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lunedì 18 dicembre 2006

QUALITÀ DELLA VITA: LA SICILIA SEMPRE PIÙ IN BASSO. URGE USCIRE DALLA REPUBBLICA ITALIANA

MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
fondato nel 1943


- CUMUNICATU STAMPA -

QUALITÀ DELLA VITA: LA SICILIA SEMPRE PIÙ IN BASSO. URGE USCIRE DALLA REPUBBLICA ITALIANA

È giunto puntuale l'appuntamento con le classifiche diffuse dal "Sole 24 Ore" sulla qualità di vita nei comuni capoluogo d'Italia.

E non sono rose e fiori per i "capoluoghi siciliani", che peraltro come già denunciato da noi indipendentisti siciliani "guidano" delle Province abusive in quanto abolite dallo Statuto Speciale d'Autonomia, e sostituite nel 1946 da consorzi che ben diversi dovrebbero essere da quei nove stipendifici, nati con la legge regionale 8/1986, che insistono, a caro prezzo per la collettività, sul territorio siciliano.

Anzi, per essi e le relative realtà territoriali, è un’autentica catastrofe. I posti occupati sono fra l'82° di Ragusa e il 103°, l'ultimo, di Catania, città guidata non per niente dal Prof. Scapagnini, più attento agli svenimenti televisivi dell'on. Berlusconi che non alle vicende della sua città, e la cui "Provincia" è presieduta dall'ex vicesindaco on. Lombardo, sempre più addentro nel suo ruolo di presunto leader "autonomista" in chiave spartitoria e riciclapoliticanti che non a quello di amministratore pubblico siciliano.

E pressoché sempre gli ultimi posti occupano le città siciliane nelle classifiche specifiche, specie quelle su occupazione (l'emigrazione dalla Sicilia è una piaga presente, in continua crescita ma sottaciuta da media e statistiche varie), ambiente, formazione, commercio, impresa, gradimento dall'esterno.

È l'ennesima dimostrazione, qualora ve ne fosse stato il bisogno, di come sia chiaro che per la Sicilia ed i Siciliani appartenere allo Stato Italiano sia un pessimo affare.

Di più, un losco affare all'italiana, fatto di sfruttamento, inganni, malamministrazione, assimilazionismo. Con una classe politica allogena che, per meglio stringere fra le grinfie le nostre risorse (siano esse naturali, di manodopera, o quale "mercato d'assorbimento" dell'altrui produzione), nega ai Siciliani i più semplici diritti di Popolo e Nazione storica. Che pure godrebbe anche di esclusive prerogative enunciate nel summenzionato perfettibile Statuto (scritto solo ed esclusivamente con il sangue dei martiri siciliani per l'indipendenza), mortificato e disatteso sin dal primo minuto, seppur parte integrante della Costituzione repubblicana.

Costituzione che, grazie anche al silenzio dei parlamentari di ogni colore eletti in Sicilia o da siciliani, nel 2007 prevedrà anche l'odiosa imposizione dell'italiano come "lingua ufficiale", lingua che non ci appartiene, non ci è mai appartenuta e mai ci apparterrà, nonostante si sia costretti ad usarla per farci meglio comprendere dai media italofoni. Secondo anche l'Unesco, oltre ai principali atenei ed istituti linguistici del pianeta, la lingua dei Siciliani, di Sicilia e di tutto il mondo, è il Siciliano, nonostante l'Italia (anche tramite l'assurda beffarda legge 482/1999 sulle cosiddette "minoranze linguistiche" e proprio sull'Italiano "lingua ufficiale"), voglia negare questa sacrosanta realtà, assieme a tutte le peculiari specificità che identificano la millenaria Nazione Siciliana.

Quindi, il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia non può che ribadire come l'origine unica dei drammi che attanagliano una terra unica e meravigliosa come la Sicilia, rendendola arida seppur potenzialmente ricchissima e rigogliosa, è la colonizzazione italiana.

Non è un problema da individuare in singole istituzioni, partiti, coalizioni, schieramenti, rappresentanti eletti, leggi. La Sicilia soffre non perché, come sostengono alcuni, ha un'autonomia «che non dovrebbe avere». Semmai, è la mancata applicazione di quello Statuto Speciale d'Autonomia, e la puntuale e poliziesca applicazione di altre leggi, come la finanziaria in corso di approvazione su cui ci soffermeremo nelle prossime ore, a derubare e deprimere la Sicilia.

È qualcos'altro che la Sicilia ha e non dovrebbe avere. L'appartenenza alla Repubblica Italiana, che si traduce in oppressione colonialista e autentico stato di detenzione permanente.

E ciò che la Sicilia non ha, ma inevitabilmente ed ineluttabilmente conquisterà grazie alla lotta di tutti i Siciliani orgogliosi e di fede, è la libertà.

Catania, 18 dicemmiru 2006

A cura dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Propaganda del M.I.S.


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Andrea Finocchiaro Aprile, 1944

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