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venerdì 23 ottobre 2009

A PROPOSITO DEL POSTO FISSO.

 

IL "POSTO FISSO" DI TREMONTI

di Renato Fioretti


All'epoca dei primi governi guidati da Berlusconi, chiunque avesse seguito con attenzione le "performance" dei diversi componenti l'Esecutivo, non avrebbe potuto non rilevarne la grande dose di approssimazione e puro dilettantismo (politico) che ne caratterizzava l'azione quotidiana.

Grazie alle (ormai) mitiche gaffe di Berlusconi e agli "incidenti di percorso" che contrassegnavano le ricorrenti esternazioni dei suoi ministri - da Fini, che riteneva Mussolini la personalità politica più importante del XX secolo, a Scajola, che definiva (letteralmente) Marco Biagi un "rompiscatole" - era facile ironizzare, e perfino sorridere, rispetto ai nuovi protagonisti delle vicende politiche italiane.

Oggi non è più tempo di spensieratezze! Il panorama politico, offerto dal Berlusconi IV, rende indispensabile "monitorare" con particolare considerazione - e maggiore preoccupazione - le mosse degli attuali interpreti.

In questo senso - tralasciando quella che appare (strumentalmente, a mio parere) come la "conversione" di Fini ad antichi "valori" della sinistra; laicità, testamento biologico, riforme condivise, diritto di voto agli extracomunitari, ecc - sono eclatanti alcune recenti prese di posizione di Giulio Tremonti.

L'ultima, in ordine di tempo, è relativa all'esaltazione del "posto fisso"! Intendendo, per esso, il sostanziale disconoscimento di tutto quanto prodotto, da Berlusconi e &, in tema di occupazione e di riforma dei meccanismi di accesso al lavoro.

A prima vista - secondo alcuni osservatori - considerato il carattere "ultra-liberista" che il titolare del Ministero del Tesoro e delle Finanze ha sempre cercato di accreditare alle sue opzioni politiche, si tratta di una vera e propria rivoluzione "copernicana".

A mio avviso, la questione è, invece, molto più semplice di quanto appaia e in perfetta sintonia con una serie di "mosse studiate a tavolino". Personalmente, ho la sensazione che, all'improvviso, il Paese che fu dei poeti e dei navigatori - assunto che di santi continua a sfornarne - sia diventato (anche) la patria dei "giocolieri" e dei "funamboli".

Infatti, considero l'ultima esternazione di Tremonti, una semplice variante del famigerato gioco "delle tre carte", che ha reso celebri nel mondo intere generazioni di miei abili concittadini.

In effetti, sono convinto che anche le più recenti dichiarazioni del ministro - lo stesso che si esaltava attraverso la teorizzazione della c.d. "finanza creativa" e (oggi) si erge a paladino d'iniqui provvedimenti, quali l'ultimo condono omnibus, mascherato da ennesimo "scudo fiscale" - rientrino in un abile "gioco di squadra", teso a confondere l'opinione pubblica, carpirne la buona fede e, in sostanza, alterare la realtà.

Non è un caso, infatti, che anche questa volta - come già successo in altre occasioni, a ruoli invertiti - le impreviste "esternazioni" di Tremonti siano state seguite da numerosi "distinguo"; da Sacconi a Brunetta.

Altrettanto scontate - dal mio punto di vista - le dichiarazioni, a sostegno di Tremonti, rilasciate dal Presidente del Consiglio.

In effetti, a qualsiasi persona dotata di buon senso, oltre che di sufficiente memoria, dovrebbe risultare per lo meno strana un'inversione di rotta così radicale da parte di soggetti - nell'occasione, Berlusconi e Tremonti - che, nel corso della loro (purtroppo) già lunga storia politica, hanno sempre manifestato una fede assoluta e incondizionata nei confronti del liberismo "più spinto", del famoso "libero mercato" e della "flessibilità" del lavoro come occasione di crescita professionale (sic!) e "motore" della piena occupazione.

Con queste premesse, con il ricordo ancora netto delle contrapposizioni sorte nel corso dell'ultima campagna elettorale - tra tutti i berluscones e i rappresentanti della sinistra c.d. "antagonista" - rispetto ai guasti prodotti dalla flessibilità quale sinonimo di precarietà, è oggettivamente difficile credere all'improvvisa "conversione" - alle esigenze personali, familiari e sociali di milioni di lavoratori che scontano "Il costo umano della flessibilità" - di coloro che, fino a ieri, erigevano a "Totem" l'opera di Sacconi, Biagi e & (Legge 30/03 e Decreto legislativo 276/03)!

Personalmente, sono convinto che si tratti di un'altra "bufala"; il classico "effetto annuncio" da affidare ai ripetitori mediatici cui, purtroppo, troppi italiani ancora soggiacciono.

 
 
 
Raffaele Pirozzi direttore giornaleonline"www.notiziesindacali.com"

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