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martedì 2 gennaio 2007

Gli animali sono bugiardi ma lo fanno per necessità

Un vizio diffuso: dalle rane agli uccelli, dai pesci ai primati. Una ricerca americana spiega il motivo

I comportamenti fuorvianti aumentano le chance di sopravvivenza, ingannando il prossimo


 Gli animali sono bugiardi ma lo fanno per necessità NEW YORK - Gli animali sono bugiardi proprio come l'uomo. Mentono un po' tutti, dalle rane ai crostacei, dagli uccelli ai pesci. Il motivo? Ancora una volta la sopravvivenza.

Un gruppo di ricercatori americani guidati dal dottor Jonathan Rowell, dell'università del Tennessee, ha pubblicato uno studio su The American Naturalist, citato dal New York Times, in cui si dà una spiegazione delle bugie, molto più diffuse di quanto non si potrebbe pensare.

Un caso esemplare è quello delle rane. Il gracidìo è il modo in cui i maschi comunicano l'un l'altro le proprie dimensioni. Ad un richiamo profondo corrisponde un animale di grandi dimensioni. E' un suono semplice, ma da solo è in grado di allontanare dal territorio altri maschi che potrebbero insidiarlo. E qui loro si sono fatte furbe: così dietro un gracidìo baritonale può invece nascondersi una rana mingherlina, ma scaltra, tanto da evitare così in partenza una sfida che potrebbe esserle fatale.

Lo stesso vale per le farfalle. Le specie velenose hanno macchie caratteristiche sulle ali, che sono state subito imitate anche da quelle che velenose non sono, e che in questo modo riescono ad impaurire i loro nemici.

Un modo per evitare sfide pericolose e potenzialmente letali, ma anche per garantirsi vantaggi personali. Eppure le bugie animali hanno a lungo lasciato perplessi gli scienziati, visto che l'onestà risulta fondamentale fra gli animali: mantiene il livello di fiducia fra simili, utilissima per la loro sopravvivenza comunitaria.

In diversi casi, però, è stato osservato che i comportamenti bugiardi abbondano. Tra gli uccelli, ad esempio, le averle hanno un richiamo tipico per avvertire i loro simili dell'arrivo di un predatore. Eppure non è raro che usino lo stesso allarme per allontanare da un abbondante pasto altri maschi della stessa specie e poterselo così godere tutto da soli.

Ora, lo studio di Rowell e colleghi fornisce un nuovo elemento per aiutare a svelare la complessità della comunicazione animale. Adottando un modello complesso, per la prima volta la ricerca introduce la variabile del pubblico. E' proprio qui, secondo gli scienziati, la chiave di svolta. Se l'onestà, infatti, prevale nel dialogo a due, quando si inseriscono altri soggetti in ascolto, aumentano i segnali contraddittori emessi dall'animale che sta "parlando".

L'ipotesi dei ricercatori è che tale comportamento serva a depistare potenziali sfidanti, che potrebbero competere per il cibo o per la conquista della femmina. E che gli animali solitari siano meno inclini alle bugie di quelli che vivono in ambiti sociali più complessi. Molto più simili a noi, insomma, di quanto non pensassimo.


Origine: Repubblica

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