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giovedì 30 aprile 2009

“Notte delle streghe” in Alto Adige

Streghe e luoghi mistici affascinano da sempre – oggi questi luoghi sono mete “culturali” e “gastronomiche”…

L’ultima strega del Tirolo, la sfortunata “Pachler Zottl” della Val Sarentino è stata bruciata viva nel 1450, dopo un lungo e per la strega doloroso processo, tenutosi nel Castello di Reinegg sopra l’abitato di Sarentino. Di quel processo alcuni decenni fa furono ritrovati tutti gli incartamenti. Una storia tragica, quella di Barbara Pachler, contadina povera di una piccolissima frazione di Sarentino, chiamata Windlahn.

La notte delle streghe
E’ toccato a Santa Valburga o Valpurga, badessa anglosassone del 7° secolo, a diventare la “madrina” di questa notte speciale, suo malgrado. L’origine della notte delle streghe risale ai Celti. La notte tra il 30 aprile e il 1° maggio segnava l’inizio della bella stagione, la fine delle giornate tenebre. Durante la notte, una specie di capodanno, era un susseguirsi di danze e festeggiamenti quasi orgiastici. Il 1° maggio era poi dedicato alla festa di Beltane. La notte era dedicata inoltre alla dea della fertilità. Con la cristianizzazione la notte del 30 aprile divenne invece la notte delle streghe e degli stregoni. Solo grazie all’intercessione di Santa Valburga, la cui festa era fissata proprio il 30 aprile, si potevano espiare tutte le colpe e i peccati. Addirittura si diceva, che dove erano sepolte le ossa della santa, sgorgava un olio miracoloso che proteggeva dalle stregonerie.

Luoghi mistici, fiabe e castelli “incantati”
Le streghe frequentavano, o forse frequentano tuttora, luoghi particolari per le loro feste.


I luoghi delle streghe
Il luogo “cult” delle streghe altoatesine è l’Alpe di Siusi, l’altipiano più esteso d’Europa. Riti propiziatori pagani si svolgevano qui già in tempi preistorici. L’ampiezza dell’altipiano, la natura maestosa incutevano terrore e paura, e gli spiriti della natura dovevano essere invocati per avere raccolti buoni e poche tempeste. Questi riti, dopo la cristianizzazione, vennero considerati diabolici, così come diabolici erano i luoghi di culto. Due sono ancora oggi i luoghi mistici nei dintorni dell’Alpe di Siusi, dove le streghe sono protagoniste. Le sedie o “Hexenstühle” e le panche o “Hexenbänke” sono formazioni rocciose, dove secondo la credenza popolare proprio la notte di Valburga tutte si riunivano. Oggi entrambi i luoghi si raggiungono facilmente lungo passeggiate suggestive.
Uno dei punti d’accusa della sfortunata Pachler Zottl erano i suoi presunti frequenti “viaggi in scopa” agli omini di pietra, i “Stoanerne Mandln”, sopra Sarentino per incontrare altre streghe e stregoni. I cosiddetti “omini di pietra” sono delle colonne di pietre piatte accatastate su un’altipiano a 2003 m s.l.m.. Si presume che gli “omini di pietra” non furono eretti come elementi di orientamento, ma molto più probabilmente come luogo di culto precristiano, dei dolmen preistorici.
Vicino a Terento nella zona del Plan de Corones si trova un segno tangibile, secondo la credenza locale, del passaggio delle streghe, cioè la pietra delle streghe. Si tratta di una pietra a coppelle, come ne esistono molte in tutto l’Alto Adige. L’origine di queste coppelle è avvolta dal mistero. A Terento invece si racconta che le streghe avrebbero danzato col diavolo lasciandovi le impronte dei loro piedi.
A San Michele/Appiano lungo la Strada del Vino è stato invece il diavolo a crearsi un posto, sempre accompagnato dalle streghe. “La sedia del diavolo” è una lastra porfirica di colore rosa. Questa colorazione, secondo la leggenda, è dovuta al sangue di una fanciulla, rapita dal demone e fatta morire in quel punto. Dopo lo scempio il diavolo si è seduto sulla roccia, formando una strana poltrona.
In Val Venosta, e precisamente a Lasa, un’altra testimonianza del passaggio del demonio. “La pietra del diavolo”. Un tempo presso in un maso viveva una domestica di facili costumi che conduceva una vita allegra e spensierata. Una notte, durante la quale aveva ecceduto, il diavolo la prese e la portò in alto sopra le rocce, la spinse con violenza nella pietra e andò con lei all’inferno. Di quest’atto infernale è rimasta l’impronta della zampa del diavolo sulla roccia.
Informazioni sui luoghi mistici dell’Alto Adige: www.suedtirol.info/luoghimistici

I castelli delle streghe
L’Alto Adige è la terra dei castelli. Più di 700 sono i siti storici censiti, dove si trovano castelli, residenze nobiliari, fortificazioni. Alcuni castelli erano anche sede dei tribunali e così nell’epoca buia vi si svolgevano i “processi delle streghe”. Vittima illustre fu la sarentinese Pachler Zottl, processata all’interno delle mura di Castel Reinegg sopra Sarentino.
Altri castelli, dove per certo si sa che furono tenuti dei processi sono Castel Presule/Prösels a Fié sull’Altipiano dello Sciliar e a Castel Rodenegg a Rodengo in Valle Isarco.
Informazioni sui castelli dell’Alto Adige: www.suedtirol.info/castelli

Le leggende
In ogni zona dell’Alto Adige una volta “imperversavano” le streghe. Dalla Val Venosta alle Dolomiti si raccontano un’infinità di leggende.
Sul Salto, l’altipiano tra San Genesio e Avelengo, cioè l’”attico” tra Bolzano e Merano, c’era lo “stregone Manz”. Si racconta che Manz era talvolta cattivo, ma altre volte dava anche una mano ai contadini. Così ad esempio d’estate spesso aiutava durante la fienagione. E da buono stregone riusciva a tagliare benissimo l’erba, ma tagliava anche alberi e addirittura interi sassi. Quando però suonavano le campane della chiesetta di San Giovanni, buttava via la falce e spariva, perché, come raccontava sempre, doveva andare da un “importante Signore” a Innsbruck. Questi viaggi avvenivano con una carrozza che “volava” sopra i dirupi del Monte Ivigna, gridando a tutti “spostatevi, che ho fretta!”.
Informazioni sulle leggende dell’Alto Adige: www.suedtirol.info/leggende

Erbe, orti e giardini
Le “Streghe” a Castel Trauttmansdorff
Piante velenose e magiche sono state raccolte nel piccolo e nuovo “Giardino delle streghe”. Seguendo la credenza popolare, che le streghe conoscevano i segreti delle piante medicinali e di quelle velenose, queste erbe e piante sono state piantate in questo particolare giardino che può essere visitato solo con un’esperta guida.

Orti ed erbe
La storia degli orti dell’Alto Adige/Südtirol ha radici molto lontane. Nel Medioevo, e in particolare con la nascita dei monasteri, si sviluppa il concetto di orto e giardino.
Oggi gli orti e i giardini sono stati riscoperti e rappresentano una componente specifica del paesaggio culturale, creato con un lavoro faticoso e costante attraverso la storia. L’orto altoatesino si trova nelle immediate vicinanze dei masi, perché serve ad approvvigionare la famiglia di verdure, erbe aromatiche, fiori. Un recinto, spesso in legno intrecciato, separa l’orto non solo dal resto dei campi, ma tiene lontano anche gli animali da cortile. La più antica forma di recinto a palizzata altoatesino può essere ammirata nel chiostro del duomo di Bressanone. L’affresco dell’Orto degli Ulivi mostra infatti una serie di pali conficcati nel terreno fittamente intrecciati con rami o verghe. Al suo interno l’orto è sempre diviso in aiuole rettangolari fra cui corrono dei viottoli. Le verdure che non mancano mai in un orto altoatesino sono molte, tra queste cavoli e rape, insalata, spinaci, aglio e cipolla, pomodori, zucche, fagioli, fave e piselli. Oltre alle verdure, in ogni orto crescono, piante ornamentali e importanti erbe aromatiche, spesso con potere medicamentoso. L’orto è sempre stato il regno della padrona di casa, il suo orgoglio, nonché la presentazione del maso. Esso rispecchia la personalità di chi abita la casa che, nella cura dell’orto, esprime le proprie qualità. Gli orti altoatesini sono quindi semplici nella forma e modesti nella struttura, ma nulla manca ad essi in quanto a fascino e poesia.

Erbe, fiori e piante sono al centro dell’attività di Martha Mulser del “Pflegerhof” di Siusi e per Franz Niederkofler del “Bergila” di Falzes. Entrambi hanno fatto della loro passione una professione.
Martha Mulser gestisce l’agriturismo di famiglia e da oltre 20 anni coltiva biologicamente erbe e piante per produrre tisane, creme, oli e sciroppi. Il Pflegerhof può essere visitato. (http://www.pflegerhof.com/)
Franz Niederkofler coltiva le erbe in modo biologico e le raccoglie seguendo le fasi lunari. Le erbe vengono poi essiccate e lavorate per tisane e creme, ma come aromi per cibi (particolarmente buono il sale aromatizzato). Oltre all’orto, al Bergila c’è anche una distilleria di pino mugo e un piccolo museo di famiglia. (http://www.bergila.com/)

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