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mercoledì 31 gennaio 2007

AFRICA SACCHEGGIATA

A volte anche il cinema si presta con efficacia a denunciare le atrocità che si nascondono tra le pieghe di grandi tragedie. E' accaduto con le Urla del silenzio, in cui si narrava la vicenda della guerra svoltasi negli anni 70 tra i Kmer rossi ed il governo di Lan Nol; in Tra cielo e terra, con le immagini desolate del paesaggio rurale thailandese, in cui si narra della caduta di Saigon, la fuga degli americani e il suicidio del sergente, in cui il peso d'una guerra sbagliata s'era fatto insopportabile...

Hollywood, la mecca del cinema, si è occupata molto anche di Africa, ritraendola nei suoi straordinari paesaggi ricchi di stranzianti e corroboranti solitudini; nelle sue ampie distese d'erba che paiono infinite sullo sfondo d'un cielo perennemente infuocato dal tramonto...

Attori di grande qualità, da Robert Mitchum a Robert Redford, da Charlton Heston a Stewart Granger hanno prestato i loro volti per narrarci le gesta di uomini senza scrupoli o idealisti in cerca di purificazione... Anche in Hotel Rwanda, film abbastanza recente, il cinema viene a ricordarci il tremendo genocidio che c'è stato in Ruanda all'inizio degli anni '90. Genocidio che ha spazzato via un milione di Tutsi per opera dei loro rivali Hutu, senza che la comunita' internazionale facesse nulla, se non lasciare a poche forze dell'Onu il compito di un'interdizione di scarsa efficacia.

Ma è il film che sono andato a vedere ieri, "Blood diamond", con un Frank Di Caprio certamente nel ruolo più negativo della sua carriera, a tenermi incollato alla rossa poltrona sino alla fine.

Con una musica incalzante e perfette inquadrature il film, sebbene ricordi un poco Lord of War, con un ottimo Nicolas Cage nelle vesti di un mercante d'armi, è talmente intenso da lasciare lo spettatore sgomento e disorientato di fronte l'inferno di fuoco, odio, durezza abbattutosi in quella travagliata regione africana che risponde al nome di Sierra Leone.

"Blood diamond "(diamanti insanguinati) è il primo d'una nuova serie di storie a sfondo africano che vede impegnati personaggi quali Bill Clinton, Bill Gates, George Clooney, Bruno Vox, Angelina Jolie e Brad Pitt. Il tutto messo su dalla grande major cinematografica, che ha avuto l'ardire di sfidare la multinazionale dei diamanti De Beers, la quale ha accusato la major hollywoodiana Warnerbros di sensazionalismo in quanto ai fatti narrati nel film è già stato posto rimedio da tempo.

Strana concezione...! Come se uno facesse massacri vent'anni prima e avesse da ridire quando, vent'anni dopo se ne parla: anche se poi, la guerra in Sierra Leone è finita da soli cinque anni!

L'uscita di "Blood diamond" ha fatto scendere in campo anche Nelson Mandela, il carismatico leader africano, il quale è preoccupato della grande risonanza del film in quanto teme che possano destabilizzarsi quei paesi africani produttori di diamanti.

Per Amnesty International (ne ha parlato anche la testata del network di cui il Professor €chos ne è parte), il 20 per cento delle gemme del mercato internazionale provengono da paesi in guerra, mentre per il dipartimento degli Stati Uniti la percentuale si aggira all'uno per cento.

Difatti, il World Diamond Council, il cartello che rappresenta una cinquantina di compagnie diamantifere, per correre ai ripari, è dovuta intervenire con strenuanti campagne pubblicitarie per convincere la gente che le preziosissime pietre non sono sporche di sangue.

"Anche io ho regalato e continuerò a regalare diamanti, ma dopo questo film esigerò il certificato di provenienza per essere sicuro che non arrivi da una zona in guerra" ha affermato Frank Di Caprio, nella presentazione di "Blood diamond" a Roma.

Il commercio illegale di diamanti ha alimentato per troppo tempo le guerre in Africa, causando la morte di milioni di persone in Sierra Leone, Angola, Liberia e Repubblica democratica del Congo.

Nel 2002 una corposa campagna pubblicitaria mossa da alcune Ong e da Amnesty ha portato al varo del programma di certificazione di origine dei diamanti, nota col nome di "Kimberley process certification". I 45 aderenti al "Kimberley" rappresentano quasi la totalità della produzione globale di diamanti grezzi.

Dice più crudamente il regista del film Edward Zwick: "il film è ambientato in Sierra Leone durante la guerra civile degli anni 90 e mostra la brutalità del lavoro forzato nelle miniere e l'assurdo reclutamento dei bambini guerrieri. Ma è una metafora su come si muove il mondo: che cosa ha veramente valore per le persone?"

Tuttavia, alle accuse di aver diretto un film troppo violento, Edward Zwick, già noto per "L'ultimo samurai", risponde: "Quello che ho portato sullo schermo è di gran lunga inferiore a ciò che è accaduto veramente. La distanza tra noi e l'Africa è minore di quanto crediamo e quando facciamo un acquisto le ripercussioni sono globali: essere consumatore significa anche avere un atteggiamento politico".

Mentre invece, l'attore di colore Djimon Hounsou, nato in Africa, la cui parte è quella del pescatore Solomon che incrocia il suo destino a quello del contrabbandiere Danny Archer (Di Caprio) ricorda la sua esperienza diretta di quando era bambino di tanti conflitti. "Credo che questo film sia la storia più umana uscita da Hollywood" . Da culla della vita l'Africa si è trasformata nella culla della morte e siamo tutti responsabili" spiega l'attore alla sua seconda nomination agli Oscar, con una espressione sdegnata, memore probabilmente del ricordo ancestrale che appartiene alla sua gente, che ha lasciato dietro di se milioni di vittime ma che ha cementato buona parte le radici di quello che oggi viene considerato il Paese più democratico del mondo, gli Stati Uniti d'America.

FONTE: Il professor €chos

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