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sabato 3 maggio 2008

Molfetta (Bari) - L'incanto del 'Divenire' di Ludovico Einaudi

La magia delle note di Ludovico Einaudi, ha aperto ieri, al teatro Odeon di Molfetta, la prestigiosa rassegna “Concerti di Primavera”, organizzata dalla Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente, con il patrocinio del Comune e del Fai ( Fondo per l’Ambiente Italiano), a cui seguirà l’8 maggio il cantautore Fabio Concato, il pianista Danilo Rea (30 maggio) ed il clarinettista Eddie Daniels accompagnato dalla Jazz Studio Orchestra diretta dal maestro Paolo Lepore (7 giugno) .

Il concerto fa parte del tour internazionale che il celebre pianista torinese (nipote del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e figlio dell’editore Giulio Einaudi), classe 1955, tra i più apprezzati di musica contemporanea in Europa, ha intrapreso con diversi live set a partire da febbraio di quest’anno, per presentare il suo ultimo album “Divenire”( pubblicato nel 2007 dall’etichetta britannica “Decca Records”) toccando diverse città europee ma anche Giappone ed India.

In un teatro gremito all’inverosimile, Ludovico Einaudi, sembra ben rappresentare la realtà musicale attuale, riuscendo ad imporsi con il suo pianismo lieve e malinconico, sul difficile mercato discografico. La sua musica riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico più vario, dagli appassionati di musica elettronica e rock ai più raffinati cultori di musica classica e contemporanea, perché nelle sue composizioni si respira un ciclico fluire spazio-temporale attraverso il quale ben si intrecciano richiami al maestro di studi Luciano Berio, ma anche al padre del minimalismo Philip Glass, Michael Nyman, Steve Reich e Wim Mertens.

Ed è proprio il fluire inesorabile del tempo ad essere elemento comune dell’intero progetto discografico”Divenire”, nel quale i brani si susseguono come fossero le tappe di un viaggio, che è un po’ il percorso che l’uomo deve intraprendere alla ricerca del sé .
Un titolo importante per un album dalla lunga gestazione iniziata nel 2002 quando Einaudi fu invitato a scrivere una composizione da eseguire su un altipiano a 2000 metri, davanti alle Pale di San Martino al Festival “I suoni delle dolomiti” .

Fu infatti in quell’occasione che il compositore presentò in anteprima una suite per pianoforte, due arpe ed orchestra d’archi, ispirandosi al ciclo di tre quadri del pittore Segantini che, durante l’esecuzione, assunse una dimensione assolutamente unica dinanzi ad uno scenario naturalistico così spettacolare .”Divenire” fu il titolo scelto da Einaudi per quel brano, in cui il ciclo della natura nel suo alternarsi sembra ben rappresentare le “stagioni” della vita di ogni essere umano.

In forte ritardo sulla tabella di marcia (il concerto era previsto per le ore 20.30) precededuto da una breve recensione del giornalista e critico della Gazzetta del Mezzogiorno Ugo Sbisà, Ludovico Einaudi, occhi verdi e pochi capelli brizzolati in total black look, si presenta sul palco del Teatro Odeon, dinanzi all’immancabile pianoforte Steinway Gran Coda della collezione Fabbrini.

Soddisfatto per la grande affluenza del pubblico, Einaudi annuncia brevemente che il live sarà un summit delle sue composizioni più recenti e lontane, senza una scaletta ben precisa, all’interno del quale vi saranno anche momenti di pura improvvisazione.

Il concerto inizia, intorno alle ore 21.30, in silenzio assoluto le note del maestro risuonano all’interno del teatro, che sembra assumere ben presto la dimensione di un evento mistico e “sacrale”, fino a giungere direttamente all’anima dei presenti.
Ad aprire la performance i brani dell’ultimo progetto “Divenire”, da “Uno” alla title track, per poi proseguire con “Rose”, “Ascolta” e “Oltremare” .

Come in un film immaginario, il pianismo di Ludovico Einaudi caratterizzato da una ricerca assoluta del “valore delle note” in un sapiente gioco armonico alternato ad un ossessivo ripetersi delle frasi musicali, sembra condurre l’ascoltatore in una dimensione difficilmente definibile.

Il pubblico sembra particolarmente apprezzare ed applaude entusiasta ogni piccola pausa che il musicista sembra concedersi alla fine di ogni brano.
La musica di Einaudi è poesia in musica, è respiro, soffio vitale , ricerca personale ed intima dell’essenza più profonda dell’animo umano, è visibile trasporto verso una scarnificazione della materialità dell’essere.

Dopo un’ora e mezza il concerto termina, Ludovico Einaudi commosso saluta e ringrazia tutti gli organizzatori, concedendosi nuovamente al “suo” pubblico .

Ma la musica non termina qui, perché ognuno di noi ne ha fatta propria una parte ed ogni nota sembra riecheggiare nella memoria del cuore.

Claudia Mastrorilli

 

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