urto pedone" nelle prove di crash, un test che prima non veniva neanche preso in considerazione. Così anche se le auto progettate nel 2006 e oggi in vendita sono effettivamente più sicure per i pedoni, si tratta di una vera minoranza (una decina di modelli in vendita) e prima che questa tecnologia si diffonda in modo significativo nel parco circolante passeranno almeno una quindicina d'anni.
Più importanti invece i benefici che potrebbero arrivare da un salto culturale nel rispetto dei pedoni da parte degli automobilisti: qui il lavoro è tutto da fare.
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