Il marito della pornostar racconta:
"Ho aiutato Moana a morire"
13 anni dopo la scomparsa della diva dell'hard, un libro svela nuovi retroscena
Antonio Di Ciesco ammette di aver fatto entrare piccole bolle d'aria nella flebo
Antonio Di Ciesco ammette di aver fatto entrare piccole bolle d'aria nella flebo
ROMA - "Così ho aiutato Moana a morire". Il marito della pornostar morta 13 anni fa, svela in un libro di "aver fatto entrare piccole bolle d'aria attraverso la flebo" per abbreviare la fine della moglie malata di tumore al fegato.
Al Messaggero, Antonio Di Ciesco anticipa il contenuto del libro: "Non voglio trovarmi in un letto con tubi dappertutto e non più padrona di me stessa, mi disse Moana. Allora dovrai aiutarmi ad andare, dovrai mettere fine alle mie sofferenze". E il momento venne la notte del 15 settembre 1994 in una camera dell'ospedale di Lione dove la pornostar era ricoverata.
"Ci abbracciammo, i baci furono un addio. Poco dopo si addormentò tra le mie braccia. Facendo entrare piccole bolle d'aria attraverso il tubicino della flebo lei non si accorse che la vita la stava abbandonando. E con essa anche le sofferenze".
Di Ciesco afferma di non essersi pentito: "E' stata una decisione presa con serenità, una scelta giusta che mi è costata, ma non c'era rimedio" e aggiunge di essersi deciso a parlare per mettere fine ai misteri sulla morte di Moana "specie sulla leggenda che non fosse morta, ma solo sparita volontariamente".
Sul quotidiano romano ricorda il suo amore segreto con Moana nato a Lampedusa tre anni prima, le nozze a Las Vegas, "una specie di gioco, un segreto tutto nostro che serviva anche a proteggere la nostra vita privata", e poi l'inizio del male durante un lungo viaggio in India nel 1994, con la scoperta del tumore e a Lione, l'esito quasi nullo della chemioterapia e il medico che le annunciò che non aveva più speranze.
Rifarebbe quello che ha fatto?, ha chiesto il Messaggero al marito di Moana. "Sì, non ho cambiato idea. E' stata una scelta giusta. Se mi chiamasse un giudice, non potrei che confermare quello che ho scritto. Non credo di aver fatto niente di male, ho solo rispettato la valontà di Moana. L'eutanasia è una scelta che dovrebbe essere concessa a tutti in casi estremi come quello di Moana, la mia Bambi".
Origine: Repubblica
Al Messaggero, Antonio Di Ciesco anticipa il contenuto del libro: "Non voglio trovarmi in un letto con tubi dappertutto e non più padrona di me stessa, mi disse Moana. Allora dovrai aiutarmi ad andare, dovrai mettere fine alle mie sofferenze". E il momento venne la notte del 15 settembre 1994 in una camera dell'ospedale di Lione dove la pornostar era ricoverata.
"Ci abbracciammo, i baci furono un addio. Poco dopo si addormentò tra le mie braccia. Facendo entrare piccole bolle d'aria attraverso il tubicino della flebo lei non si accorse che la vita la stava abbandonando. E con essa anche le sofferenze".
Di Ciesco afferma di non essersi pentito: "E' stata una decisione presa con serenità, una scelta giusta che mi è costata, ma non c'era rimedio" e aggiunge di essersi deciso a parlare per mettere fine ai misteri sulla morte di Moana "specie sulla leggenda che non fosse morta, ma solo sparita volontariamente".
Sul quotidiano romano ricorda il suo amore segreto con Moana nato a Lampedusa tre anni prima, le nozze a Las Vegas, "una specie di gioco, un segreto tutto nostro che serviva anche a proteggere la nostra vita privata", e poi l'inizio del male durante un lungo viaggio in India nel 1994, con la scoperta del tumore e a Lione, l'esito quasi nullo della chemioterapia e il medico che le annunciò che non aveva più speranze.
Rifarebbe quello che ha fatto?, ha chiesto il Messaggero al marito di Moana. "Sì, non ho cambiato idea. E' stata una scelta giusta. Se mi chiamasse un giudice, non potrei che confermare quello che ho scritto. Non credo di aver fatto niente di male, ho solo rispettato la valontà di Moana. L'eutanasia è una scelta che dovrebbe essere concessa a tutti in casi estremi come quello di Moana, la mia Bambi".
Origine: Repubblica
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