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sabato 30 dicembre 2006

"Un errore giustiziare Saddam" Prodi e Berlusconi contro l'esecuzione

I due leader politici uniti nel condannare l'impiccagione dell'ex raìs. Napolitano: "Contrarietà del nostro Paese a ogni sentenza di morte''


ROMA - L'impiccagione di Saddam Hussein mette d'accordo, in Italia, i leader di maggioranza e opposizione. Sia Prodi che Berlusconi parlano di un errore, umano e politico, che rischia di alimentare ulteriormente la spirale della violenza in Iraq. Secco l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la pena di morte: ''Interpretando i sentimenti profondi del popolo Italiano e gli alti valori morali e giuridici della Costituzione italiana, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferma la contrarietà del nostro Paese a ogni sentenza di morte ed esecuzione capitale'', si legge in una nota del Quirinale diffusa dopo l'esecuzione di Saddam.

Prodi. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, manifesta preoccupazione per l'aumento della tensione provocato all'esecuzione di Saddam Hussein. "Purtroppo le prime ore vedono delle conseguenze di tensione, di violenza che erano sostanzialmente attese - dice il premier -. Mi auguro che siano le uniche proprio perché ieri non avevo espresso soltanto il disagio e la condanna della pena di morte ma anche la preoccupazione che questa servisse ad aumentare la tensione". Il Professore, che aveva più volte espresso una posizione contraria alla pena di morte e che ieri sera aveva inviato un "ultimo accorato appello" per un atto di clemenza, si dice quindi oggi preoccupato per i primi disordini che hanno fatto seguito all'impiccagione dell'ex rais. "Questo è avvenuto nelle prime ore - conclude Prodi - e, ripeto, mi auguro che non continui in futuro".

Berlusconi. "L'impiccagione di Saddam Hussein rappresenta un passo indietro nel difficile percorso dell'Iraq verso una democrazia compiuta", dice Silvio berlusconi. Il leader della Cdl sottolinea che la condanna a morte è stata "decisa da un tribunale legittimo e dunque non espressione di giustizia sommaria", ma allo stesso tempo evidenzia "il rischio concreto che questo atto estremo alimenti un'altra spirale di vendette, di ritorsioni e di sangue tra sciiti e sunniti in un Paese ancora sull'orlo di una tragica guerra civile". L'ex premier, difende la decisione di inviare le truppe italiane in Iraq, sostenendo che "la civiltà" in nome della quale è stato decisa la "missione di pace contempla il superamento della pena di morte". Secondo Berlusconi "la sospensione della condanna avrebbe inoltre consentito lo svolgimento degli altri processi aperti contro il rais per i suoi efferati crimini contro l'umanità così da fare piena luce su trent'anni di genocidi e di orrori". Per questo, il leader di Fi giudica l'esecuzione un "errore politico e storico".


Origine: Repubblica

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