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mercoledì 8 ottobre 2008

LA CRISI DEL MERCATO AZIONARIO

 

ANCHE DOPO L'INTERVENTO DI BUSH, IL MERCATO AZIONARIO CONTINUA A PERDERE.



di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco



La crisi è grave! Nel Convegno dei Giovani Industriali di Capri, quello che fino a pochi giorni prima si mormorava, ha potuto essere affermato ad alta voce.

Lo ha fatto la più autorevole voce del Governo in materia finanziaria: il Ministro della Economia Tremonti.

Questa affermazione arriva in ritardo, perché fino a ieri si tentava di minimizzare gli effetti della crisi, anche di fronte alla evidenza del fallimento delle più importanti Banche d'affari americane. Poi, di fronte all'intervento di Bush nella crisi con la richiesta al Parlamento di approvare un piano per salvare le Banche di ben 850 miliardi di dollari, il Ministro è intervenuto dichiarando la serietà della situazione, proclamando la necessità da parte dello Stato di intervenire in Economia per salvare il sistema finanziario e le imprese.

Quello che fino a ieri era il massimo teorico del mercato libero, è diventato il massimo assertore dell'intervento pubblico a favore della Finanza in difficoltà, trovando il modo di rilanciare una sua vecchia ipotesi di abbandonare il patto di stabilità dell'euro; o perlomeno di renderlo meno rigido.

La riunione dei quattro paesi europei del G8: Gran Bretagna, Germania, Francia ed Italia, ha avuto modo di ribadire le difficoltà attuali ma si sono dimostrati in difficoltà nell'attrezzare risposte consistenti alle pressanti richieste di un mercato in sofferenza.

La misura di rendere disponibili 30 miliardi di euro a sostegno della piccola e Media industria appare per il momento uno sforzo ammirevole che rischia di non bastare, se non di essere inutile.

Il Convegno dei Giovani Industriali non ha avuto il solito successo mediatico, adesso le cose sono maledettamente serie per pensare di risolvere i problemi dello sviluppo delle società Occidentali con la ricerca e le energie alternative, come ha affermato Federica Guidi Presidente dei Giovani Industriali di Confindustria ed amministratore delegato della azienda di famiglia: la Ducati Energia.

Troppo lontana dalla realtà è sembrato l'appello della Marcegaglia a siglare un accordo sulla nuova contrattazione e sul salario legato al reddito delle aziende, mentre altri disegnavano ampi scenari di recessione economica e gravi problemi di liquidità per le banche e le imprese che fanno temere seriamente per il futuro delle famiglie.

Quando sullo sfondo ci sono dei possibili fallimenti, perdite di migliaia di posti di lavoro, pensare di passare sulla riforma della contrattazione senza ragionare su nuovi strumenti di sostegno del reddito delle famiglie più povere, è un errore di valutazione grave.

la crisi Unicredit in Italia e quella di altre banche in Europa sono segnali pericolosi, come devono essere comprese bene le risposte del Mercato azionario mondiale che indipendentemente dalle scelte di Bush, continua a perdere terreno, una crisi che non si ferma, che continua e che comincia a fare paura.

Gli imprenditori italiani ed il Governo appaiono in ritardo e si muovono con impaccio e difficoltà in una situazione che non avevano previsto e che rifiutano di comprendere.

Questa crisi, per la sua gravità, non può essere affrontata con l'impreparazione, la sottovalutazione dei problemi e con l'invenzione di risposte improvvisate.

Questa crisi non è fatta per le furbizie di Tremonti, ma occorre l'intelligenza di veri economisti per superarla, insieme ad un sentimento collettivo di paese che in questa fase è in grave disarmo.



Napoli, 08/10/08

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