Cooperazione internazionale
Barbera (CIPSI): “Care/i onorevoli e senatrici/ori, sviluppo e cooperazione sono diventati una fabbrica di miseria che inganna i poveri. Dalla legge Delega sulla Cooperazione allo Sviluppo dell’Italia ad una legge per le relazioni internazionali tra i popoli”. Sette punti per rifondare la legge di cooperazione.
Roma, 3 ottobre 2007 – “Care/i onorevoli e senatrici/ori, è arrivato il tempo del disincanto: lo diciamo a Voi, chiamati a promulgare una nuova legge in Parlamento. La storia ci dice che troppo spesso attraverso la cooperazione internazionale e il cosiddetto “aiuto pubblico allo sviluppo” non solo non si sono risolti i problemi, ma si è peggiorata la situazione. Aiuto e cooperazione sono divenuti di volta in volta continuazione della dominazione coloniale, promozione delle imprese e dei modelli produttivi europei e nazionali, occasione per disfarsi del surplus agricolo e alimentare, creazione di dipendenza politica, ulteriore impoverimento dei poveri. In una parola “sviluppo e cooperazione” sono divenuti una immensa e programmata fabbrica di miseria. Con una colpa in più, quella di ingannare i più poveri e i più deboli, mostrando loro i lustrini di un modello di società che, nei fatti, premia soltanto i ricchi”. È l’inizio della lettera aperta ai parlamentari italiani di Camera e Senato inviata da Guido Barbera, presidente del Cipsi – coordinamento di 41 Ong e associazioni di solidarietà internazionale.
E Barbera continua: “E’ giunto il momento di affrontare le radici dei problemi, per non cadere in quell’efficientismo che riduce la cooperazione internazionale solo a trasferimento di risorse e di tecnologia dal Nord al Sud. Il primo motivo di crisi della cooperazione italiana oggi è dovuto a una perdita stessa della sua identità”:
La nuova legge è indispensabile per superare non solo le molte strettoie burocratiche, ma soprattutto per rilanciare in termini nuovi la solidarietà internazionale. Una nuova legge non sarà sufficiente se la cooperazione non viene ripensata nelle sue radici e nella sua quotidianità, nel ruolo dei singoli e molteplici attori in campo, come la ridefinizione del ruolo delle ONG “Organizzazioni Non Governative.
Riteniamo per questo indispensabile una nuova cultura delle relazioni internazionali, modificando anche a livello legislativo la legge per la cooperazione – in legge per le relazioni internazionali tra i popoli.
I cambiamenti in atto vanno molto oltre: il fenomeno delle migrazioni, l'esplosione del fenomeno del terrorismo internazionale, la percezione di grandi catastrofi e di grandi pandemie, la crescita esponenziale di missioni di “peace keeping “e di “peace enforcing”, con la dislocazione di missioni militari in tante parti del mondo, la crescita di attenzione per le situazioni di emergenza, …
La cooperazione internazionale deve uscire dalla pura logica del cosiddetto “aiuto allo sviluppo” proporre modelli nuovi di relazioni globali fra stati, popoli e culture diverse.
Forse è tempo di capire che, o la cooperazione diviene il punto di partenza per un cambiamento globale di politica, di economia e di cultura, oppure continuerà a ingannare i poveri e a fabbricare miseria.
Per questo, care/i onorevoli e senatrici/ori, Vi invitiamo a partecipare attivamente al dibattito e ai lavori di ridefinizione ed approvazione – rapida – di una nuova legge per le relazioni e la cooperazione internazionale del nostro Paese, evidenziando di seguito alcuni punti che riteniamo fondamentali:
1. La nuova legge deve avere il coraggio di introdurre, anche nello scenario internazionale, un nuovo “linguaggio” della cooperazione, espressione e traduzione di una nuova identità in grado di superare il binomio “sviluppo” - “sotto-sviluppo”. Il processo di globalizzazione richiede coinvolgimento e partecipazione di tutti nell’affrontare i problemi. Sempre pensando alla necessità di un nuovo linguaggio, riteniamo che la stessa denominazione “ONG” sia superata e da rivedere.
2. La nuova legge deve avere un luogo definito di “garanzia della coerenza delle politiche” essendo oggi l’azione di cooperazione internazionale, trasversale all’operato di molti ministeri e di molte politiche del nostro Paese e delle Agenzie Multilaterali alle quali l’Italia partecipa.
3. La nuova legge deve prevedere almeno una sede di elaborazione partecipata strategica delle priorità della cooperazione italiana, aperta alle rappresentanze delle aggregazioni della società civile italiana, delle principali reti internazionali, delle aggregazioni di immigrati in Italia…
4. La nuova legge deve riconoscere a tutti gli effetti tra i soggetti della cooperazione internazionale, le rappresentanze della “società civile” locale.
5. La nuova legge deve superare la sola logica degli interventi progettuali e degli “aiuti ai bilanci di stato” per supportare nuovi strumenti di sostegno ai processi delle società civili locali, sia a livello geografico che tematico: convenzioni quadro, fondi destinati a “programmi” presentati direttamente dalle società civili in partenariato tra loro e con quelle italiane ed europee.
6. La nuova legge deve sostenere la costruzione di reti tra aggregazioni della società civile anche a livello di risorse, per facilitarne sia la partecipazione che l’attività formativa, informativa, culturale e politica.
7. La nuova legge deve riconoscere, accompagnare e sostenere il ruolo dell’educazione, della cultura e della formazione, necessario ad analizzare e modificare alle radici i problemi che condizionano le relazioni tra i popoli e che determinano le gravi situazioni di ingiustizia e di divario sociale.
Sette punti che Vi invitiamo calorosamente a tenere in forte evidenza se non si intende a limitarci ad un semplice “restauro” alla vecchia legge 49/87 che , sinceramente, riteniamo inutile”.
Contemporaneamente all’invio della lettera il Cipsi consegna ai parlamentari della Commissione Esteri anche una copia del suo recente volume: “La cooperazione dai bisogni ai diritti”, di Guido Barbera ed Eugenio Melandri.
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