Sabato 17 gennaio, tra modernità e tradizione, rivive la secolare notte dei falò a Nusco, in provincia di Avellino. Un rito che si ripete da quattro secoli, in una rivisitazione autentica della memoria storica di uno dei cento borghi più belli d'Italia. Una notte magica in cui i suoni del Mediterraneo si fondono unendosi alla storia del meridionale d'Italia e dell'Irpinia.
Dalle ore 17, ora in cui il Sindaco Giuseppe Del Giudice accenderà come da tradizione il primo falò, ogni zona del borgo sarà illuminata da un grande fuoco preparato con cura dagli abitanti della zona, che passano le giornate precedenti a raccogliere la legna e preparare l'evento. Il rito dell'accensione dei falò viene accompagnato dall'esplosione di suggestivi fuochi pirotecnici, dall'esibizione degli sbandieratori di Cava de' Tirreni e dall'avvio della musica, trasformando il centro storico di Nusco in un grande laboratorio di musica etno-popolare a cielo aperto, che unirà le tradizioni musicali dell'Irpinia con quelle del Salento e della zona vesuviana, fino ad arrivare all'Africa, percorrendo lungo le vie del borgo un vero e proprio viaggio nel mondo della musica etnica e popolare, arricchito dalla presenza di artisti di strada in tutto il centro storico.
Ogni falò ha i suoi riti, con la preparazione di specialità della gastronomia d'Irpinia secondo le ricette della tradizione di questa terra, con i piatti tipici dell'inverno accompagnati dai pregiati vini irpini. E per quest'anno, tra le novità, l'apertura degli stand gastronomici già ad ora di pranzo: salsicce alla brace, castagne sul fuoco, cecaluccoli (i tipici cavatelli), maccaronara, lagane (tipo tradizionale di pasta) e fagioli, carne alla brace, formaggi, tartufi e tanto altro per soddisfare anche i palati più esigenti.
La Notte dei Falò nasce come rito propiziatorio nel XVII secolo. E' la Festa di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e della comunità contadina. I primi falò venivano accesi per scacciare la peste, che nel 1656 solo a Nusco fece registrare ben 1200 vittime. In tutto il Regno di Napoli, alla fine del XVII secolo, veniva distribuito il pane di Sant'Antonio, preparato con la parte più pura del grasso di un maiale in tenera età. Si trattava di una sorta di unguento per curare l'infezione da Herpes Zoster, detto il "fuoco di Sant'Antonio". I falò venivano quindi accesi per purificare i luoghi ma anche i corpi, invocando le virtù taumaturgiche di Sant'Antonio.
"Quella della Notte dei Falò non è solo una tradizione spiega il Sindaco di Nusco, Giuseppe Del Giudice ma una festa che rappresenta una sfida, quella di recuperare la memoria coinvolgendo la comunità e la sua identità, senza nostalgia ma attraverso una importante opera di rivisitazione. Il Mediterraneo, con tutti i suoi significati, è senza dubbio la chiave di lettura più significativa per un evento che nel tempo ha assunto un suo disegno e una sua prospettiva, diventando un progetto complessivo di rilancio turistico e di valorizzazione delle risorse che questo territorio può vantare. Il nostro borgo ospita ogni anno migliaia di persone grazie alla nostra parola d'ordine che è qualità; è così che abbiamo trasformato questa festa: recuperandone la memoria e toccando le corde della nostra comunità, aprendo i nostri luoghi ai tanti visitatori che giungono a Nusco per l'occasione. D'altronde è così che si costruisce un orizzonte, un'idea. Non sul nulla ma sulla nostra storia".
Una notte che ogni anno fa registrare migliaia di visitatori. Nei pressi di Via Claudio Ogier, saranno allestite aree camper.
mario carillo napoli-news.net
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