Un laboratorio tenutosi oggi in occasione della 3ª edizione del Salone DAL DIRE AL FARE ha messo a confronto imprenditori, sistema creditizio e istituzioni per supportare e integrare l'immigrato imprenditore
Quasi 19 mila nella Provincia di Milano; 46 mila in Lombardia; 220 mila in Italia. A tanto ammontano le imprese etniche presenti sul territorio. Un vero e proprio capitale umano ed economico da gestire e supportare al meglio perché possa diventare strumento di crescita economica e di integrazione sociale. Su questi obiettivi si è concentrato il laboratorio Sviluppo economico e integrazione sociale attraverso il supporto all'imprenditoria etnica nell'area metropolitana milanese, realizzato nell'ambito del progetto The European Learning Network e organizzato oggi da Provincia di Milano e Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo nell'ambito della terza edizione di DAL DIRE AL FARE, il Salone della Responsabilità Sociale d'Impresa.
Rappresentanti dell'imprenditoria etnica milanese come José Galvez, direttore del portale Internet Impresa Etnica, e Augustin Mujyarugamba, presidente di AIPEL Immigrati Imprenditori, hanno sottolineato come l'imprenditoria etnica in Italia sia non solo un fenomeno in costante crescita (12,7% imprese in più dal 2005 al 2006), ma anche un importante fattore economico. Basti pensare che il 6,1% dell'intero Prodotto Interno Lordo nel nostro Paese è generato proprio dal lavoro degli immigrati. A questo ruolo potenzialmente così importante dell'imprenditoria etnica corrispondono però ancora troppe difficoltà di crescita del settore; legate in primo luogo all'accesso al credito, all'integrazione sociale e all'eccessiva burocrazia.
Chiamato in causa, il sistema creditizio risponde che ormai da anni sono stati attivati nuovi prodotti bancari rivolti esplicitamente al terzo settore e all'imprenditoria etnica. L'accesso al credito può piuttosto essere facilitato facendo in modo che l'imprenditore immigrato costruisca su di sé la fiducia della banca, attraverso un rapporto continuativo con l'istituto di credito stesso. In questo modo, ha evidenziato Gian Pietro Lattuada, responsabile marketing strategico della Banca Popolare di Milano, "due imprenditori su tre hanno ottenuto da noi il credito richiesto".
Un radicale cambiamento di ottica sul problema è stato sollecitato da Renato Galliano, direttore generale di Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo, secondo il quale "non esiste un imprenditore immigrato ma semplicemente un imprenditore a tutti gli effetti", con tutte le conseguenze positive che questo può comportare. "Una metropoli diventa attrattiva", ha aggiunto, "se permette la convivenza di culture diverse, non se le omogeneizza". "Occorre dunque "non guardare con miopia" a questo fenomeno, come ha precisato Giuseppe Frangi, direttore responsabile di VITA Non Profit Magazine, ma interpretarlo come una vera e propria risorsa.
La risposta delle istituzioni non è però mancata. Nel 2005 è nata l'Associazione per lo sviluppo dell'imprenditoria immigrata ASIIM, a cui hanno aderito diverse istituzioni quali la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio di Milano, oltre all'Università Bocconi. L'ASIIM ha tra le altre cose creato uno sportello informativo, ha dato vita a 40 corsi di formazione e sta studiando soluzioni per finanziare gli imprenditori immigrati.
Le istituzioni, ha concluso Piergiorgio Monaci, Settore Attività Economiche e Innovazione della Provincia di Milano, hanno fondamentalmente tre obiettivi: stabilizzare le micro-imprese etniche, dal momento che nascono in fretta ma altrettanto velocemente cessano l'attività; diversificare i loro settori lavorativi; combattere l'usura. Le difficoltà ad ottenere crediti, spingono infatti qualcuno a sistemi di finanziamento illegali. Per questo è in fase di realizzazione un fondo di garanzia per gli insolventi.
per maggiori informazioni: Ufficio Stampa
Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo,
tel. 02.24126558, nicelli@milanomet.it
www.daldirealfare.eu
www.thelearningnetwork.net
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