Levissima e l'Università di Milano:
ottimi i risultati della prima sperimentazione in Italia di "protezione attiva" di un ghiacciaio
115.000 litri di acqua salvati grazie alla copertura di geotessile
posizionata su una porzione del Ghiacciaio Dosdè Orientale nelle Alpi Lombarde
Milano, 25 novembre 2008 – Il primo esperimento italiano di "protezione attiva" su ghiacciaio intrapreso da Levissima, riconosciuta come archetipo dell'acqua e leader di mercato, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano, ha ottenuto risultati positivi e di grande interesse scientifico: a fine ottobre, quando l'esperimento si è concluso, lo spessore di neve non disciolta e di ghiaccio sopravvissuto alla stagione estiva raggiungeva quasi due metri di altezza.
Lo scorso 14 maggio il team di ricercatori dell'Università di Milano, sotto la guida del Prof. Claudio Smiraglia e della Dott.ssa Guglielmina Diolaiuti (rispettivamente presidente e componente del Comitato Glaciologico Italiano), ha steso, per la prima volta in Italia, sul ghiacciaio Dosdè Orientale (Alta Valtellina, Lombardia), nel settore montuoso Piazzi-Dosdè, dove Levissima nasce, una copertura sperimentale di geotessile . Il telo – un "non tessuto" bianco puro - agisce creando una barriera fisica tra i raggi solari e la neve e il ghiaccio sottostanti, limitandone così la fusione durante il periodo estivo. Il geotessile, steso su una parcella sperimentale di 150 m2, ha ridotto l'ablazione della neve invernale e primaverile e soprattutto del ghiaccio sottostante preservando uno spessore complessivo di 190 cm (uno strato di 75 cm di neve densa e compatta al di sopra di 115 cm costituiti da ghiaccio di ghiacciaio). Lo spessore di neve presente sul ghiacciaio a maggio, tenendo conto della sua densità, equivaleva a 129 cm di acqua, quello presente a ottobre equivaleva a 56 cm di acqua. L'esperimento ha permesso così di salvare il 43 % di spessore dell'acqua rappresentata dalla neve compatta presente al momento della stesura del telo sul ghiacciaio e soprattutto di azzerare la fusione del ghiaccio sottostante (i 115 cm di ghiaccio salvati equivalgono a 105 cm di acqua e rappresentano lo spessore di ghiaccio perso dal ghiacciaio nelle zone non coperte dal telo). In totale, tenendo conto anche del ghiaccio preservato dalla fusione, si è salvato uno spessore di acqua di 161 cm. Il volume di acqua preservato è risultato di circa 115 m3, corrispondente a 115.000 litri.
"Siamo molto orgogliosi di questi risultati e in particolare di questo progetto di ricerca scientifica intrapreso con il Prof. Claudio Smiraglia e il suo team, che rappresenta un importante tassello della filosofia di Levissima e dell'azienda, da sempre impegnate nella tutela e salvaguardia del territorio d'origine." – dichiara Lorenzo Potecchi, direttore Business Unit Sanpellegrino – "In un momento in cui i ghiacciai, in forte riduzione, si rivelano gli indicatori più preziosi dei cambiamenti climatici in atto, siamo consapevoli che sostenere concretamente la ricerca sia di fondamentale importanza per aiutare la comunità scientifica del nostro paese nello studio di soluzioni volte a preservare la risorsa acqua a partire dai ghiacciai, là dove la fonte ha origine, e i risultati ottenuti con la sperimentazione lo dimostrano".
La riduzione dei ghiacciai alpini è un fenomeno che si sta accentuando negli ultimi anni a causa del riscaldamento climatico in atto, infatti, oltre l'80% dei ghiacciai sta manifestando chiari e visibili impatti di questi cambiamenti e gli oltre 800 ghiacciai italiani nell'ultimo secolo hanno mostrato ingenti perdite - areali e volumetriche. Sono ad oggi possibili pochi interventi diretti a mitigare gli effetti del riscaldamento atmosferico sui ghiacciai alpini, tra questi uno dei più efficaci si è rivelato l'utilizzo di una copertura protettiva superficiale.
"E' certamente impensabile intervenire con strategie di protezione attiva su tutti i ghiacciai italiani, ma, grazie all'iniziativa portata avanti con Levissima, abbiamo potuto verificare l'applicabilità e l'efficacia delle strategie di mitigazione attraverso la sperimentazione su un ghiacciaio campione. Visti i risultati più che soddisfacenti che hanno permesso di preservare indenne dalla stagione estiva una parte della neve invernale e tutto il ghiaccio sottostante la copertura" – afferma il prof. Claudio Smiraglia, dell'Università degli Studi di Milano e Presidente del Comitato Glaciologico Italiano – "Questo approccio potrebbe venire applicato in particolari situazioni, ad esempio laddove finestre rocciose emerse dalla superficie glaciale agiscono d'estate come vere e proprie trappole di calore ampliando la fusione glaciale e portando in ultima analisi alla disgregazione di interi apparati. In questi casi una copertura bianca riflettente come il geotessile (che tra l'altro scherma completamente la radiazione UV molto energetica) potrebbe ridurre efficacemente l'assorbimento di energia e quindi l'emissione di calore da parte delle rocce e limitare la fusione glaciale"
Il ghiacciaio Dosdé Orientale: un laboratorio scientifico a cielo aperto – Le tappe
Il Ghiacciaio Dosdé Orientale, circa un chilometro quadrato di superficie, è dotato di una lingua che fluisce nella Valle di Dosdé, dove si concentrano gli apparati glaciali del gruppo Piazzi. Questi ghiacciai sono attualmente in fase di intenso regresso a seguito del riscaldamento climatico in atto: il ghiacciaio Dosdé Orientale, dal 1997 ad oggi, ha perso mediamente uno spessore di acqua pari a 14 metri.
- Estate 2007: per ampliare la raccolta di dati meteorologici sopraglaciali è stata collocata dai ricercatori dell'Università di Milano, sempre nell'ambito del progetto di ricerca supportato da Levissima, una stazione meteorologica automatica sulla superficie del ghiacciaio, la più alta in Lombardia su ghiacciaio (2.740 m), per raccogliere dati importanti sui flussi termici ed energetici.
- 14 maggio 2008: per la prima volta in Italia, si è proceduto alla stesura di una parcella sperimentale di geotessile sulla superficie del ghiacciaio. La superficie sottoposta a protezione si estendeva per 150 m² di area. Per mantenere stabile la posizione del telo sulla superficie del ghiacciaio si sono dislocati lungo il perimetro dei blocchi rocciosi ricoperti con porzioni di telo stesso; l'intera superficie appariva perfettamente bianca ed omogenea.
- Giugno 2008, ad un mese dalla stesura si è osservato un apparente innalzamento del telo di 30 cm rispetto alla superficie glaciale circostante – la neve sotto il telo si è fusa più lentamente di quella circostante esposta direttamente alla radiazione solare. Verso la fine del mese, i risultati erano ancora più visibili: lo spessore di neve sotto la copertura geotessile raggiungeva i 60 cm a monte e i 40 cm a valle;
- Luglio 2008, l'altezza del manto nevoso protetto dal geotessile è risultata pari a 140 cm a monte e 80 cm a valle; i rilievi nivologici indicano una riduzione di spessore generale della neve invernale di 2 m, che invece sotto il geotessile si è preservata al 60%, registrando un abbassamento al disotto del metro;
- Agosto 2008, quando la superficie glaciale si trovava quasi totalmente libera dalla copertura nevosa, il geotessile manifestava ancora più chiaramente la sua efficacia. La porzione protetta, rappresentata sia da neve compatta sia da ghiaccio di ghiacciaio, emergeva ormai di circa 190 cm a monte e 120 cm a valle.
- Ottobre 2008, conclusione dell'esperimento e sintesi dei dati raccolti: nella zona non protetta si è avuta una perdita di 244 cm di acqua equivalente (129 cm costituita dalla copertura nivale e 115 cm dal ghiaccio vivo), nella zona protetta si è avuta una perdita di 73 cm (tutti dalla copertura nivale in quanto la protezione del ghiaccio è stata totale). In sintesi la protezione ha ridotto l'ablazione totale del 66%.
"Siamo molto soddisfatti del risultato di questo primo esperimento e uno dei prossimi passi della ricerca sarà quello di riposizionare il geotessile (lo stesso usato nel 2008) su una porzione accanto a quella coperta quest'anno in modo da salvare un'altra parte di superficie del ghiacciaio e consentire in tal modo una migliore distribuzione degli effetti positivi ottenuti" conclude il Prof. Claudio Smiraglia.
L'iniziativa è stata svolta anche grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Valdidentro e della Provincia di Sondrio. Il Ghiacciaio Dosdè Orientale, infatti, non è solo una preziosa risorsa idrica ed un attendibile indicatore climatico, ma è anche un bene ambientale tutelato, essendo localizzato in un SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e in una ZPS (Zona a Protezione Speciale) nell'ambito dei siti di Rete Natura 2000 in gestione alla Provincia di Sondrio.
Ufficio Stampa – Ketchum
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