Generazioni tecnologiche? Nel mondo sempre più informatizzato e globalizzato sapere utilizzare bene il computer e Internet non sarà solo importante: da qui passa già ora e passerà sempre di più in futuro la prospettiva di uno sviluppo competitivo del sistema-Paese, in termini di aziende e mercato, di scuola e ricerca, di democrazia e partecipazione. Le conoscenze informatiche e più in generale tecnologiche definiranno ancora di più le gerarchie mondiali, e l'Italia sta forse perdendo l'occasione di restare agganciata al resto d'Europa. Il rischio è quello di ritrovarsi con una diffusa carenza di alfabetizzazione informatica o comunque con un utilizzo e conoscenza generica e superficiale degli strumenti tecnologici. Il digital divide in casa Mentre nel nostro Paese si sta ancora procedendo a rilento per portare la banda larga ovunque, in Lettonia e in Estonia i ragazzi possono collegarsi alla Rete in modalità wireless su autobus di linea o treni pendolari. Proprio questo dato dovrebbe allarmare: Paesi che fino a poco tempo fa venivano considerati appena sopra il terzo Mondo, in realtà hanno conosciuto un exploit incredibile riguardo l'innovazione tecnologica ed oggi stanno ponendo le basi per essere autorevoli concorrenti nello sviluppo e nei mercati. Il nuovo digital divide che si profila all'orizzonte non riguarda più la semplice possibilità d'accesso a Internet, ma il suo utilizzo avanzato, per fare e-business, accedere ai servizi del pubblico e del privato, creare valore e sviluppo. E in tutto questo il ruolo dei giovani è fondamentale per non restare indietro. I motivi del ritardo In Italia, Internet ha ancora una valenza troppo ludica: è il mezzo per scaricare musica, condividere momenti di svago e intrecciare relazioni interpersonali. In questo, i giovani italiani non sono diversi dai loro coetanei europei. Ciò che sembra mancare è lo scatto verso l'altro uso, più responsabile e avanzato della Rete: altrove il Web rappresenta l'accesso alla conoscenza per milioni di giovani, che online colgono l'occasione per restare informati, aggiornarsi, lavorare e acquistare. Nonostante i tentativi, anche la scuola non sembra essere riuscita a far passare questo messaggio, e sicuramente non l'aiutano i media tradizionali, pronti a dipingere il Web come un luogo pittoresco, a volte divertente a volte pericoloso, ma raramente come uno strumento di sviluppo e crescita. Un mercato non a misura di giovani Del resto tutta l'Europa, nei confronti del Nord America, per esempio, già paga un ritardo culturale nell'approccio alle tecnologie come risorsa. Gli spazi per i giovani creativi sono pericolosamente ristretti, anche a causa di un mercato poco attento all'innovazione e alla concorrenza. Le più grandi società tecnologiche al mondo, Microsoft e Google, hanno mosso i primi passi grazie alla genialità dei loro creatori, ma anche grazie a un modello imprenditoriale che favorisce il mercato, le idee e le innovazioni. In Europa, e in Italia in particolare, si privilegia ancora il capitale. Le risposte da un venture capital Qualcosa però si sta muovendo: stanno infatti nascendo strutture a sostegno dall'innovazione e della creatività sul modello dell'americana YCombinator, un venture capital che ha trovato, sponsorizzato e favorito la nascita e l'ascesa di nuove imprese tecnologiche giovani (con relativi ritorni economici). Il venture capital investe soldi nei talenti, mettendo a disposizione il capitale di partenza, e i successivi ricavi della nuova azienda (in percentuale dal 6 al 10, di solito) vengono destinati al finanziatore. Ora questo venture capital sbarca in Europa aprendo YEurope, con sede a Vienna e puntando proprio sul mercato tecnologico. Da luglio a settembre, i migliori otto progetti che perverranno all'attenzione del venture capital potranno godere di un finanziamento di partenza per sviluppare la propria idea e lanciare lo start-up. Un modello che in passato in Europa non ha attecchito completamente. Lo scenario sta per cambiare? |
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