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domenica 27 gennaio 2008

FORMAZIONE RIFLESSIVA

LA FORMAZIONE RIFLESSIVA 

di LAURA TUSSI 

Recensione al libro di D.A. Schon, Formare il professionista riflessivo, Angeli, 2006






L'autore  pone una distinzione tra due divergenti tipologie di professionisti:

risolutori  di problemi strumentali, secondo un vecchio stampo professionale e artefici,  creativi e risolutivi del proprio agire, come sia auspicabile il nuovo  professionista. Il primo tipo di professionista è dotato di una serie  di competenze delle quali, all'occorrenza, fa un uso pratico. Al secondo  viene chiesto un ripensamento e una totale ridefinizione della propria  professione in senso educativo. Quest'ultimo ha una visione dell'educazione  non solo empiricamente tecnica, ma soprattutto artistica in quanto la  sua conoscenza teorica non resta relegata e impigliata in schemi prefissati.  Quel tipo di sapere risulterebbe essere la base dalla quale non transigere  per la propria formazione primaria. Questa base deve essere arricchita  da una visione artistica del proprio sapere e particolarmente per come  lo si deve trasmettere e applicare. Questa visione artistica si palesa  come concezione della conoscenza che crea e favorisce in chi la pratica  una formazione favorente la contemporaneità dell'insegnamento e dell'apprendimento.  Questo atteggiamento verso la conoscenza presuppone per la diade insegnamento  e apprendimento un continuo aggiornarsi nell'ambito della ricerca  educativa e un conseguente rivedere dove necessario il rimettersi in  discussione. L'invito con questo comportamento del rimettersi in discussione  non va rivolto soltanto ai professionisti in genere e agli insegnanti  in particolare, ma contemporaneamente alle istituzioni dello stato per  la propria competenza e a tutte le istituzioni sociali globalmente.  La lettura di questo saggio si consiglia agli studenti sin dall'ordine  delle scuole superiori. L'autore rivolgendosi ai professionisti complessivamente,  giustamente li interroga con tono provocatorio rispetto a come intendono  perseguire la propria funzione, ossia se con il vecchio metodo o il  nuovo. Risulta chiaro a questo punto che solo il professionista e ancor  più il pedagogo e il pedagogista non possono da soli farsi carico di  tale portentosa ed encomiabile trasformazione dell'apprendere e dell'insegnare.  Si dovrà necessariamente rivedere tutto il vasto settore dell'editoria  conseguente a tale rivisitazione o revisione pedagogica. Queste ultime  considerazioni potrebbero sembrare provocatorie per quanti sono stati  invitati a rivedere i personali tipi di conoscenza e le diverse metodologie  educative. L'autore generosamente espone la personale esperienza che  ha dato i risultati voluti. Ci si augura implicitamente che molti altri  professionisti intraprendano tale metodo a beneficio di tutti. E'  consapevole altresì dalle difficoltà che si incontrano confidare nella  soddisfazione che compenserà chi volesse cimentarsi in proposito nella  vocazione che molti insegnanti coltivano per la propria missione. 
  

LAURA TUSSI    

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From: LauraTussi <tussi.laura@tiscali.it>


 


 

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