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mercoledì 25 giugno 2008

PR e netiquete

Alla ricerca della buona educazione in Rete
Uno dei più autorevoli professionisti italiani, Enrico Cogno, si pone e pone interrogativi sull'uso dei nuovi media nelle attività di Rp con riferimento particolare ai blog e alle informazioni che passano attraverso questo nuovo strumento.

Lo sappiamo bene, ormai. Grazie alla blogosfera circolano tante informazioni che arricchiscono il mondo dell'informazione e della comunicazione al punto che, in assenza di questo stile di comunicazione partecipativo, tutto ci apparirebbe più povero.

Per contro, vedo che sta procedendo a rilento quello che invece speravo: una crescita qualitativa analoga a quella quantitativa. Le cattiverie, la cattiva educazione, le menzogne, gli attacchi biliosi, il linguaggio da caserma non diminuiscono anche fuori dai contesti dei bulli, degli sportivi da curva sud, dei puck-e-bestia.

So di aziende poco corrette che reclutano stager per realizzare campagne diffamatorie a danno della concorrenza, con scarsa o nulla protezione da parte delle autorità, forse troppo occupate ad arginare la pedopornografia, fenomeno davvero ben più grave.

Chi ha tentato di essere critico nei confronti di questo cattivo costume dei blogger e dei provocatori a pagamento, come Bruno Vespa in una puntata di Porta a Porta o Aldo Grasso nel suo sito del Corsera, è stato coperto di miserie e di improperi.
Ma forse qualcosa si muove: anche a livello manageriale, almeno negli USA, alcune reazioni incominciano ad essere dure. Il statunitense in stile wiki, Wikileaks, specializzato in "soffiate" come dice il suo nome, dopo aver raccolto segnalazioni e informazioni degli utenti sui comportamenti più o meno leciti di aziende e governi, è stato chiuso per ordine di un giudice della California dopo l'esposto di una banca del gruppo Julius Baer.
Ovviamente il popolo della rete ha gridato alla censura.

In Italia, recentemente, BlogBabel, un motore di ricerca che è un po' l'osservatorio della blogosfera italiana, si è autosospeso: troppe gelosie on line. Nella home page si legge, infatti: "Ci siamo stufati dell'arroganza di alcuni blogger italiani, che pensano di poter ricattare un servizio offerto alla comunità e al grande pubblico, e non perdono occasione per trasformare qualsiasi discussione in un litigio da riunione di condominio".
Un amministratore di Wikipedia, nella parte Musica, ha gettato la spugna dopo uno scambio di post insolenti e se ne è andato.

Forse a causa dell'anonimato offerto dall'uso del nickname o per l'influenza negativa degli SMS, il linguaggio e gli attacchi sono spesso gratuiti, volgari, urlati, offensivi.
Qualche segno si nota, però: un blogger intelligente, anonimo come tutti, ma corretto, ha "postato" su di un blog un messaggio che diceva: "Ragazzi, perchè ritenete che la libertà debba per forza usare stupide abbreviazioni e insolenze? Si può essere liberi anche rispettando la grammatica e la buona educazione".

Che sia iniziato il momento in cui l'editoria web migliora?

Enrico Cogno

Questa riflessione di Enrico Cogno è tratta dall'ultimo numero del magazine Ferpi Notizie/Relazioni Pubbliche

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