SIAMO IN RECESSIONE ECONOMICA, IN PIENA CRISI DI SVILUPPO E TREMONTI NON DRAMMATIZZA!
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
E' crisi, ce ne siamo accorti tutti, ma secondo Tremonti e Berlusconi non dobbiamo drammatizzare, il nostro Paese ha meno problemi degli altri Stati europei: "Anche se il P.I.L. diminuisse del 2% , l'Italia tornerebbe allo sviluppo del 2006, e non mi sembra un dramma!"
Questo è stato il commento, all'unisono, del Governo, commentando i dati di previsione della Commissione Europea sull'andamento della economia italiana per il prossimo biennio. L'ironia con la quale Tremonti ha fatto questa affermazione, non è stata colta da molti, ma c'era, unita ad una sottile soddisfazione personale, perché fu proprio nel 2006 che il fallimento della sua politica economica, fu alla base della vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi. Tornare al 2006, per il nostro Paese sarebbe un dramma serio, pieno di conseguenze così gravi da ipotecare il nostro futuro per oltre un quinquennio.
Innanzi tutto perdere il 2% del Prodotto interno lordo, nel pieno di una grave recessione economica significa perdere mercato per tutte le nostre produzioni, significa consolidare la perdita di quasi un milione di posti di lavoro dipendente, insieme alla crisi di decine di migliaia di piccole imprese familiari ed artigiane, che rappresentano il cuore e la forza del nostro sistema produttivo.
Ma, il dato più grave della previsione della Commissione sull'Italia è la crescita del debito pubblico che ritornerebbe ai livelli del 2006, ovvero superiore del 110% della ricchezza che il paese produce. L'Italia ha il debito pubblico più alto di Europa ed è questo grave problema il vero e proprio freno allo sviluppo.
Per recuperare il debito pubblico, lo Stato non può investire in servizi ed innovazione, in ricerca scientifica e sostegno alle categorie svantaggiate, non può sostenere i giovani nella ricerca del lavoro e nella creazione di nuove imprese. Siamo in una situazione talmente grave, che gli 8 miliardi di Euro che saranno resi disponibili per aumentare la dotazione degli "ammortizzatori sociali", saranno presi dal Fondo sociale europeo, da quelli destinati a sovvenzionare la formazione e l'occupazione per le Regioni del Sud.
Con i finanziamenti previsti per il Mezzogiorno si pagherà la Cassa Integrazione e la mobilità agli operai del Nord . Nel frattempo la FIAT di Pomigliano è senza nessun futuro e dalla crisi dll'Alitalia, sono restati fuori ben 700 operai dell'AtiTec di Capodichino.
Il nostro ministro sorride sornione di fronte alla crisi, Berlusconi parla di qualche superabile difficoltà, mentre il debito pubblico, continua a crescere in maniera esponenziale.
Alla fine del 2007, si era registrata una diminuzione del debito pubblico, che derivava da un notevole incremento delle entrate fiscali, dai risparmi concreti di gestione e dalle politiche di corretto utilizzo dei finanziamenti europei.
L'anno scorso, nei primi sei mesi del Governo Berlusconi, pur applicando la rigida finanziaria di Padoa Schioppa, pur procedendo ai tagli nella scuola, nelle politiche sociali e nelle politiche di ricerca scientifica e di sviluppo, il debito pubblico è aumentato, sforando subito i parametri di Maastricht. L'aumento, di oltre un punto in percentuale, è dovuto alla diminuzione delle entrate dello Stato.
A questa diminuzione non ha concorso l'abolizione dell'ICI, che per il momento rappresenta una mancata entrata tributaria dei Comuni; la diminuzione delle entrate è dovuta al mancato gettito dell'Iva, dovuta in gran parte alla caduta del commercio, mentre la gran parte del deficit è docuto al mancato gettito delle anticipazioni Irpef di Novembre, in cui accanto alla diminuzione del reddito prodotto dagli italiani, si è registrata la ripresa della evasione fiscale.
Se Tremonti intendeva dire che si ritornava al 2006, ha proprio ragione, quando lasciò il Ministero della Economia, il nostro debito pubblico era cresciuto al 3,3% sul Pil, mentre l'inflazione superava la media europea, il Paese era in piena stagnazione economica e la famosa finanza creativa del genio Tremonti aveva provocato solo grandi problemi.
Erano stati gli anni delle misure finanziarie tampone, per non fare pagare le tasse agli italiani, si era provveduto a mettere sul mercato il patrimonio immobiliare dello Stato, venduto ad aziende scatola per fare cassa e che portarono poco beneficio al Paese.
Furono gli anni in cui si mossero senza controllo i furbetti della speculazione immobiliare: Coppola e Ricucci; è il tempo dello scandalo ConfCommercio ed alle dimissioni del suo Presidente Billè; allo scandalo della Banca di Lodi ed alle dimissioni del Governatore della banca d'Italia Fazio, al fallimento Parmalat, alla speculazione finanziaria su alcuni prodotti vuoti del mercato azionario che anticiparono la crisi economica del sistema finanziario internazionale attuale.
Una grave crisi economica il nostro Paese l'ha già vissuta negli anni del precedente Governo Berlusconi, tra il 2001 ed il 2006; oggi sembra che nessuno lo ricordi più. Le politiche di rigore e di contenimento della spesa e di rientro del deficit, messe in atto dal Governo Prodi, in appena 20 mesi, oltre alla diminuzione del deficit, oltre al rientro nei parametri dell'Euro, produssero quello che fu chiamato tesoretto, che Tremonti ha dichiarato inesistente, mentre era ben presente nella finanziaria che ha conclusa la sua azione nel dicembre scorso.
Nel giro di pochi mesi questo Governo ha annullato tutti i risultati che avevamo faticosamente raggiunto, non solo, utilizza la crisi come deterrente per le proprie politiche di sostegno ad una classe imprenditoriale, in crisi di idee e di capacità di investimento.
Se le premesse sono queste, i dati della Commissioni europea alla fine di questo anno dovranno essere rivisti al rialzo e tutti dovranno dare ragione al Governatore della Banca d'Italia Draghi, che ha previsto un anno nero per il nostro Paese.
Tremonti si è molto infastidito per le affermazioni di Draghi, ha qualche asso nella manica, qualche altra invenzione che arricchirà poche persone e lascerà il paese con un debito pubblico sempre più grande.
Sarà un'altra operazione come quella della vendita del patrimonio immobiliare dello Stato che ha portato benefici solo alla Unicredit?
Prepariamoci ad un anno veramente complicato. Sono sicuro che ne verremo fuori anche a discapito di Tremonti e della sua inesauribile presunzione.
Questo è stato il commento, all'unisono, del Governo, commentando i dati di previsione della Commissione Europea sull'andamento della economia italiana per il prossimo biennio. L'ironia con la quale Tremonti ha fatto questa affermazione, non è stata colta da molti, ma c'era, unita ad una sottile soddisfazione personale, perché fu proprio nel 2006 che il fallimento della sua politica economica, fu alla base della vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi. Tornare al 2006, per il nostro Paese sarebbe un dramma serio, pieno di conseguenze così gravi da ipotecare il nostro futuro per oltre un quinquennio.
Innanzi tutto perdere il 2% del Prodotto interno lordo, nel pieno di una grave recessione economica significa perdere mercato per tutte le nostre produzioni, significa consolidare la perdita di quasi un milione di posti di lavoro dipendente, insieme alla crisi di decine di migliaia di piccole imprese familiari ed artigiane, che rappresentano il cuore e la forza del nostro sistema produttivo.
Ma, il dato più grave della previsione della Commissione sull'Italia è la crescita del debito pubblico che ritornerebbe ai livelli del 2006, ovvero superiore del 110% della ricchezza che il paese produce. L'Italia ha il debito pubblico più alto di Europa ed è questo grave problema il vero e proprio freno allo sviluppo.
Per recuperare il debito pubblico, lo Stato non può investire in servizi ed innovazione, in ricerca scientifica e sostegno alle categorie svantaggiate, non può sostenere i giovani nella ricerca del lavoro e nella creazione di nuove imprese. Siamo in una situazione talmente grave, che gli 8 miliardi di Euro che saranno resi disponibili per aumentare la dotazione degli "ammortizzatori sociali", saranno presi dal Fondo sociale europeo, da quelli destinati a sovvenzionare la formazione e l'occupazione per le Regioni del Sud.
Con i finanziamenti previsti per il Mezzogiorno si pagherà la Cassa Integrazione e la mobilità agli operai del Nord . Nel frattempo la FIAT di Pomigliano è senza nessun futuro e dalla crisi dll'Alitalia, sono restati fuori ben 700 operai dell'AtiTec di Capodichino.
Il nostro ministro sorride sornione di fronte alla crisi, Berlusconi parla di qualche superabile difficoltà, mentre il debito pubblico, continua a crescere in maniera esponenziale.
Alla fine del 2007, si era registrata una diminuzione del debito pubblico, che derivava da un notevole incremento delle entrate fiscali, dai risparmi concreti di gestione e dalle politiche di corretto utilizzo dei finanziamenti europei.
L'anno scorso, nei primi sei mesi del Governo Berlusconi, pur applicando la rigida finanziaria di Padoa Schioppa, pur procedendo ai tagli nella scuola, nelle politiche sociali e nelle politiche di ricerca scientifica e di sviluppo, il debito pubblico è aumentato, sforando subito i parametri di Maastricht. L'aumento, di oltre un punto in percentuale, è dovuto alla diminuzione delle entrate dello Stato.
A questa diminuzione non ha concorso l'abolizione dell'ICI, che per il momento rappresenta una mancata entrata tributaria dei Comuni; la diminuzione delle entrate è dovuta al mancato gettito dell'Iva, dovuta in gran parte alla caduta del commercio, mentre la gran parte del deficit è docuto al mancato gettito delle anticipazioni Irpef di Novembre, in cui accanto alla diminuzione del reddito prodotto dagli italiani, si è registrata la ripresa della evasione fiscale.
Se Tremonti intendeva dire che si ritornava al 2006, ha proprio ragione, quando lasciò il Ministero della Economia, il nostro debito pubblico era cresciuto al 3,3% sul Pil, mentre l'inflazione superava la media europea, il Paese era in piena stagnazione economica e la famosa finanza creativa del genio Tremonti aveva provocato solo grandi problemi.
Erano stati gli anni delle misure finanziarie tampone, per non fare pagare le tasse agli italiani, si era provveduto a mettere sul mercato il patrimonio immobiliare dello Stato, venduto ad aziende scatola per fare cassa e che portarono poco beneficio al Paese.
Furono gli anni in cui si mossero senza controllo i furbetti della speculazione immobiliare: Coppola e Ricucci; è il tempo dello scandalo ConfCommercio ed alle dimissioni del suo Presidente Billè; allo scandalo della Banca di Lodi ed alle dimissioni del Governatore della banca d'Italia Fazio, al fallimento Parmalat, alla speculazione finanziaria su alcuni prodotti vuoti del mercato azionario che anticiparono la crisi economica del sistema finanziario internazionale attuale.
Una grave crisi economica il nostro Paese l'ha già vissuta negli anni del precedente Governo Berlusconi, tra il 2001 ed il 2006; oggi sembra che nessuno lo ricordi più. Le politiche di rigore e di contenimento della spesa e di rientro del deficit, messe in atto dal Governo Prodi, in appena 20 mesi, oltre alla diminuzione del deficit, oltre al rientro nei parametri dell'Euro, produssero quello che fu chiamato tesoretto, che Tremonti ha dichiarato inesistente, mentre era ben presente nella finanziaria che ha conclusa la sua azione nel dicembre scorso.
Nel giro di pochi mesi questo Governo ha annullato tutti i risultati che avevamo faticosamente raggiunto, non solo, utilizza la crisi come deterrente per le proprie politiche di sostegno ad una classe imprenditoriale, in crisi di idee e di capacità di investimento.
Se le premesse sono queste, i dati della Commissioni europea alla fine di questo anno dovranno essere rivisti al rialzo e tutti dovranno dare ragione al Governatore della Banca d'Italia Draghi, che ha previsto un anno nero per il nostro Paese.
Tremonti si è molto infastidito per le affermazioni di Draghi, ha qualche asso nella manica, qualche altra invenzione che arricchirà poche persone e lascerà il paese con un debito pubblico sempre più grande.
Sarà un'altra operazione come quella della vendita del patrimonio immobiliare dello Stato che ha portato benefici solo alla Unicredit?
Prepariamoci ad un anno veramente complicato. Sono sicuro che ne verremo fuori anche a discapito di Tremonti e della sua inesauribile presunzione.
NAPOLI, 23/01/09
Raffaele Pirozzi direttore giornaleonline"www.notiziesindacali.com"
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