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venerdì 18 settembre 2009

Cardinale Sepe consente bacio teca San Gennaro

 

 

 

    Nell'attesa che San Gennaro compie il miracolo con la liquefazione del sangue nelle due ampolline, il cardinale Crescenzio Sepe, rassicura i suoi fedeli consentendo il bacio della teca. In assenza dell'alto prelato in questi giorni erano circolate voci sul divieto di compiere l'atto di devozione in seguito alle preoccupazioni sul contagio da H1 N1, l'influenza che imperversa in tutto il mondo.

   In 17 secoli, ha dichiarato il cardinale, nessuno ha fermato San Gennaro. Sabato prossimo nel Duomo di Napoli, alla presenza di migliaia di fedeli autorità civili e militari, "chi vorrà baciare la teca potrà farlo".  Ovviamente non si mancherà di adottare misure igieniche precauzionali come di passare delle salviettine imbevute di alcol o altro detergente sulla sacra reliquia.

    Quello che preoccupa di più i fedeli, è nel caso di mancato miracolo, che in passato si è verificato più volte. Da uno studio del 1924 di Giovanni Battista Alfano e Antonio Amitrano, risulta che quando il sangue non si è sciolto ci sono state 22 epidemie, 11 rivoluzioni, 3 siccità, un'invasione dei turchi, 13 morti di arcivescovi, 3 persecuzioni religiose, 7 piogge disastrose, 9 morti di pontefici, 11 eruzioni del Vesuvio, 19 terremoti, 3 carestie, 4 guerre. Quando invece si è sciolto: nessuna epidemia, rivoluzioni, siccità, invasioni, ma una guerra, una carestia, la morte di un arcivescovo, 2 piogge disastrose, 5 persecuzioni religiose, 5 eruzioni del Vesuvio, 11 morti di pontefici, 11 terremoti.

       L'evento di sabato è molto atteso, viste le vicissitudini politiche, sociali e sanitarie che attraversano la città e il Paese. Come forse molti ricordano, il rito si ripete tre volte in un anno. La prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre.

    Nel bel libro "San Gennaro – Storia di un culto, di un mito, dell'anima di un popolo", Vittorio Paliotti, scrive: "San Gennaro, decapitato nel 305 dopo Cristo a Pozzuoli, presso la Solfatara, era assurto a patrono di Napoli, sembra, proprio in occasione di una calamità naturale. Prima di lui, il patrono di Napoli era sant'Agrippino; ma nel V secolo, esattamente nel 472 esploso il Vesuvio in una furibonda eruzione, centinaia e forse migliaia di napoletani si erano riversati presso il sepolcro di San Gennaro, nelle oscure catacombe di Capodimonte, e proprio a lui avevano chiesto protezione: il ricordo di quell'evento è sancito da un affresco, recentemente laggiù rinvenuto, che mostra il santo sullo sfondo del vulcano. Da allora il rapporto fra San Gennaro e i napoletani si è sempre basato sulla sua facoltà di proteggere la città da "tremuoti" (terremoti) e da eruzioni."

   Le due ampolle, una di circa 60 cc e l'altra molto più piccola, con sole macchie e piccoli grumi di sangue, rinchiuse in una teca d'argento con pareti di vetro, si conserva una piccola quantità di sangue di San Gennaro. Nella ricorrenza, dopo l'omelia del cardinale, le preghiere dei fedeli, l'aumento di volume della sostanza nelle ampolle è il segno dell'avvenuto miracolo. La prima notizia è del 1389 quando si svolse una grande processione perché il sangue coagulato s'era liquefatto. Da allora, ogni anno, a date fisse e talvolta in particolari circostanze si ripete la prodigiosa liquefazione.

    La decisione del cardinale Sepe di far baciare la teca è arrivata dopo aver consultato medici e scienziati. "Il rischio di trasmissione del virus attraverso baci di più persone alla teca è molto basso, quasi inesistente", hanno dichiarato in coro gli specialisti in malattie infettive. La professoressa Maria Triassi, direttrice del dipartimento di Igiene e Medicina preventiva del II Policlinico, raccomanda: "Non a causa della nuova influenza ma perché, quando c'è un contatto, trasmissione di goccioline di saliva, è in ogni modo sempre opportuno, in linea di principio, adottare tutte le misure igieniche possibili".

    Intanto a Salerno il Vescovo ha confermato il divieto di baciare la teca con frammenti di ossa di San Matteo, che si festeggia il 21 settembre, due giorni dopo San Gennaro. Anche sui santi opinioni diverse, hanno commentato alcuni fedeli. Il governatore Bassolino ha dichiarato che lui comunque avrebbe baciato la teca. Il sindaco Iervolino, pare abbia detto: "Antonio se non baciamo noi la teca chissà cosa succederà".

    Nella città partenopea a compiere il miracolo non è solo San Gennaro. Altre reliquie miracolose, meno conosciute, sono custodite in chiese, conventi. Nella Chiesa di San Gregorio Armeno, nella strada famosa dei pastori, sono conservate un gran numero di reliquie e il corpo di Santa Patrizia, ove ogni martedì si verifica lo scioglimento del sangue in un ampollina, venerata allo stesso modo di San Gennaro dai fedeli del posto e gente proveniente dalla provincia.

 

 

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