La stagione della Camerata Musicale Barese prosegue con gli appuntamenti pianistici. Ad essere ospite della città di Bari è stato il toscano Andrea Lucchesini, anch’egli frutto della scuola pianistica di Maria Tipo che vanta numerosi artisti in carriera tra i suoi allievi.Il concerto di ieri sera ha visto eseguite due opere che possono essere considerate tra le più belle pagine della letteratura pianistica: gli Improvvisi op. 90 di Schubert ed i Preludi op.28 di Chopin.Per completare il già prezioso programma, agli Improvvisi di Schubert sono state affiancate tre Sonate di Scarlatti. La chiarezza è stata sovrana per le esecuzioni di tutti i brani.A volte il pianista Lucchesini è stato discusso perché ritenuto freddo. Io credo che non si possa parlare di freddezza ma di zelo, poiché la chiarezza non si riferisce solo al suono, ma al pensiero musicale in genere tanto che i fraseggi stessi sono stati spiegati e sottolineati sempre con molta cura. La qual cosa potrebbe aver provocato in alcuni momenti una sensazione di appesantimento, che io non ritengo tale, anzi dal mio punto di vista ha dimostrato quello che Lucchesini è, un pianista dal cervello vivido.Anche dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, tutta la esecuzione è stata sempre incentrata alla pulizia del suono e se una facilità di mano è evidente Lucchesini non l’ha usata per mostrarsi ma piuttosto per trasmettere il senso musicale che in queste pagine di estrema difficoltà tecnica è sempre il primo ad emergere. Così la musica di Chopin si è espressa in tutta la sua drammaticità, balenante, tragica, drammatica: il preludio in si bemolle minore, quello in re minore sono capolavori musicali concentrati di estrema difficoltà tecnica e capaci di contenere in pochi minuti significati eterni. In essi è presente tutta l’angoscia di Chopin per la sua condizione di malato di tisi; ricordiamo che quest’opera è stata scritta in gran parte alle Baleari dove egli si era recato con Gorge Sand proprio per il clima più favorevole alla sua cagionevole salute. Ed il senso della morte invade anche Schubert seppur in questi eterei improvvisi, una morte più sublimata che tragica che si ravvisa laddove Schubert usa il doppio punto, la cellula ritmica propria della morte.Anche nei bis ancora presente Chopin, ma quello dipinto da Schumann nel suo Carnaval ed un momento musicale di Schubert. Anche questi segni della coerenza di un interprete di pensiero.
Viviana Velardi
Viviana Velardi
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