Campo
Presenta
ELOMAC essepià
inaugurazione mercoledì 6 giugno 2007, ore 18–21
6 giugno – 26 giugno 2007
galleria campo
via belvedere 2b 40121 Bologna
orario lun-sab 9-13/16-20
chiuso giovedì pomeriggio
info +39 051 266043
I dipinti e gli oggetti scelti fra i lavori ultimi di Luigi Leonidi (ELOMAC essepià) possono sembrare distanti fra loro, o solo apparentemente uniti da una semplice comunanza di soggetto. Vi è invece una stretta relazione che non va ricercata nel linguaggio, nell'ironia del gioco, o nell' uso di immagini provenienti dai mondi del consumo o dal fumetto, ma appartiene invece al luogo dove queste fantasmatiche rappresentazioni si svolgono.
"Ci voleva il ricordo, non proprio il ricordo ma la trasmutazione del ricordo in una realtà direttamente percepita" così scrive Proust in Jean Santeuil, ed è forse da un simile luogo della mente che provengono le opere di Luigi, un luogo immateriale che produce un artificio necessario a racchiudere un frammento di tempo e di spazio perduto. Quasi il luogo delle 'idee' platoniche, laddove per l'anima risiede la verità di ogni cosa, ma anche la morte, la purezza, il tempo, il distacco: ogni cosa nella propria iconica sostanza isolata dal sentire quotidiano.
Al pari dei dipinti anche gli oggetti diventano parvenze, fantasmi (in senso letterale) degli oggetti reali e non loro rappresentazioni. Il disco, le lampadine o le buste di latte Granarolo sono visti e percepiti senza l'aiuto dei sensi, ed anche se ci vengono restituiti con nettezza e precisione ci lasciano intravedere la loro provenienza, il loro essere altrove. La maestria esecutiva che riproduce in modo tridimensionale la busta di latte ad acquaforte è dunque talmente necessaria che non viene neppure esibita nella sua semplicità cristallina, ed è forse proprio attraverso un esecuzione così minuziosa ed accurata che l'oggetto è privato della sua materialità sensibile, e ce ne viene restituita una visione preliminare della sua essenza distante anni luce dalla serialità pop.
Lo stesso accade nei dipinti, dove l'apparente gioco linguistico, l'uso delle icone più semplici del fumetto - Paperino, Paperina, Homer Simpson, la cui ironia ci lascerebbe in questi giorni se non proprio indifferenti certamente non stupefatti -, soggiace alla stessa ragion d'essere, alla stessa necessità di recuperare la percezione di sentimenti e di domande che sono memoria di un altrove appena intravisto. In questo caso i personaggi dei fumetti emergono da uno spazio oscuro ed assumono espressioni, "colme come una realtà e vaghe come un sentimento" (Proust), e da personaggi bidimensionali dei cartoons diventano abitanti tragici di quel luogo proprio dell'incorporeità, assumendo per contrasto espressioni umanissime ma rapprese in gesti accennati e archetipi, carichi di un dolore inespresso.
Luigi Leonidi (ELOMAC essepià) lavora per dieci anni come perito meccanico addetto alle macchine di precisione presso una multinazionale, si iscrive poi all'Accademia di Belle arti di Bologna dove si diploma nel 2005 con una tesi intitolata "religione arte e scienza", svolta intorno a pensieri che sono alla base delle sue opere. Vive e lavora a Bologna.
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da: c f <cf1963@alice.it>
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