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giovedì 17 luglio 2008

Cellulari e Paesi in Via di Sviluppo

Imparare da coloro che ignoriamo

Durante la recente conferenza di Steve Jobs per il lancio dell'iPhone 3G la cosa che mi ha sopreso di più è stata la quantità di paesi "non occidentali" in cui il telefono della Apple verrà distribuito. Ho trovato questa cosa straordinaria.

Quelle che per noi sono applicazioni "divertenti" o futili, in luoghi come l'Africa o il sud America possono risultare di straordinaria e fonamentale importanza.

Pensate alla quantità di cose che si possono fare grazie alla possibilità di muoversi e georeferenziare i contenuti su una mappa tramite il GPS integrato in paesi come la Guinea, il Mali, il Botswana, il Cameroon, il Niger, il Macau,il Keya, il Senegal oppure il Perù o la Colombia (tanto per citare alcuni dei Paesi in cui il telefono della Apple arriverà in luglio).

In questi paesi, ripeto ancora, l'abbattimento del digital divide passa dalle tecnologie mobili proprio perchè mancano quasi del tutto infrastrutture di telefonia fissa, e quindi manca l'internet via cavo.

Le molte applicazioni sviluppate sui cellulari permetteranno alle economie dei Paesi africani di svilupparsi più rapidamente, come hanno dimostrato in questi ultimi due anni progetti delle principali organizzazioni non governative. Servizi di comunicazione via cellulare che hanno contribuito ad accrescere la produttività delle comunità rurali in Uganda, o i primi servizi di pagamento tramite cellulare che diventano preziosi strumento per i piccoli commercianti di Sud Africa, Senegal e Kenya. Non un modo per connettersi a internet, o almeno all'internet come la conosciamo noi, anche perchè il parco telefoni disponibile nei Paesi emergenti non è certo di ultima generazione. Ma un modo per mettersi comunque in comunicazione con gli altri, il che aiuta non solo l'economia, ma la costituzione stessa di una società.*

Il 58% delle persone che possiedono un cellulare vive in Africa. Una delle ragioni di questa diffusione è il grande mercato dell'usato. Molti di questi telefoni, scartati dai mercati europei o giapponesi perché ormai fuori moda o perché soppiantati dai modelli di ultima generazione, vengono inviati ai paesi in via di sviluppo. In Gran Bretagna, ci sono voluti 15 anni perché i telefoni mobili riuscissero a superare quelli fissi, mentre in Tanzania questo ricambio è avvenuto in 5 anni. Se la diffusione della telefonia mobile continuerà con questo ritmo si pensa che nel 2010 i cellulari in circolazione saranno 4 milioni.

Per venire incontro a questo nuovo mercato gli operatori si stanno attrezzando con particolari proposte confezionate sulla base delle necessità degli abitanti di quelle zone.

Le principali aziende telefoniche mondiali offrono ai propri clienti la possibilità di ricevere denaro contante anche nelle zone più remote del continente, grazie a un semplice messaggio di testo.

Molti africani che vivono nelle zone rurali dipendono infatti dal denaro inviato loro dai familiari che lavorano nelle città, ma spesso devono percorrere centinaia di chilometri a piedi prima di riuscire a entrare in possesso del contante. In Kenya, ad esempio, chi lavora in città si affida agli autisti degli autobus per far arrivare il denaro ai propri parenti. Anche chi ha un conto corrente in banca, oggi pochissimi rispetto ai 950 milioni di africani, non dispone facilmente del proprio denaro a causa della mancanza di sportelli nelle zone di campagna. Se gli sportelli bancari sono rari, i telefoni cellulari sono invece ormai milioni, per cui le compagnie di telecomunicazione stanno favorendo la trasformazione del cellulare da semplice ricevitore di chiamate a uno strumento capace di trasformare l'economia africana. I servizi noti come "mobile banking" o "m-banking" consentono infatti di trasferire contanti attraverso un semplice messaggio di testo, facendo affidamento sulla rete di rivenditori locali, che già vendono le carte di ricarica telefonica, per la consegna del denaro.

Lo scorso marzo, l'azienda Orange, di proprietà di France Telecom, ha lanciato il servizio 'Orange Money' nella Costa d'Avorio, dove solo il 7% della popolazione ha un conto corrente. I clienti possono depositare il denaro utilizzando la rete di rivenditori locali e inviarlo con un sms a persone registrate come clienti della stessa azienda, che lo ritirano poi dal rivenditore più vicino. La Vodafone ha lanciato lo scorso anno in Knya il servizio M-Pesa e oggi conta oltre due milioni di clienti. Orascom, che opera in Algeria, Tunisia, Egitto e Zimbabwe, ha annunciato l'intenzione di avviare presto l'm-banking, mentre il principale operatore di telefonia mobile del continente, MTN, ha già avviato le operazioni di mobile-banking in diverse aree del continente, tra cui il Sudafrica.

Stando a quanto riportato dal Guardian, presto comincerà a operare sul mercato africano anche la principale azienda di m-banking mondiale, Monitise, che ha sede nel Regno Unito. Lo scorso maggio ha infatti siglato l'accordo con l'organizzazione "Made in Africa", che sostiene lo sviluppo del continente, per operare in Uganda, Tanzania, Ruanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Kenya e Zambia.* (per approfondire clicca qui)

Questi apparati promuovono inoltre le piccole imprese come nel caso delle comunità rurali dell'Uganda, del Senegal o del Kenia. In questi paesi in via di sviluppo, dove le distanze sono realmente enormi, dove il mercato della telefonia fissa è stagnante e un grande fetta della popolazione non ha modo di comunicare, i cellulari facilitano molto la vita alle persone che lavorano. E' il caso dei venditori al mercato o dei pescatori che utilizzano il cellulare per sapere dove si trova la verdura al prezzo minore o quale nave attraccherà per prima al porto e che tipo di pesce trasporta. Tutti modi sorprendenti di utilizzare questi piccoli apparati che in pochi anni sono diventati indispensabili per le nostre vite.

Se un pessimista è un ottimista che ha terminato l'apprendimento*, la sensazione che ho oggi dell'Italia è quella di un paese drammaticamente pessimista.

Credo che dovremmo imparare qualcosa da quello che sta succedendo in queste parti del mondo. Il problema del Digital Divide non è un problema a noi estraneo. Ci sono situazioni (che personalmente conosco molto bene) tanto nel sud quanto nel nord Italia che non possono prescindere dalla risoluzione di questo "nuovo male" per poter pensare di costruire un'economia solida e lungimirante.

Giovanni Calia
mail: giovanni.calia [at] gmail.com

Fonte: http://estrablog.net/tag/cellulari-usati/

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